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Luca Gironi

Luca Gironi

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Arci Caccia Veneto: In arrivo un ciclone sui porto d'armi

Da tempo una sentenza del TAR del Lazio ha sancito che per la visita di abilitazione al porto d'armi si deve andare presso una struttura medica abilitata. Non ci possono essere deroghe. In sostanza, i medici militari, non possono più rilasciare certificazione fuori dalle loro strutture. Non ci piace, abbiamo lavorato per migliorare la situazione, ma questa è la norma.

L' ARCI Caccia del Veneto, ha dato quindi indicazione ai propri referenti territoriali e ai soci, di attenersi alle Leggi che disciplinano il rilascio di detti certificati. Per non rischiare di pregiudicare, parte della stagione venatoria abbiamo rivolto ai singoli cacciatori l’invito ad attivarsi nei tempi più celeri possibili.

Ci risulta invece che qualche altra associazione venatoria abbia operato in maniera diversa. Per questo fatto, pare, ci siano centinaia di Porti d'Armi bloccati nelle questure del Veneto, con un rallentamento del rilascio delle licenze anche per chi ha consegnato la propria documentazione secondo le regole.

Se quanto sta emergendo, anche da alcuni gruppi Facebook, fosse legato principalmente a comportamenti di una associazione, lo riteniamo di una gravità inaudita. Sono state imbrogliate persone in buona fede.

A tutela dei cacciatori verificheremo, con i nostri legali, se ci sono gli estremi per chiamare in causa i responsabili affinché vengano puniti.

Speriamo che quanto sta emergendo non abbia strascichi negativi sulle persone inconsapevoli e che il tutto si risolva, cambiando obbiettivo e distraendo l’attenzione sulla solita promessa di deroghe alle specie cacciabili in Veneto che, da più stagioni si reitera, ma di cui non si trova traccia nei fatti.

I cacciatori del Veneto sono stanchi di essere presi in giro!!

Cacciatori Bellunesi sul piede di guerra

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Le Associazioni venatorie della provincia di Belluno, riunite in assemblea il giorno 11 Luglio, alla presenza dei rappresentanti della Provincia e dell'onorevole De menech. Tema della serata la difesa delle buone pratiche di gestione caratteristiche della zona alpi e soprattutto il rigetto della prospettiva di unire territori così particolari, anche solo nella filosofia di gestione, agli atc di pianura e di consentire l'accesso in mobilità a tutti i cacciatori della Regione. Altro nodo da sciogliere la prospettiva di accentramento delle competenze a Venezia, vera spina nel fianco dei cacciatori alpini. Per questo i convenuti hanno incaricato Giuliano Ezzelini Storti, Vice Presidente Nazionale Arci Caccia e Responsabile Zona Alpi, di consegnare un documento ai responsabili regionali con richieste ben precise:
- MANTENERE L‘ATTUALE GESTIONE FAUNISTICA VENATORIA CHE HA AL CENTRO IL SISTEMA DELLE RISERVE ALPINE E IL LEGAME FORTE FRA CACCIATORE/RESIDENTE E IL TERRITORIO.
- DELEGARE IN MANIERA PIENA LA PROVINCIA DI BELLUNO NELLA GESTIONE DELLA MATERIA FAUNISTICA, GARANTENDONE LE RISORSE NECESSARIE.
- NON MODIFICARE LA LEGGE REGIONALE 50/93, IN PARTICOLARE NEGLI ARTICOLI 23-24, CHE DANNO AL SISTEMA DELLE RISERVE ALPINE DI CACCIA IL GIUSTO GRADO DI AUTONOMIA NELLA GESTIONE PROVINCIALE.
- MANTENERE UN NUCLEO OPERATIVO BELLUNESE NEL NUOVO SISTEMA DI VIGILANZA STRUTTURATO A LIVELLO REGIONALE.

 

 

Sergio Sorrentino attacca Michela Vittoria Brambilla

Ma quale animalismo?
Liste civetta a caccia di voti e, magari, finanziamenti.

Dichiarazione del Presidente Nazionale, Sergio Sorrentino, sull’animalismo che in questi giorni ha trovato qualche attenzione dei media.
L’on. Brambilla è tornata alle cronache con una folkloristica manifestazione animalista a Roma arricchita da dichiarazioni su fantasiosi contributi, invero inesistenti, che le Associazioni Venatorie non ricevono ma l’ex Ministro finge di non sapere. Le elezioni sono alle porte e avendo i partiti, “perso” i cittadini che, sempre meno vanno alle urne mentre probabili ex onorevoli si ripropongono con “liste civetta” che, di certo, non sono una novità e un merito della politica.
Già il “Presidente Cacciatore”, fondatore di Forza Italia, oggi “Patrono” del partito dei fondamentalisti animalisti che ieri proteggeva cacciatori “ultras”, così alcune Associazioni Venatorie adoravano ministri filo venatori dei diversi governi e le Associazioni animaliste veneravano il Ministro Brambilla e i problemi degli italiani non li risolveva nessuno.
La storia si ripropone. Alle “marce su Roma” dei cacciatori estremisti, si contrappongono quelle animaliste che chiedono l’abolizione della pesca, della caccia, del Palio di Siena, degli allevatori, e chi più ne ha più ne metta. Questo hanno gridato nel corteo di sabato.
Mai un minimo di coerenza di utilizzo della ragionevolezza di questi uomini e queste donne della “casta”, quando la dimostreranno?
Il centrodestra espellerà donne e uomini italiani del suo schieramento dall’Intergruppo caccia e pesca al Parlamento Europeo che difendono la caccia, la pesca, le tradizioni, oppure saranno questi eurodeputati a chiedere di cacciare la Brambilla dalla coalizione?
L’on. Brambilla aprirà la crisi nella Giunta Regionale veneta o ligure dove a sostenere la maggioranza ci sono persone di chiara espressione venatoria? Nelle “roboanti” dichiarazioni animaliste si finge di non sapere perché sono più importanti gli interessi, anche personali, di una parte e dell’altra e così tutti resteranno seduti nelle loro “poltrone”.
Ci auguriamo che ai cittadini sia data la possibilità di usufruire di un sistema elettorale democratico che consenta di bocciare candidati riciclati e fanatici manipolatori della realtà.
L’on. Brambilla si è anche dilettata a sproloquiare di contributi alle Associazioni Venatorie. Un vero falso. Le Associazioni Venatorie non hanno contributi. I cacciatori italiani oltre a pagare Tasse di Concessione per attività a tutela della fauna e per la gestione del patrimonio di biodiversità e la caccia, versano un addizionale in più di cinque euro che in parte vanno allo Stato e per circa 2 euro vengono erogati (con controlli e verifiche) per i compiti che la legge affida alle Associazioni Venatorie Nazionali riconosciute per applicare una legge tecnicamente all’avanguardia in Europa. A dimostrazione che i cacciatori italiani servono alla natura e non danneggiano c’è, vivaddio, la grande quantità di specie selvatiche presenti nel nostro Paese.
L’economia agricola che fornisce sana alimentazione, lavoro e una vita migliore anche a quanti vivono nelle città, ha il diritto di avere legittimazione culturale e riconoscimento istituzionale. L’ARCI Caccia è da questa parte.

