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Luca Gironi

Luca Gironi

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Umbria: l'Assessore Cecchini convoca la consulta per discutere la decisione del “tar” sul Calendario Venatorio

(aun) – perugia 26 lug. 018 – Con all’ordine del giorno un confronto sulle ricadute della decisione del Tar di sospendere le due preaperture della stagione venatoria in Umbria previste per i 2 e 9 settembre, l’assessore regionale all’Ambiente e alla Caccia, Fernanda Cecchini, ha convocato per il 27 luglio alle 12,30 nella sede regionale del Broletto a Perugia, una riunione della Consulta faunistico venatoria.

La decisione del Tar arriva in seguito a un ricorso contro la Regione Umbria e l’ISPRA presentato dal WWF Italia onlus il 28 giugno 2018 per chiedere l’annullamento nella delibera dell’11 giugno 2018 n.625 con la quale la Giunta regionale approvava il “Calendario venatorio stagione 2018/2019”, della parte in cui viene disposta la preapertura della stagione venatoria nei giorni 2 e 9 settembre e vengono stabili i periodi di prelievo per la caccia di selezione. Contestualmente, sono state anche impugnate le relative determinazioni dirigenziali con cui erano stati approvati i piani di abbattimento per la caccia di selezione.

Inseguito al ricorso, il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria ha stabilito, con propria ordinanza n. 120 del 25 luglio 2018 emessa a seguito della Camera di Consiglio del 24 luglio, quanto segue: “Ritenuto, ferma restando la validità in regime di prorogatio del piano faunistico venatorio scaduto il 21 luglio 2014, che l’istanza di sospensione del calendario venatorio impugnato appare suscettibile di positiva definizione nella parte in cui dispone la preapertura della caccia pur in assenza di adeguati piani di abbattimento selettivi previsti dalla normativa di settore… accoglie la domanda cautelare proposta nei limiti di cui in motivazione”

LUPI: VENETO AVVIA PROGETTO SPERIMENTALE MONITORAGGIO CON RADIOCOLLARE

Radiocollare in arrivo per i lupi nelle aree comprese tra Lessinia, Monte Carega a Altopiano di Asiago. E’ quanto ha annunciato oggi l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, al tavolo regionale per la gestione del lupo e dei grandi carnivori, convocato a Venezia. La cattura di alcuni esemplari e la loro geolocalizzazione mediante radiocollare permanente (con sgancio da remoto) è la nuova proposta presentata dalla Regione Veneto, e già approvato in via preliminare dal Ministero dell’Ambiente e dall’Ispra, per una gestione ‘proattiva’ dell’animale carnivoro che da qualche anno ha ripopolato l’area montana del Veneto. Potranno essere catturati e anestetizzati fino a 10 esemplari (l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha specificato tecniche, modalità e presidi ai fini di garantire l’incolumità) tra la metà dell’estate e sino alla fine dell’inverno, al fine di dotarli di collari GPS-VHF per monitorarne con precisione abitudini di vita, spostamenti e attività.

“Si tratta della prima esperienza in Europa dell’utilizzo della telemetria per la mitigazione del conflitto tra uomo e lupo”, spiega l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan. “I sistemi di cattura e di immobilizzazione farmacologica sono già stati sperimentati con successo in Toscana e nel parco della Maiella. Ora, grazie al supporto scientifico del dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Sassari e alla collaborazione tra polizia provinciale, personale della Regione, personale del Parco, agenti dei Carabinieri Forestale, sarà possibile gestire un progetto di stretto monitoraggio degli spostamenti, di conoscenza dettagliata della consistenza e delle attività dei branchi, ma soprattutto di allerta agli allevatori: quando il lupo si avvicinerà alle aree di allevamento e di pascolo scatteranno ‘barriere virtuali’ e segnali di allerta in modo da avvisare l’allevatore e da scoraggiare il predatore con luci stroboscopiche e avvisi acustici”.

