Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

ANUU: LUCIFERO E IL CALDO ECCEZIONALE

Riprendiamo le note settimanali sul passo, che seguiremo fino al mese di dicembre, cavalcando le varie fasi della migrazione post-nuziale di questa estate che ha avuto temperature al di sopra della norma fin dal mese di maggio, dopo una primavera altalenante e, talvolta, con picchi di temperature invernali, come avvenuto a fine aprile. A nord del Paleartico Occidentale, grande bacino per la nidificazione dei nostri amici alati, le condizioni meteo sono state molto più favorevoli. In generale, quindi, abbiamo avuto, dopo un’incerta prima deposizione di fine aprile, una eccezionale ripresa che fa ben sperare. Comunque, all’Osservatorio Ornitologico di Arosio si sono riavviate le attività alla ormai tradizionale data del 4 agosto, come avviene ogni anno in forma continua e standardizza dal 1977 e come è sempre avvenuto, giorno più giorno meno, dal 1710 nel mese di agosto, come risulta dall’archivio “teresiano” dei luoghi della Brianza di quegli anni. Il primo uccello catturato alle ore 6.40 di venerdì 4 agosto 2017 è stata una Capinera femmina adulta con anello INFS LX39392, che risulterebbe, salvo verifiche, inanellata proprio all’Osservatorio di Arosio. La temperatura è da parecchi giorni oltre la norma, tale da non indurre alcun movimento migratorio per i primi “transahariani”, quelli che si preparano per un lungo viaggio quali eterni viandanti del cielo! Si tratta, invero, di temperature degne di nota sia per la durata, come prospettato dai meteorologi, sia per l’intensità. Ogni anno, nella sua attività di studio, la FEIN raccoglie tramite l’Ufficio coordinamento tutela ambientale, ricerca ornitologica, inanellamento dell’ANUUMigratoristi queste note settimanali da sempre in collaborazione con gli Osservatori Ornitologici d’oltralpe e con i corrispondenti che forniscono queste interessanti notizie in modo volontario.

Lombardia: Le associazioni venatorie presentano un documento unitario

 

Preg.mo Sig. Presidente Roberto Maroni,

Preg.mo Sig. Assessore Gianni Fava,

il presente documento unitario vuole sottolineare l’importanza del Prelievo in Deroga e degli Impianti di Cattura, che trovano giustificazioni nella storia, nelle tradizioni e nell’economia del territorio della Regione.

Che la Lombardia sia ricca di storia e tradizioni venatorie legate alla caccia alla migratoria minuta è un dato di fatto. Per non dire dell’indotto da essa generato: dall’Industria, al Commercio all’Artigianato, alla Ristorazione. Intere famiglie che si sostentano, grazie alla passione venatoria, così fortemente radicata, ed in particolare nelle Valli bresciane e bergamasche ma anche in altre Province lombarde.

La politica lo sa, o dovrebbe saperlo, e dovrebbe tenerne conto ogni qualvolta affronti le tematiche venatorie legate a questo tipo e forma di caccia tradizionale, patrimonio della cultura rurale e del territorio.

Ai primi posti, vi sono la Caccia o Prelievo in regime di Deroga alla selvaggina migratoria minuta e i “Roccoli”, già da decenni limitati alla funzione di Impianti di cattura per l’approvvigionamento di richiami vivi: i Roccoli, veri monumenti di architettura botanica e tratto caratteristico del paesaggio collinare e montano lombardo da ben più di 500 anni, sono la massima e più alta espressione dell’aucupio, ovvero l’arte della cattura con le reti degli uccelli silvani. Le realizzazione, il mantenimento e la condotta in esercizio di questi impianti è stata tramandata di generazione in generazione sino ai giorni nostri. Sono indubbiamente un patrimonio storico-culturale, simbolo peraltro di un’antica economia rurale sopravvissuta comunque come attività economica sino agli anni 70, anni in cui è stata convertita in “servizio pubblico” per la cattura dei richiami da distribuire ai capannisti: come tali vanno salvaguardati e tutelati, nonché fatti operare per quello che son stati creati, adeguandoli alle necessità attuali, visto che l’allevamento non è in grado di sopperire al fabbisogno di richiami vivi da utilizzare per la Caccia da appostamento.

