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Luca Gironi

Luca Gironi

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L'Assessore Remaschi risponde alle critiche della Federcaccia

In una recente assemblea, il Presidente Regionale di Fidc Moreno Perricioli ha attaccato duramente la gestione della caccia effettuata dalla Regione Toscana, in particolar modo la legge Obiettivo sulla gestione degli ungulati. Ecco la risposta dell'Assessore:

Un famoso detto recita "se non porti almeno una soluzione allora anche tu fai parte del problema", la trovo una filosofia interessante, che certamente ben sia adatta a questo particolare momento storico, in cui per tutti noi risulta assai più facile gettare strali su quanti hanno l'onere di governare situazioni assai complesse, rispetto al provare a portare un contributo reale in merito alle numerose problematiche che ogni giorno dobbiamo affrontare.
Il mondo della caccia certamente non si differenzia molto dal resto degli ambiti quotidiani, e purtroppo in molti, anche chi ha importanti incarichi di rappresentanza, invece di provare a portare contributi seri, magari poco altisonanti, ma realmente attuabili e soprattutto rispettosi delle norme nazionali ed europee, si dilettano nel parlare alla pancia dei cittadini, cacciatori e non, da una parte invocando l'importanza dell'essere uniti, ma dall'altra evidenziando le differenze di chi la pensa in modo diverso, quasi a voler stimolare i conflitti invece che la pacata riflessione.
Una volta per tutte è necessario chiarire come chi critica la legge 10/2016 (legge obbiettivo) affermando che era sufficiente applicare la legge regionale precedente che sarebbe stata perfetta, non dice che quella legge, in vigore dal 2010 fino a tutto il 2015, non ha consentito di fatto di governare il problema della prolificazione degli ungulati in Toscana, come purtroppo è ben evidente dai numeri di densità odierna degli animali. La realtà è che quella legge era concepita in un momento storico ben diverso da quello attuale.
Nel 2010, è bene ricordare, la competenza era delle province, ben dotate di corpi di polizia, e prevedeva azioni che poteva essere valide nel caso di numeri assai più bassi, in cui gli interventi di controllo potevano essere considerati eventi straordinari.
Nel 2016, dopo oltre 5 anni da quella legge ci siamo trovati in un mondo del tutto diverso, le province non hanno più questi compiti, le polizie provinciali hanno organici ridotti, le competenze in materia sono rientrare in capo alla regione, ma soprattutto la sovra-presenza di animali è divenuta fatto ormai drammaticamente evidente, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i comuni cittadini.
Certamente la legge obiettivo non è una legge perfetta, ed infatti in seguito alla prima applicazione sono stati apportati dei giusti correttivi, sia alla norma che alle disposizioni attuative, anche grazie ai numerosi contributi avuti sia durante i tavoli istituzionali che in occasione dei numerosi incontri pubblici a cui ho partecipato, ma voglio tranquillizzare tutti confermando che il modello di gestione venatoria della Toscana, continua ad essere di stimolo e di ispirazione per molte altre regioni, sia per la gestione ordinaria, e qui basta osservare i calendari venatori, sia per la gestione delle problematiche emergenziali come possiamo leggere sulla stampa nelle varie dichiarazioni di altri amministrazioni regionali.
Certo alcune volte bisognerebbe avere il coraggio di ammettere le proprie responsabilità, e sicuramente anche in questi due anni abbiamo commesso errori, ma mi chiedo: coloro che oggi pontificano, dove erano quando tra il 2010 ed il 2015 gli agricoltori toscani subivano milioni di euro di danni da ungulati peraltro solo parzialmente risarciti proprio con risorse dei cacciatori? Coloro che oggi lamentano le lungaggini, purtroppo reali, nel processo di riforma degli ATC, non erano tra i primi a portare avanti gli accorpamenti tra ambiti territoriali poi cassati dalla corte costituzionale costringendoci a questo tour de force normativo?
La realtà è che non basta fare dichiarazioni per ottenere risultati, quando si parla di aspetti complessi come la gestione faunistica ci si deve obbligatoriamente confrontare con le disposizioni nazionali e comunitarie che, ci piacciano o meno, devono essere rispettate, anche per evitare impugnative e ricorsi, che andrebbero puntualmente a rendere inutile il lavoro svolto come successo nel recente passato. E evidente che ognuno può esprimere le proprie opinioni, è un diritto sacrosanto, ma è altrettanto evidente che quando si parla di numeri non ci possono essere visioni differenti dalla pura matematica: i dati reali, certificati, ci dicono che dopo il primo anno di applicazione della legge 10/2016 gli abbattimenti di cinghiali sono aumentati oltre il 20% rispetto all'anno precedente, e a metà del secondo anno possiamo osservare una tendenza ad un ulteriore aumento. E questo nonostante in alcuni territori alcuni abbiano si siano adoperati al fine di far crescere il malcontento, lavorando sulle divisioni tra chi pratica diverse tipologie di caccia, sia facendo leva sule rivalità locali e personali, sia omettendo di spiegare chiaramente gli strumenti normativi oggi a disposizione, che non solo consentono l'utilizzo di ogni metodologia di prelievo al fine di diminuire i danni alle aree agricole, ma danno pari dignità a tutti quanti si impegnano a ristabilire il necessario equilibrio dell'ecosistema, siano essi selecontrollori o cacciatori appartenenti alle squadre in braccata.
Se c'è una cosa che abbiamo compreso dagli sbagli degli ultimi anni è proprio che non possiamo contare su un'unica soluzione per risolvere un problema complesso come quello degli ungulati, ma come abbiamo cercato di fare, dobbiamo avere risposte diverse a seconda delle esigenze del territorio, perché se chiaramente è impensabile per chiunque organizzare una battuta in piena zona urbana, altrettanto chiaramente è improponibile pensare che si possano escludere le squadre dagli interventi di controllo nelle aree boscate. Oggi infatti, con gli atti prodotti, siamo in grado di garantire l'impiego di ogni possibile strumento, certamente ancora migliorabili, ma con il fine comune di ritrovare un necessario equilibrio nei nostri territori, ivi comprese le aree protette, le quali per la prima volta, proprio a seguito della legge 10/2016 sono state incluse nelle aree soggette a controllo della fauna, tanto che oggi la Giunta Regionale ha già approvato un primo piano di gestione di molte delle aree gestite dalla regione, a cui seguiranno altri piani per coprire tutto il territorio regionale.

