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Luca Gironi

Luca Gironi

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Arci Caccia Abruzzo: Le papere della FIdC

La FIDC in Abruzzo aggredisce persone che avrebbe espulso e che sarebbero passate ad altra associazione venatoria. Regione che vai, giudizio che dai! Ancora più incoerente, a dir poco, è che FIDC dica: “siamo un’associazione venatoria che opera senza l’appoggio di animalisti e ambientalisti”. Più che dedicarsi alla caccia sceglie la polemica, FIDC nasconde il rapporto stretto (e tanto) tra FIDC ed “Ekoclub” financo a distribuirne le tessere e ad avere nelle sedi questa associazione ambientalista riconosciuta. Se ci sbagliamo occorre avvisare urgentemente il Ministero dell’Ambiente, affinché ponga rimedio all’improprio riconoscimento dell’Ekoclub e ne siano fatti dimettere dagli ATC e dai CA i rappresentanti che siedono tra gli Ambientalisti.

Il Presidente regionale FIDC, così poco informato, sembrerebbe inoltre essere stato membro degli organismi di controllo di questa associazione ambientalista a lui ignota. Farne parte serviva alla caccia?

Gli iscritti FIDC sapranno sicuramente anche della partecipazione convinta e del sostegno della loro associazione al Tavolo della fauna selvatica con Legambiente, FIdC, ANUU, ARCI Caccia, nonché del lavoro con l’ISPRA o con i Parchi. Stupisce che non ne abbia consapevolezza uno storico dirigente (anche se non dall’età della pietra), alla guida della FIDC in tutti i livelli ove si decide.

Fondazione UNA Onlus su vicenda orso “Mario” e incontro Ministero dell’Ambiente-PNLAM

Il commento di Nicola Perrotti, Presidente UNA sull’esito dell’incontro tra Ministero dell’Ambiente e Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise a seguito dell’incursione dell’orso "Mario" in una abitazione di Villavallelonga.

Roma, 31 luglio 2017

“La salvaguardia dell’orso marsicano passa attraverso una gestione condivisa delle operazioni di tutela di questa specie, tanto fragile quanto fondamentale sia per l’equilibrio di biodiversità, sia per il legame identitario e simbolico che la associa a quei territori. L’esigenza di collaborazione tra parco, associazioni, cittadini e istituzioni locali, emersa dall’incontro di oggi al Ministero dell’Ambiente, va quindi nella giusta direzione e UNA parteciperà concretamente a questo percorso seguendo le direttive del protocollo d’intenti sottoscritto giovedì scorso con il Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise”.

È positivo il commento di Nicola Perrotti, Presidente della Fondazione UNA Onlus, sull’esito della riunione svolta stamattina presso il Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare tra la Presidenza del Parco e la Direzione Generale Protezione Natura, incentrata sull’incursione dell’orso marsicano ribattezzato "Mario" in una abitazione di Villavallelonga, in provincia dell’Aquila.

“Per tutelare al meglio una specie a rischio estinzione come quelle dell’orso marsicano – continua Perrotti – è necessaria la compartecipazione di tutti gli attori protagonisti della filiera ambientale, compreso il mondo venatorio. Il problema degli orsi cosiddetti confidenti, quelli che con più facilità si avvicinano ai centri abitati alla ricerca di cibo, va affrontato, infatti, attraverso la sinergia progettuale e operativa di tutti coloro che vivono il territorio boschivo con passione e assiduità. Tra questi un ruolo importante possono svolgerlo i cacciatori, che devono diventare sentinelle di tutela degli orsi, collaborando con l’ente Parco non solo attraverso una condivisa riduzione dell’impatto dell’attività venatoria sulla specie, ma anche mediante segnalazioni tempestive di avvistamenti di orsi in territori troppo vicini ai centri abitati”.

DANNI DA CINGHIALI: LA GIUNTA REGIONALE UMBRA APPROVA MISURE STRAORDINARIE

 

“Abbiamo voluto dare una risposta rapida alle preoccupazioni ed alle istanze che il mondo agricolo ci ha posto in queste settimane, visto il proliferare abnorme della presenza di cinghiali nel territorio regionale che sta causando danni ingenti ed insostenibili alle coltivazioni agricole”. L’assessore regionale alle politiche agricole ed alla caccia, Fernanda Cecchini, annuncia così l’approvazione da parte della Giunta regionale di una sua proposta di provvedimento urgente per il contenimento dei cinghiali. “Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto sollecitazioni dalle associazioni degli agricoltori e da tantissimi coltivatori che ci hanno rappresentato anomali spostamenti dei branchi di cinghiali, causati anche dalla perdurante ed eccezionale siccità che sta interessando la nostra Regione. Questo fatto, documentato anche dal Rapporto sull’emergenza idrica 2017 redatto dal Servizio Risorse Idriche e rischio idraulico della Direzione Regionale Governo del Territorio e Paesaggio, Protezione Civile, Infrastrutture e Mobilità, tra l’altro, oltre a causare danni alle colture, aumentano il rischio, già elevato, di una maggiore sinistrosità stradale. E’ evidente dunque che questa situazione riveste carattere di estrema urgenza e di assoluta necessità per cui è indispensabile cercare di arginare, per quanto possibile, questo fenomeno. Le misure approvate – ha proseguito l’assessore Cecchini – prevedono la riduzione da 48 a 12 ore del termine per l’attivazione degli interventi, trascorso il quale i proprietari o i conduttori dei fondi interessati possono intervenire direttamente e che, per gli interventi programmati e d’urgenza, anche nelle ore notturne sia sufficiente la presenza di un solo addetto alla vigilanza. Questi interventi urgenti vengono effettuati nell’ambito delle attività previste dal Piano di contenimento della specie cinghiale ed ai sensi della Legge regionale 14 del 1994. Queste norme straordinarie ed urgenti, visto che la presenza del cinghiale dovrebbe subire un ulteriore contenimento con l’apertura della stagione venatoria, saranno efficaci esclusivamente fino al 30 settembre 2017. Nel frattempo – ha assicurato l’assessore Cecchini – proseguiremo anche il lavoro ordinario che riguarda l’aggiornamento della legge regionale sulla caccia e sul funzionamento degli Ambiti Territoriali. E’ evidente infatti che queste problematiche incidono profondamente sul tessuto agricolo ed economico della nostra Regione e, siccome per noi l’economia produttiva ed il lavoro sono prioritari rispetto ad ogni altro interesse, sia pure legittimo, siamo determinati a mettere in campo tutte le misure necessarie chiedendo la collaborazione attiva dei soggetti coinvolti, dagli Ambiti territoriali di caccia alle associazioni venatorie ed agricole ed ai Corpi dello Stato preposti”. (www.ladeadellacaccia.it)

Arci Caccia Veneto:considerazioni in merito al riordino della legge 50/93

                                                                                         

Ai componenti del Consiglio Regionale del Veneto                                                                                             Padova, 31 Luglio 2017


Al Presidente e alla Giunta della Regione Veneto


Oggetto: considerazioni in merito al riordino della legge 50/93.


Buongiorno,


nei prossimi giorni il Consiglio Regionale sarà chiamato a votare progetto di legge in materia di riordino della legge 50/93 riguardante l’attività venatoria nel nostro territorio.
Tale progetto prevede essenzialmente di accentrare tutte le competenze in materia venatoria nella mani della Regione.
In questo contesto già nei giorni scorsi la quasi totalità delle Associazioni Venatorie della Provincia di Belluno (comprensorio interamente ricadente nella Zona Alpi) ha manifestato contrarietà chiedendo il mantenimento delle funzioni di indirizzo venatorio nelle mani della Provincia.
Come ARCI Caccia Veneto abbiamo convintamente sostenuto la tesi del mantenimento a livello provinciale della titolarità nella gestione della caccia in un’area con caratteristiche uniche e particolari come quella della Zona Alpi: in questo senso togliere il diritto di voto, come confermato
nelle modifiche delle Legge Regionale, ai cacciatori per seguire la nomina diretta come avviene oggi negli ATC, va anche in contrasto al dettato della Legge Nazionale 157/1992 che prevede il rispetto degli usi e costumi di quei territori. Su questo punto, se mantenuto, non escludiamo a tutela dei caccaitori e del diritto democratico di decidersi i propri rappresentanti in seno ai comitati di gestione dei CA e delle Riserve Alpine, di ricorrere alla magistratura competente in materia.
Come ARCI Caccia Veneto ci permettiamo inoltre di far presente le specificità che interessano la nostra Regione e che abbisognano di particolarità che non possono che fare riferimento alle Autonomie Locali che ben conoscono il territorio.
Infatti nel Veneto sono presenti tre zone a differente vocazione faunistico venatoria: la Zona Alpi; la Zona Lagunare Valliva di Venezia e Caorle e quella del Delta del Po’ e la zona di mezzo ovvero quella che ricade di pianura. Nella legge in discussione, non risulta essere presente nulla in questo senso, va pensata una integrazione e quindi più tempo di discussione che non escluda il coinvolgimento, stranamente non operato questa volta, dei portatori d'interesse comprese le associazioni venatorie.
Come ARCI Caccia siamo sempre stati convinti che della centralità regionale nella pianificazione venatoria ma siamo altrettanto convinti che zone uniche e particolari zone, la Zona Alpi che interessa l’intero territorio alpino dal Friuli alla Liguria e soprattutto quelle lagunari/vallive
abbisogni di quelle competenze, quelle peculiarità e quelle conoscenze che solo le Autonomie Locali/Metropolitane possono avere.
Riteniamo quindi che in tale direzione debba essere considerata anche l’azione politica del Consiglio regionale del Veneto, visto anche le istanze a gran voce già pervenute soprattutto dalle comunità montane della Provincia di Belluno.
Il referendum sull’autonomia veneta voluto dalla maggioranza che governa la regione, pensiamo abbia insito anche il profondo rispetto delle autonomie locali e non solo una centralità che si può criticare a livello di Governo del Paese ma che poi si tende a perpetuare quando si tratta di politiche regionali.
Come ARCI Caccia Veneto rivolgiamo pertanto un appello a tutte le rappresentanze istituzionali affinchè esperienze venatoriamente qualificanti come quelle sviluppate nei Comprensori Alpini ricadenti in Zona Alpi vengano mantenute inalterate ed anzi ne escano maggiormente rafforzate in un quadro dove la tutela delle biodiversità veda l’intero comparto degli attori che si occupano a vario titolo di caccia e di ambiente trovi ancor più un coinvolgimento diretto in accordo con le Comunità Locali. Ugualmente rivolgiamo un appello affinchè le assolute peculiarità dei territori
lagunari e vallivi trovino delle discipline specifiche sviluppate anch’esse in accordo tra il modo venatorio e le comunità locali.


Giuliano Ezzelini Storti

Abruzzo: ArciCaccia- Enalcaccia – Liberacaccia – URCA rispondono a Federcaccia

Ermanno Morelli, non ha più a cuore il futuro della caccia. lo dimostra questa sua irresponsabile uscita,nella quale continua a prendersela con tutti, dimenticando che ,nel momento più basso di popolarità del mondo venatorio, forse è il caso di riprendere il dialogo con tutti i portatori di interesse e non continuare a scaldare gli animi nel nome del proprio interesse.Sfugge evidentemente al Presidente della Federcaccia che ci sia una emergenza cinghiale con danni e vittime, dimostrando scarso senso della realtà e mancanza di rispetto verso chi dall’agricoltura trae il proprio sostentamento o verso chi piange un familiare perso in un incidente. Al presidente regionale della Federcaccia non è chiaro il significato di controllo della specie cinghiale, amaro rimedio alla cattiva gestione della fauna, guarda caso affidata agli AATTCC, come evidentemente sfugge la distinzione tra aree vocate e non vocate per una determinata specie, ma noi cercheremo di chiarirglielo:


nelle aree vocate al cinghiale, la gestione di questo ungulato persegue, attraverso l’attività venatoria, il mantenimento della densità di popolazione a livelli compatibili con le caratteristiche ambientali, le attività antropiche e con le altre componenti della biocenosi. Gli interventi di controllo sono esercitati per la salvaguardia delle coltivazioni o per ricondurre localmente la popolazione al di sotto della soglia di densità massima sostenibile.


per area non vocata si intende quella porzione di territorio dove la presenza del cinghiale non è compatibile con le attività agricole e con le finalità degli istituti faunistici dedicati alla produzione naturale della fauna selvatica di interesse conservazionistico e venatorio.In queste aree l’obiettivo degli interventi di controllo e dell’attività venatoria è quello di contrastare attivamente la presenza della specie, perseguendo la sua eradicazione o quantomeno il forte contenimento numerico delle popolazioni senza vincoli di sesso o classi di età .Speriamo di aver chiarito questa lacuna.


L’ex Assessore Regionale Ermanno Morelli, ha voluto colpire la sensibilità umana con foto di feti di cinghiale ma non sa che anche le femmine di cinghiale uccise in braccata a dicembre nell’ottanta per cento dei casi sono gravide e non sa che quelle foto non butteranno fango sulla regione ,ma sulla caccia?
Crediamo che un dirigente di una grande associazione prima di qualsiasi azione debba ponderare sugli effetti che questa potrà avere e certe volte è meglio tacere soprattutto se si sa di avere torto; nel corso degli anni sul suo libro nero sono finiti : gli assessori regionali Febo e Pepe, i tecnici Recchia, Castiglione e Di Paolo, l’Arcicaccia(Di Luca e Sordini), l’ Enalcaccia (Olivieri), la Liberacaccia (Piccinini ), le Gadit (Ezio e Gaetano Ercole, tra l’altro mai “cacciati” da Enalcaccia e ArciCaccia, non è nostro costume), URCA ( Muzii) appaiono veramente troppi per pensare di non avere sbagliato qualcosa.
Per concludere ci sembra che, a giudicare dagli incarichi ricevuti , per l’ex presidente regionale del CONI Ermanno Morelli, la caccia sia stata un ottimo affare, pessimo per il mondo venatorio e agricolo, con un distinguo, i cinghiali devastano solo i campi degli agricoltori della Copagri e della Coldiretti, per la CIA il problema non esiste come per Morelli d’altronde.

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