Tutto ciò premesso, come Associazioni Venatorie della Lombardia siamo a richiedere una Delibera di Giunta, un Atto Amministrativo che consenta il Prelievo in Deroga, nelle modalità e nei tempi già previsti da Regione Lombardia, alle specie fringuello e peppola ed il riavvio dell’operatività degli Impianti di cattura.

Il parere ISPRA, obbligatorio ma non vincolante, e peraltro espresso senza esser entrato nel merito della proposta formulata dalla Lombardia tramite gli Uffici preposti, non dovrebbe essere ritenuto un ostacolo così come l’approvazione di una Delibera al riguardo, nonostante ISPRA, in modo irrituale e non di sua competenza, abbia posto l’accento su presunte conseguenze e sanzioni e su valutazioni non certo tecniche, ma politiche, che dovrebbero essere appannaggio della Giunta e del Consiglio.

Detta Delibera assumerebbe una particolare valenza e significato per i 70 mila cacciatori lombardi: sarebbe un sicuro segnale di vicinanza alle esigenze del mondo venatorio lombardo, che ad oggi si sente un po’ dimenticato anche per le semplici questioni di ordinaria amministrazione venatoria: dalla mancata adozione a tutt’oggi del calendario venatorio al sistema scelto per la distribuzione dei tesserini venatori, alla segnatura dei capi sul tesserino alla nomina delle commissioni per gli esami venatori (addirittura ancor oggi le commissioni per gli esami di abilitazione per la caccia di selezione agli ungulati non sono state formate), i cacciatori lombardi sentono una considerazione ridotta ai minimi storici.

Confidiamo che le richieste del mondo venatorio saranno invece tenute nella massima considerazione.

Milano, li 21 luglio 2017

Documento letto, approvato e sottoscritto dalle Associazioni Venatorie della Lombardia

1. CPA
2. ACL
3. FIDC
4. EnalCaccia
5. Libera Caccia
6. Italcaccia

Ufficio stampa ACL Lombardia

Arci Caccia Lombardia: ancora un niente di fatto per le deroghe



Lunedì 31/7/ 17, in Regione Lombardia, si è svolto un incontro sul tema “Applicazione del prelievo in deroga”. Presenti i parlamentari europei Comi e Sernagiotto, il Presidente della Regione, gli Assessori Fava, Beccalossi e Parolini e i rappresentanti delle Associazioni Venatorie, si è cercato di trovare una via che consentisse di riaprire il capitolo deroghe. Aprono le danze Comi e Sernagiotto, dichiarando la chiusura delle problematiche con la Commissione Europea e rimandando la palla nel campo nazionale. Secondo Comi, infatti, è solo una questione di accordi tra Stato e Regioni. Fava (Assessore alla caccia) non sembra essere dello stesso parere e, leggendo la risposta dell’ISPRA alle sue richieste, dichiara la sua indisposizione a far correre il rischio ai dirigenti del settore di finire alla Corte dei conti. Interviene Beccalossi (Assessore al territorio) ricordando appunto che durante il suo assessorato, magari per pochi giorni, ma i fringuelli si cacciavano. Parolini (Assessore allo sviluppo economico) sembra supportare le tesi di Fava mettendo in risalto il parere ISPRA in si parla di interventi alternativi prima di arrivare al prelievo venatorio in deroga per danni.

Intervengono i rappresentanti di alcune associazioni presenti, tra cui ANUU, ACL e Enalcaccia. Successivamente prende la parola Ivano Moretti di Arci Caccia: “Premesso che per l’Arcicaccia, a distanza di 25 anni dalla promulgazione della 157/92 e della 26/93, parlare ancora di “caccie in deroga” appare un’ assurdità, non avendo messo in atto né lo Stato né le Regioni attraverso l’ Istituto preposto a tale fine, quelle procedure tese a monitorare la consistenza della fauna selvatica (nel nostro caso dell’avifauna migratoria) al fine di poter stabilire, nel rispetto del comma 2 dell’art. 1 della 157/92 quali specie possano essere reinserite nell’elenco di quelle cacciabili. Ed eventualmente quali vanno tolte o ne va ridotto il prelievo.