L’utilizzo congiunto di videotrappole, sistemi di rilevazione telemetrica e di analisi genetiche – sottolinea Pan – saranno determinanti per consentire di intervenire prontamente e adeguare gli interventi di prevenzione anche in base agli spostamenti degli animali. “L’obiettivo – specifica l’assessore - è superare una gestione meramente passiva dei danni inferti con le predazioni e sposare invece un nuovo approccio, proattivo, di gestione del conflitto e quindi della convivenza tra zootecnìa e presenza del lupo”.

Negli ultimi tre anni – ha ricordato l’assessore - la Regione è intervenuta a tutela degli allevatori con ogni mezzo consentito, nel rispetto del regime di protezione: monitoraggio dei branchi, indennizzo dei capi predati, fornitura di 200 recinti elettrificati, consegna di 10 pastori maremmani abruzzesi come cani da guardianìa, formazione e supporto agli allevatori per gestire correttamente mandrie e greggi. “Ora, la sperimentazione della telemetria satellitare aggiunge un ulteriore e innovativo strumento di prevenzione”, rimarca Pan.

Il progetto – specifica l’assessore - servirà anche per lo studio scientifico e la mappatura genetica dei branchi favorendo una migliore conoscenza della specie in un territorio che, nel secolo scorso, ha perso confidenza con la presenza del lupo e si trova impreparato a difendere il proprio patrimonio zootecnico. La mappatura genetica servirà anche ad individuare eventuali esemplari ibridi (la cui presenza per ora non è stata rilevata in Veneto), e a favorirne la cattura. Per la realizzazione del progetto si preventiva una spesa di circa 150 mila euro nell’arco del biennio.

Scheda. Quanti sono i lupi in Veneto.

I dati più aggiornati del monitoraggio con campioni genetici effettuato nella stagione invernale 2017/2018 nell’ambito del progetto WOLFALPS documentano la presenza in Veneto di 6 branchi, per un totale di almeno 43 lupi, di cui 42 associati ai branchi e 1 vagante, campionato in Cansiglio al confine con il Friuli Venezia Giulia. La dimensione media dei 6 branchi monitorati è di 7 lupi, segno di una buona capacità riproduttiva della specie. La popolazione del lupo sulle Alpi Orientali, dal 2014 ad oggi, risulta in espansione sia a livello demografico sia spaziale: infatti, dalla presenza documentata di un branco in Veneto nel 2014/2015 per un totale di almeno 11 lupi stimati sul territorio regionale, si è passati ad un branco e una coppia nel 2015/2016 per un totale di almeno 14 lupi stimati, a 6 branchi nel 2017/2018 per un totale di almeno 43 lupi stimati in Veneto. Nel 2017/2018, 4 dei 6 branchi monitorati sono distribuiti lungo il confine regionale con la provincia di Trento.

Nell’arco alpino, versante italiano, la presenza del lupo è molto più consistente nel settore Nord-Occidentale, dove è stata censita la presenza di 46 branchi più 5 coppie, per un totale di 51 unità riproduttive e una stima di almeno 287 esemplari. La regione più interessata è il Piemonte, dove si concentra il 95 per cento dei lupi delle Alpi occidentali italiane: in provincia di Cuneo i branchi monitorati sono 19, in quella di Torino 13.

Dal 1° gennaio 2018 ad oggi in Veneto sono state accertate 75 predazioni attribuibili al lupo, per un totale di 191 capi uccisi (in prevalenza ovini, 35 bovini e 12 asini). La Regione Veneto ha dato risposta alle istanze ricevute fino al bimestre maggio-giugno, mettendo in pagamento 16.800 di indennizzi.

Il report finale completo del Veneto è disponibile sul sito del progetto Wolfalps alla pagina http://www.lifewolfalps.eu/download/

 

Abruzzo: Danni da fauna selvatica; Berardinetti:Ok da UE al rimborso

(2018-07-24 14:50)(Regflash) L'Aquila, 24 lug - "La commissione europea dà l'ok al rimborso del 100 per cento dei danni provocati dalla fauna selvatica all'interno del Parco regionale Sirente Velino". Lo riferisce l'assessore ai Parchi e alle Riserve Lorenzo Berardinetti che ha commentato che si tratta del risultato di "un importante gioco di squadra e soprattutto di un intenso lavoro fatto insieme al servizio verifica e coordinamento per la compatibilità della normativa europea, aiuti di Stato della Regione Abruzzo, alle associazioni di categoria agricole, ai sindaci e all'Ente Parco Velino Sirente". "Nei mesi scorsi", commenta l'assessore, "a seguito di una mia risoluzione approvata in Consiglio regionale, si è provveduto a notificare alla Commissione europea un regime di aiuto per le imprese attive nel settore della produzione primaria per quanto riguarda i danni alle coltivazioni agricole e forestali e al patrimonio zootecnico, causati da animali protetti". "Oggi, posso annunciare che la Regione Abruzzo si dota di uno strumento giuridico compatibile con la normativa europea per coprire tutti i danni sino al 100 per cento del loro valore, per ognuna delle aziende agricole presenti nel territorio". Secondo Berardinetti, la Regione Abruzzo si trova ora nelle condizioni di poter dare una risposta adeguata e concreta alle tante imprese che operano sul territorio del Parco con il duplice obiettivo di mettere in sicurezza, da un lato l'attività delle imprese agricole e dall'altro di garantire le misure di conservazione della natura e delle specie più in pericolo, su un territorio di grande pregio per l'intera Regione. Berardinetti: "nelle scorse ore ci è arrivata la notizia della firma dell'autorizzazione per cui finalmente si potrà far fronte ai risarcimenti senza cadere nella scure del "de minimis" per i danni da fauna selvatica, in primis i cinghiali". Durate un'accesa e partecipata riunione con gli imprenditori agricoli che avevano occupato in segno di protesta la sede del Parco Velino Sirente, l'assessore Beradinetti si fece carico del problema, registrando la difficile situazione delle aziende e auspicando che ci fosse collaborazione e sinergia, come poi accaduto, tra il direttore, i tecnici dell'Ente Parco e il servizio competente della Regione: "abbiamo messo a punto la soluzione e trovato le risorse in modo che lo strumento potesse essere da subito operativo; ho già chiesto al Commissario che non appena riceverà l'autorizzazione formale da parte degli uffici della Commissione europea dovrà provvedere alle liquidazioni". Stessa soddisfazione è stata espressa dal neo Commissario del Parco, Igino Chiuchiarelli: "è stato il mio battesimo l'incontro con gli imprenditori agricoli della Valle Subequana, stremati dai danni da cinghiale e impossibilitati ad avere i risarcimenti", ha evidenziato, "Ho dato la mia parola e il mio impegno a trovare la soluzione. Io che ho lavorato a contatto con il mondo agricolo conosco la schiettezza, il sacrificio e il significato della stretta di mano. Un traguardo è stato raggiunto ma puntiamo, insieme all'assessore Berardinetti alla soluzione del problema, evitando o riducendo al minimo i rimborsi mediante un effettivo contenimento della specie. Un grazie a tutti i tecnici del Parco e a tutto il personale per il lavoro svolto". (Regflash) US/180724

TOSCANA: COMUNICAZIONI DELLA CCT

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TOSCANA. NUOVE AREE VOCATE ALLA CACCIA AL CINGHIALE: A BREVE L’APPROVAZIONE IN CONSIGLIO REGIONALE

La CCT (Federcaccia Toscana, ANUUMigratoristi, ARCT) chiede equilibrio e celerità per le future perimetrazioni dei distretti per la caccia in braccata.

Il prossimo 25 Luglio, la Commissione del Consiglio Regionale Toscano presieduta dal consigliere Gianni Anselmi (PD) prenderà in esame l’approvazione del provvedimento relativo alla “revisione delle aree vocate e non vocate” alla specie cinghiale (sus scrofa), ai sensi della Legge regionale 9 febbraio 2016 n.10 (Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana). Dopo l’approvazione della Commissione, il testo definitivo verrà portato in approvazione in Consiglio Regionale presumibilmente entro i primi giorni del mese di Agosto.
L’iter per la definizione delle nuove aree vocate e non vocate al cinghiale ha avuto una “gestazione” molto lunga, se si considera che i criteri erano stati presentati dall’ assessorato oltre due anni fa.
Numerose osservazioni sono state presentate nelle scorse settimane da parte delle associazioni di categoria e dagli Ambiti Territoriali di Caccia. Un lavoro di analisi che ha visto impegnati i consiglieri regionali nella valutazione di proposte correttive che sembrano aver superato alcune criticità in diverse realtà territoriali come l’Isola d’Elba, i distretti del Chianti Fiorentino, la provincia di Arezzo etc.
Dopo l’approvazione in Consiglio Regionale, la parola passerà agli ATC, che in tempi ormai molto ristretti, dovranno provvedere alla nuova perimetrazione delle aree vocate nei territori di competenza e all’ individuazione dei distretti di gestione, a cui andranno assegnate le squadre per la caccia al cinghiale in battuta.
Si preannuncia dunque un agosto molto caldo, data la mole di lavoro da svolgere, ma soprattutto per il compito molto delicato che gli ATC dovranno assolvere nell’ assegnazione del territorio alle squadre per la caccia al cinghiale.

 

NOVITÀ SULLA CACCIA AGLI ACQUATICI: CCT E ACMA NE PARLANO A PISA

Continua con intensità la programmazione degli incontri della CCT pisana con i cacciatori della Provincia della Torre pendente; venerdi 20 Luglio, gentilmente ospitati nella sede degli ATC pisani, si è svolto un incontro focalizzato sulla caccia agli acquatici con l’autorevole presenza del Presidente Nazionale dell’Acma, Alfonso Lenzoni.
Altra presenza di peso è stata quella del Prof. Alessandro Poli, professore ordinario di Anatomia Patologica presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.
Lo stesso è il filo conduttore degli incontri pubblici della Confederazione dei Cacciatori Toscani: “Costruire l’unità per ricostruire la Caccia”.
I vari temi specifici – riguardanti le diverse tipologie di caccia – rientrano nel contesto più generale di quella che è la più matura e avanzata esperienza unitaria del mondo venatorio in Toscana e in Italia, quella appunto della CCT.
Al tavolo dei relatori, coordinati dal Segretario della CCT di Pisa, Paolo Graziani, Il Presidente provinciale della Federcaccia – Marco Salvadori – il Referente della ARCT- Fabio Lupi – e il “padrone di casa”, il Presidente dell’ATC 15, Gianluigi Ladurini.

I rappresentanti della CCT provinciale, inquadrando la serata, hanno evidenziato come il tema dell’unità non possa prescindere dalla piena legittimazione di ogni attività di caccia e come compito precipuo del mondo venatorio unito sia quello di valorizzare ciascuna specificità del variegato e complesso universo dell’attività venatoria; dalla gestione degli ungulati al rilancio delle specie “nobili stanziali”, dalla caccia agli acquatici sino a quella già calendarizzata per inizio settembre sulla caccia di selezione, alla presenza del Prof. Marco Apollonio.

Ogni tassello è parte imprescindibile del mosaico generale, purché svolto nel rispetto delle regole e ottemperando alle indicazioni della scienza.

Con questo approccio – serio, responsabile e che non intende rinunciare all’identità culturale della caccia – la CCT ha ispirato la propria azione affrontando ogni tipo di problematica; da quello riguardante la Legge sugli ungulati sino – arrivando a questi giorni – alla richiesta d’incontro inoltrata agli Assessori Regionali Remaschi e Fratoni per disinnescare il pericolo riguardante il tema degli appostamenti fissi ricadenti nelle aree di Rete Natura 2000 (appuntamento ottenuto per il prossimo 1 Agosto).

Molto interessante l’esposizione di Alfonso Lenzoni, ricca di dati scientifici e rivelatrice di una passione che è tutt’uno con la ricerca, la conoscenza e l’amore per la fauna aquatica e del proprio ambiente.

I cacciatori di anatidi hanno una forte inclinazione all’approfondimento scientifico, fatto di studi e di monitoraggi che consentono oggi all’ACMA di essere accreditata come un’Associazione settoriale di grande autorevolezza su tutti i tavoli di confronto istituzionale.

Forte è stato il richiamo di Lenzoni affinché gli appassionati di questa caccia rafforzino la loro vocazione conoscitiva, la sola in grado di difendere la legittimità della caccia e per respingere – quando sussistono le evidenze scientifiche – i pretestuosi attacchi del mondo animal-ambientalista che agisce unicamente per danneggiare in via di principio il mondo venatorio.

A conferma di ciò il Presidente Nazionale di ACMA si è lungamente soffermato sull’importanza di promuovere il progetto voluto e coordinato dalla CCT riguardante la raccolta di dati sulle specie migratrici “Date from the sky” e sul valore che Federcaccia ripone, al punto da investire in questo settore rilevanti risorse finanziarie, sulla ricerca scientifica quale elemento dirimente per determinare il profilo culturale della caccia italiana di domani.

L’iniziativa si è svolta – per sorte benevola e fortunata – lo stesso giorno in cui l’ACMA ha incontrato l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie per approfondire il tema sull’utilizzo dei richiami vivi nella caccia agli acquatici.

Visibile la ponderata soddisfazione di Lenzoni che, grazie proprio all’approccio argomentato e responsabile della propria Associazione, ha concorso ad ottenere – da parte dell’Unione Europea – il venir meno del divieto generalizzato sull’uso dei richiami vivi dando invece mandato agli Stati Membri di agire singolarmente nella gestione dei possibili nuovi focolai di influenza aviaria.

In termini pratici, ciò significa che i cacciatori di uccelli aquatici non dovranno più attendersi un divieto preventivo sull’uso dei richiami vivi che per essere risolto aveva bisogno di una deroga specifica, ma – al contrario – oggi ne verrà consentito l’utilizzo “in dipendenza della valutazione epidemiologica”.

Su questo delicato tema, che nel recente passato aveva sollevato molte preoccupazioni tra i cacciatori, si va delineando una soluzione che ottempera la sicurezza per la salute pubblica con il superamento delle inutili penalizzazioni nei confronti dei praticanti questa tipologia di prelievo.

Sul filo della scienza – e non poteva essere diversamente – l’intervento del Prof. Poli che si è soffermato sugli agenti patogeni veicolati da questi uccelli.

Grazie a ricerche e approfondimenti succedutesi nel tempo, il mondo dell’Università può “allearsi” con quello venatorio (tanto è vero che il Prof. Poli è autorevole membro della Direzione Provinciale della Federcaccia di Pisa) per scongiurare pregiudizi, da un lato, e per consentire al mondo venatorio di operare con razionalità e correttezza, dall’altro.

Insomma, una serata che una volta in più ha dimostrato come la caccia sia un’attività molto diversa da come gli stereotipi semplicistici tendono a dipingerla; la caccia – viceversa – è un universo articolato e complesso nel quale la conoscenza sviluppa le passioni positive.

Non valorizzare questo connubio, come tanta parte del mondo politico e Istituzionale sta facendo, non è soltanto un danno ai cacciatori, ma una vera e propria ferita inferta alla società nel suo complesso.

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