ANUU: MIGRAZIONE ESTREMA PER UN BECCACCINO

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La rivista della Svizzera tedesca “Der Ornitologische”, in italiano “L’ornitologo”, viene redatta presso la Stazione ornitologica di Wogelwarte a Sempach e viene pubblicata quattro volte all’anno. Contiene articoli originali, osservazioni e comunicazioni di ornitologia scientifica, nonché articoli sulla protezione degli uccelli. È una delle riviste decane a livello europeo perché il suo primo numero è comparso nel 1902 e lo si può ancora consultare online nell’apposito database. Nel numero di settembre dello scorso 2016 è apparso un articolo curioso che riguarda il ritrovamento di un esemplare di Beccaccino da parte di alcuni appassionati di sci di fondo il 24 marzo dello stesso anno. Nulla di particolare per quanto riguarda l’osservazione, se non che lo stesso esemplare, trovato morto dal freddo, giaceva nel territorio montano ad un’altitudine di ben 4.100 m. s/l/m nei pressi del Picco di Dufour, nel sud-est della stazione di Zermatt (Cantone della Valais) in Svizzera. Il piccolo scolopacide è stato ritrovato a circa mezzo chilometro della cresta montagnosa che arriva ad un’altezza di 4.500 m. s/l/m. Pare, inoltre, che in questo periodo, secondo i rilevamenti meteorologici, abbia incontrato una perturbazione caratterizzata da una temperatura di -20°C causata da una forte tempesta proveniente da nord-est che non ha agevolato la strada intrapresa per far ritorno nel suo territorio di nidificazione, magari costringendolo a sorvolare zone a lui non usuali e non congeniali che gli sono state fatali. A tal riguardo va segnalato che in Europa centrale, fino ad ora, mai nessun Beccaccino è stato osservato ad un’altitudine estrema come questa. La scoperta interessante, quindi, va ad aggiungere un dato in più alla conoscenza della migrazione primaverile di questa piccola ed affascinante specie. (Walter Sassi)

ANUU: LE PREFERENZE DIREZIONALI DI MIGRAZIONE DEL PETTIROSSO E DELLA CAPINERA

Presso l’Osservatorio Ornitologico di Arosio (CO) della FEIN per diversi anni hanno collaborato le ricercatrici dell’Università polacca di Danzica, sotto la guida del prof. Busse, Karolina Adamska e Katarzyna Rosiñska. Oltre ad inanellare con la giovane squadra della Stazione ornitologica, in questi periodi di studio hanno potuto analizzare le preferenze direzionali del Pettirosso (Erithacus rubecula) e della Capinera (Sylvia atricapilla) durante la migrazione autunnale attraverso i test di orientamento delle specie migratrici notturne con l’uso della gabbia di Busse (Busse 1995, Busse 2000). Questo metodo consente di studiare comportamenti direzionali dei migratori notturni durante il giorno. Complessivamente sono stati eseguiti 220 test di orientamento per il Pettirosso e 77 per la Capinera. Le specie testate hanno mostrato una differenza delle preferenze direzionali. La distribuzione delle indicazioni per il Pettirosso è risultata molto chiara: una direzione era preferita, SSE (34%). Mentre per la Capinera la distribuzione delle indicazioni è stata più complessa, ma due direzioni principali potrebbero essere state distinte: SSW (23%) e WSW (22%). Va comunque ricordato che i modelli di migrazione di entrambe queste specie in Europa sono complicati. Gli uccelli che migrano attraverso l’Italia settentrionale dovrebbero essere considerati come diverse popolazioni migratorie (Remisiewicz 2002, Mokwa 2004). Tuttavia, il modello di migrazione del Pettirosso è stato fortemente determinato in una direzione SSE, che indica la penisola appenninica. Invece la Capinera ha seguito due direzioni, che indicano quartieri invernali occidentali. I risultati ottenuti sono stati conformi ad altri dati rilevati attraverso le ricatture a livello nazionale ed europeo. Va sottolineato, comunque, che sebbene i risultati ottenuti sembrino essere stati molto interessanti e promettenti, solo studi intensivi, soprattutto nelle aree indicate dagli uccelli esaminati, potrebbero fornire informazioni sulle modalità migratorie di queste specie. (Walter Sassi)

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