Per entrare nel merito:

In attesa che lo storno venga reinserito fra le specie cacciabili come avviene nel resto d’ Europa, prendiamo atto dello sforzo fatto dalla regione nella scorsa annata venatoria e riproposta quest’anno, seppure in modo estremamente limitato, di reintrodurre la caccia allo storno giustificata dal danno arrecato da questa specie alle coltivazioni. Tale limite deriva soprattutto dalle poche denunce, pur in presenza dei danni, che gli agricoltori fanno. Tutto dipende dalle procedure e dal tetto minimo fissato per i rimborsi. Dai costi delle perizie, ecc. Non vogliamo entrare nel merito delle compatibilità economiche che la regione si è data per il rimborso dei danni, ma dobbiamo trovare un metodo più snello per poter censire i danni meno consistenti, ma diffusi, che messi assieme potrebbero portare ad un più ampio intervento venatorio.

E veniamo alla mancanza di dati sulle altre specie (fringillidi per primi). Il rimpallo di responsabilità su a chi compete stabilire la consistenza di una specie migratoria ( ISPRA, Ministero, Regioni, Unione Europea….) è qualcosa di kafkiano.

Se tra Associazioni Venatorie non prendiamo assieme le redini di questa faccenda, utilizzando lo stesso metodo con cui si è costruita la Banca Dati Ungulati, fra qualche anno saremo ancora qui a raccontarcela.

L’ ISPRA da sola, anche se fosse motivata per farlo, non sarebbe in grado di raccogliere dei dati per avere i quali occorrerebbe avere una rete di osservatori disposti lungo l’arco prealpino, che va dalla Liguria al Friuli e V. G.

Il percorso non è così semplice. Mettere in rete centri di inanellamento, roccoli, osservatori di birdwatching presenti nei parchi e nelle oasi, che in determinati periodi dell’anno (durante il passo ed il ripasso) nello stesso momento (come si fa per gli acquatici) “contano” i volatili oggetto della ricerca, coinvolgere le facoltà di biologia con i loro ricercatori e studenti (ai quali magari concedere crediti formativi), i cacciatori, ecc. e trovare i finanziamenti necessari, non è una robetta. Ma se ci fermiamo ai soli fringuello e peppola, qualsiasi politico di turno che deve investire per avere questi dati si chiederebbe se veramente lo sforzo vale la candela.”

Infine, tirate le somme dell'incontro, queste le conclusioni: Riunione in Regione Lombardia per affrontare il problema delle cacce in deroga (fringuelli e peppole).

Un Governatore, tre Assessori, due Parlamentari europei, Dirigenti del settore faunistico e dell’Avvocatura regionale, alcuni volenterosi rappresentanti delle associazioni venatorie nazionali e regionali. Un’ora di discussione. Risultato: facciamo una lettera.

Direttiva armi: il comparto italiano consolida il coordinamento in vista del recepimento del testo a livello nazionale.

 

Roma, 26 luglio 2017 – I rappresentanti di Anpam, Anpp, Assoarmieri, Comitato D-477, Conarmi, Fenaveri, Fidasc, Fitav, Fitds e UITS si sono riuniti ieri presso il Palazzo delle Federazioni del Coni, a seguito della riunione di insediamento dello scorso 9 marzo, con l’obiettivo di consolidare un coordinamento di comparto in vista del recepimento nazionale della Direttiva Armi ed affrontare diverse questioni di carattere trasversale ai vari settori di interesse.
Nel corso dell’incontro, in particolare, è stato analizzato un documento avente per oggetto le recenti modifiche della Direttiva Armi con le novità normative che dovrebbero essere oggetto di implementazione a livello nazionale, a seguito del recente inserimento, da parte del Senato, della delega governativa per il recepimento della direttiva 2017/853 all'interno della legge di delegazione europea (AS 2834).
I rappresentanti delle Associazioni e Federazioni del settore armiero, sportivo e venatorio nazionale, così come già affermato in passato, proseguono nello sviluppo di un efficace sistema di informazione condivisa sul recepimento de

lla direttiva e sugli altri argomenti di comune interesse, per continuare a garantire il corretto esercizio delle attività produttive, del commercio nonché i diritti degli utilizzatori finali.