Marco Remaschi

Puglia: Sergio Sorrentino Presidente Nazionale Arci Caccia scrive all’Assessore alla caccia Leonardo Di Gioia

  • Pubblicato in Notizie

In seguito alle richieste di alcune associazioni ambientaliste di posticipare l’avvio della stagione venatoria in Puglia a causa del pericolo di incendi, Sergio Sorrentino presidente Nazionale di Arci Caccia scrive all’Assessore Regionale alla Caccia Leonardo Di Gioia

Assessore Leonardo Di Gioia

Agricoltura – Risorse agroalimentari – Alimentazione,

Riforma fondiaria, Caccia e pesca, Foreste

Regione Puglia

Coordinatore attività venatoria

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Gentile Assessore,

il disastro ambientale conseguente agli incendi che stanno aggredendo tutto il Paese ci accomuna alla preoccupazione e alla sofferenza di tutti gli italiani. Siamo grati al lavoro della Protezione Civile dello Stato centrale, delle Istituzioni regionali e degli Enti Locali, a tutto il personale e ai volontari di cui ci sentiamo parte, per quanto stanno facendo per il Paese.

Di fronte alla gravità della situazione che ci richiama a maggiore responsabilità nella salvaguardia e nell’attività di gestione del territorio, dobbiamo porci il problema di una maggiore, fattiva collaborazione del volontariato con gli organi dello Stato per i presidi, gli avvistamenti, la prevenzione e per un’efficace azione di repressione dei responsabili degli incendi dolosi.

Spetta agli uomini la cura del sottobosco e individuare soluzioni tecniche idonee (viali tagliafuoco, cesse, ecc…) utili a presidiare meglio i nostri boschi. Le pregiudiziali ideologiche e le mummificazioni di certe aree giocano a favore del divulgarsi delle fiamme non solo nella straordinaria, eccezionale siccità di questi giorni, ma anche nella ordinarietà, causa la carenza di interventi dell’uomo a salvaguardia del territorio.

La questione della caccia in questo contesto vede, purtroppo, un approccio che non fa onore ad alcune Associazioni, ancorchè ambientaliste, per come la propongono e neppure a quella comunicazione che asseconda richieste propagandistiche. Strumentalizzare la situazione che il Paese sta vivendo dimostra scarso rispetto e del grave danno che il Paese stesso subisce e del dolore delle comunità e dei luoghi colpiti. Purtroppo, come in altre occasioni, il tema delle restrizioni venatorie viene regolarmente e maldestramente riproposto quale terapia miracolosa per tutti i mali.

Di contro, statisticamente, quando la presenza dell’uomo nelle campagne è rappresentata anche dal cacciatore diminuiscono i numeri degli incendi. Le indagini e i dati raccolti per gli incendi, nel passato, dal Corpo Forestale non riconducono a responsabilità dei cacciatori ma confermano, a nostro avviso, che la loro presenza può costituire un utile deterrente.

Respingiamo quindi coerentemente con il pensiero espresso, gli approcci spettacolari che portino a qualsivoglia intervento su calendari venatori 2017 o qualsiasi altra azione si potrà prospettare contro l’attività venatoria. Riteniamo di proporre alla Regione suo tramite una verifica delle condizioni climatiche che si registreranno alla fine del mese di agosto per capire se e quali interventi potrebbero essere necessari.

Auspichiamo che Ella vorrà farsi promotore di un incontro tra le Regioni e con il coinvolgimento dei più significativi portatori d’interesse.

Le problematiche riguardanti la fauna selvatica, in particolare l’avifauna migratoria, possano trovare risposte più incisive con valutazioni riguardanti Regioni limitrofe e grandi aree omogenee.

Ringrazio per l’attenzione, cordiali saluti

Sergio Sorrentino

FIDC VICENZA: “LA LEGGE BOCCIATA ERA ECCESSIVA BASTAVA COPIARE LE ALTRE REGIONI”

Il presidente di Federcaccia Vicenza Galvanetto sulla sentenza della Corte Costituzionale «Si è voluto essere troppo “intraprendenti” e ora non possiamo uscire dai nostri ambiti»

«La Regione ha voluto scrivere una legge troppo “intraprendente” e così, con la bocciatura della Corte Costituzionale, non solo non abbiamo la gallina, ma nemmeno l’uovo». Usa una metafora agreste Emiliano Galvanetto, presidente di Federcaccia Vicenza, per commentare la sentenza 174/2017 che ha bocciato la legge regionale 18/2016 in materia venatoria, in particolare per quanto riguarda il numero di giornate nelle quali ogni cacciatore può recarsi negli altri ambiti. La Regione, infatti, aveva innalzato a 30 i giorni in cui era possibile sconfinare dal proprio ambito, senza prevedere alcuna richiesta di autorizzazione, come accade in altre parti d’Italia, dove questo numero è peraltro abbastanza limitato.

«Si è voluto esagerare – continua Galvanetto – mentre sarebbe bastato copiare le norme esistenti in altre regioni. Come associazione ne avamo proposte 15, più in linea con la media di giornate effettive fuori ambito dei cacciatori, ma non siamo stati ascoltati. Ora in Veneto è quindi possibile cacciare soltanto nel proprio ambito, cosa che ci penalizza».

Il presidente, però, sottolinea anche altri due aspetti a suo parere da modificare. «Una volta – afferma – i rappresentanti delle associazioni all’interno dei direttivi dei Comprensori alpini erano eletti direttamente dai cacciatori, mentre nella legge si è deciso che debbano essere designati dalle associazioni stesse. A noi come Federcaccia e agli iscritti stessi non va bene, perché questo sistema, voluto immagino per qualche gioco di potere, vada contro le nostre tradizioni e chiediamo che si torni al sistema precedente».

Infine, i comprensori, che una volta «coincidevano con i territori comunali. Sono stati resi sovracomunali, ma di fatto continuano ad essere gestiti come riserve dei singoli Comuni. Sarebbe quindi più pratico e realistico, come ci chiedono molti nostri cacciatori, ripristinare la corrispondenza tra i due territori».


(www.ladeadellacaccia.it)

 

Anlc Pistoia cresce anche quest'anno

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Grande soddisfazione del Presidente Provinciale Libera Caccia di Pistoia Luca Gentili per l' apertura di 3 nuovi circoli comunali. L’impegno profuso dall’Associazione Nazionale Libera Caccia a Pistoia, in particolare da tutto il gruppo dirigente provinciale, ha portato ad una crescita di nuovi iscritti e all' apertura di nuovi circoli.
La scelta di aprire nuove sedi nel comprensorio territoriale pistoiese non è per nulla casuale ma mirata ad avere un rapporto diretto ed immediato con il territorio esposto all’attività venatoria, per una migliore tutela dei nostri iscritti e dei cacciatori in generale.
Auguri di buon lavoro quindi al Presidente ANLC di Massa e Cozzile, Marco Lombardi, al presidente ANLC Di Larciano/Lamporecchio, Simone Zari, al presidente ANLC di Sambuca Pistoiese, Marco Zacchei e a tutti i consiglieri neoeletti.

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