ARCICACCIA, UN PASSO VERSO IL CHIARIMENTO E ADESSO GLI ADEMPIMENTI

  • Pubblicato in Notizie

Dopo mesi di inutili e immotivate polemiche, da parte del presidente Sorrentino giunge oggi un piccolo passo per ristabilire la verità e ricreare quel minimo di fiducia che è indispensabile per ogni civile confronto. In una sua lettera-comunicato il presidente nazionale di Arcicaccia riconosce la corretta e trasparente gestione dei bilanci di CCT e Arcicaccia Toscana e l’onestà dei loro gruppi dirigenti. Cosa che era a tutti chiara, è un riconoscimento che viene dopo quello dei sindaci revisori e delle assemblee che li avevano approvati, ma fa comunque piacere che ora anche Sorrentino apponga la sua certificazione, soprattutto dopo i sospetti e le illazioni che neppure il suo approfondito esame dei libri contabili e di singole fatture sembrava aver fugato. Oggi il presidente di Arcicaccia ribadisce che i bilanci sono in ordine e l’operato dei gruppi dirigenti inappuntabile. Anche se non avevamo bisogno di questo riconoscimento all’onesto lavoro di tanti volontari, è però positivo che venga da chi lo aveva pesantemente messo in dubbio.
Lo salutiamo con favore, è un passo in avanti importante. Non è così per il resto dei temi contenuti nel comunicato. Infatti Sorrentino, grazie alla lettera dell’avvocato per conto di Lupi, torna su una questione che da mesi abbiamo cercato di fargli comprendere: la CCT non ha mai negato il credito di Arcicaccia Toscana, si è sempre posta il problema della sua documentazione, che anche oggi resta tale. Infatti, la mera iscrizione di una entrata nel bilancio preventivo non costituisce un titolo di credito, ma solo la previsione che un tale credito possa maturare. Come dice l’avvocato nella sua lettera “l’iscrizione nel preventivo 2016 è motivata e potrà essere facilmente rendicontata” anche perché “la CCT non ha mai contestato il credito”, quindi Arcicaccia deve chiedere la compensazione del credito e documentare il suo ammontare, ciò che andiamo ripetendo ormai da sei mesi.

Per quanto riguarda la “immotivata sospensione di Arcicaccia” dobbiamo ricordare che il mancato versamento della quota 2016 era solo uno e non il più importante dei motivi del provvedimento. La questioni di ben maggiore rilievo riguardano infatti il futuro della CCT e la volontà di una reale unità del mondo della caccia, che gli atteggiamenti e gli atti di Arcicaccia nazionale hanno messo in discussione. La sostanza, quindi, è squisitamente di contenuto e di prospettiva.
La decisione di sospendere Arcicaccia da socio della CCT è stata presa per dare a questa il tempo per chiarirsi e decidere se restare o meno nella confederazione, un provvedimento che ha evitato l’espulsione lasciando aperta ogni possibilità e che ha permesso di uscire da una situazione che bloccava il funzionamento della confederazione. Si trattava infatti di ristabilire una correttezza nei rapporti con la CCT e di rispettare gli obblighi associativi, costituiti in primis dalla emanazione di una nuova circolare sul tesseramento che ristabilisca il rispetto delle regole e la ufficiale espressione del Consiglio Nazionale di revocare la propria sospensione dagli obblighi societari logo e quota.
Queste sono le questioni da risolvere. Se ci saranno atti concreti per sanare questa rottura siamo pronti a portarli all’esame dell’assemblea della CCT già ai primi di settembre. Perché non ci siano elementi di incertezza è bene sottolineare che il tesseramento deve avvenire alle stesse condizioni in cui lo stanno facendo le altre associazioni Federcaccia, ANUU e ARCT, come fu a suo tempo concordemente stabilito, vale a dire: a) con la riscossione di 5 euro per ogni iscrizione e b) con le tessere dotate del logo CCT, ogni altra modalità andrebbe contro gli accordi societari. Circola voce di bollini autoadesivi da apporre a discrezione del singolo associato. Si tratta di una modalità creativa quanto illegittima, i singoli hanno la possibilità di aderire direttamente alla CCT, coloro che si tesserano ad una associazione che aderisce alla confederazione ne fanno automaticamente parte, perché è il soggetto collettivo che ne è socio.
Se la lettera di Sorrentino vuole annunciare il ritorno del figliol prodigo, prima di sacrificare il vitello grasso occorre rimuovere gli elementi di rottura che Arcicaccia ha prodotto e che sono evidenziati dalla delibera dell’assemblea.

Il Segretario CCT

Marco Romagnoli
(www.ladeadellacaccia.it)

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura