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Luca Gironi

Luca Gironi

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CALABRIA: A BREVE LA NUOVA LEGGE REGIONALE SULLA CACCIA

Il Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, ha partecipato, insieme al consigliere regionale delegato alle politiche agricole, Mauro D’Acri, ad un incontro sul tema: “Caccia, Turismo Venatorio, Agricoltura e Biodiversità in Calabria: una coesistenza necessaria, per valorizzare le potenzialità dei territori”. I lavori del convegno, organizzato dalle Associazioni Venatorie attive della provincia di Cosenza presso il “Museo del Presente” di Rende, sono stati introdotti da Andrea Cuzzocrea, presidente Provinciale di Ente Produttori Selvaggina, che ha illustrato le problematiche e le richieste del settore, sottolineando il grande contributo che le associazioni venatorie possono offrire per la difesa e la valorizzazione del patrimonio faunistico della nostra regione.

Nel corso del suo intervento Oliverio ha annunciato che è pronto il nuovo testo di legge regionale che regolamenterà il settore e su cui, subito dopo le elezioni, sarà avviato un confronto serrato e aperto con tutte le associazioni venatorie regionali per la definizione del testo finale della nuova legge sulla caccia che dovrà essere approvata nel più breve tempo possibile. Il presidente della Regione, inoltre, ha parlato del Piano faunistico regionale, che ha definito “uno strumento necessario per la programmazione e il governo delle problematiche inerenti al settore, già all’attenzione della Giunta regionale”.

“All’interno di questa impostazione -ha aggiunto- bisognerà affrontare il problema del ripopolamento delle specie autoctone che dovrà avvenire non più attraverso l’importazione, ma tramite la riproduzione sul territorio. Due altri problemi, inoltre, che devono essere immediatamente affrontati, riguardano la formazione dei “selecontrollori” e il fenomeno della sovrappopolazione del cinghiale. Un fenomeno, quest’ultimo, molto serio e che sta arrecando notevoli danni ai nostri territori, minacciando l’incolumità dei cittadini e degli automobilisti e l’economia del mondo agricolo. Un fenomeno assai grave, quindi, a cui vogliamo dare una risposta tempestiva e concreta. In questo senso intendiamo accelerare tutte le procedure per predisporre al più presto appositi piani di prelievo, a cui si collega la formazione dei “selecontrollori”. A tal proposito abbiamo già interloquito con i rappresentanti dei parchi nazionali affinché venga definito al più presto un piano di intervento riguardante le aree protette ricomprese nei parchi. A tale problematica si lega anche quella relativa alla formazione delle guardie venatorie giurate volontarie. Da oltre quindici anni non si effettuano più i relativi corsi di formazione. Anche su questo problema intendiamo investire. Riveste vitale importanza, infine, la costituzione dell’Osservatorio regionale faunistico-venatorio, uno strumento che ci consentirà di governare tutta la problematica regionale, articolata provincia per provincia, e che potrà offrire anche nuove opportunità di lavoro ai nostri giovani. Anche per quanto riguarda le ATC è nostra intenzione procedere, subito dopo la fase di commissariamento, alla regolarizzazione degli organismi, tenendo in considerazione gli orientamenti di tutti i cacciatori. Le ATC sono uno strumento importante, che possono e devono svolgere tutte quelle funzioni che prima venivano svolte dalle Province”.

“Da parte nostra -ha concluso il presidente Oliverio- c’ è massima disponibilità ad avviare un confronto aperto, condiviso e partecipato, che dovrà servire a mettere a punto e ad attivare, insieme alle associazioni, strategie e strumenti che consentano di regolare al meglio l’attività faunistica nella nostra regione. L’unica bussola che ci guida è di far prevalere gli interessi di tutti”.

IL CD-477 SULLE POSIZIONI DEI CANDIDATI RIGUARDO GLI APPASSIONATI DI ARMI

Tenendo fede all’impegno che il CD-477 ha preso con i cittadini elettori, diamo conto dell’attenzione che i partiti politici hanno riservato alle tematiche di nostro più diretto interesse, tra cui quella della legittima difesa.

Nel solco della nostra azione assolutamente apartitica abbiamo contattato in più occasioni partiti, presidenti dei gruppi parlamentari e singole personalità politiche: come immaginavamo le risposte sono state ben differenti tra loro… quando ci sono state.

Ora che siamo prossimi alla fatidica data del 4 marzo è giunto il momento di tirare le somme affinché i cittadini elettori che detengono ed usano legittimamente armi possano conoscere le posizioni di coloro che andranno a votare e quindi esprimere il loro voto in maniera consapevole.

Alla prova dei fatti, in sintesi, abbiamo potuto riscontrare disponibilità e serietà da parte di un solo partito: la Lega. E’ stata la Lega infatti che ci ha accolti con attenzione quando ancora eravamo un’associazione sconosciuta, che si è resa disponibile in concreto alla difesa dei nostri diritti in momenti delicati coinvolgendoci attivamente (come quando sembrava dovesse sbloccarsi la discussione del ddl Granaiola-Amati), che ha dato seguito con una serie di incontri proficui alla nostra proposta sulla legittima difesa ed infine il cui segretario ha sottoscritto pubblicamente (unico tra tutti) l’impegno a favore dei possessori di armi estendendolo a tutto il suo partito.
Deludenti sono state le posizioni assunte da partiti che pubblicamente si sono frequentemente dichiarati in favore del nostro mondo e dei nostri diritti, ma che non hanno mostrato poi alcuna disponibilità di dialogo con chi per la difesa di questi diritti si impegna quotidianamente.

Riguardo invece a giovani movimenti che sono entrati in Parlamento al grido di “uno vale uno”, ci saremmo aspettati un approccio completamente differente nei confronti nostri e soprattutto dei più di due milioni di cittadini che hanno sottoscritto la proposta di iniziativa popolare sull’inviolabilità del domicilio, dalla quale si potrebbe più propriamente desumere che in realtà su determinati temi… due milioni vale zero.

La difesa dei diritti dei cittadini onesti che detengono armi e la mancata attenzione ad oltre due milioni di cittadini elettori che hanno chiesto una modifica delle norme sulla legittima difesa non sono questioni marginali: se non è stato dato ascolto a milioni di cittadini onesti nei mesi precedenti, come possiamo pensare che gli sarà dato ascolto dopo le elezioni?

Nel comunicato integrale, pubblicato sul sito www.comitatodirettiva477.it, viene descritto più approfonditamente quanto sopra sintetizzato e vengono elencati i numerosi candidati che hanno assunto impegni concreti nei confronti del mondo sportivo e venatorio.

Il 4 marzo si deciderà la sorte dei diritti dei cittadini che detengono ed usano legittimamente armi: essere informati è il primo requisito per poter esercitare efficacemente il proprio diritto di voto e difendere conseguentemente tutti gli altri.

(www.ladeadellacaccia.it)

Arci Caccia presenta un proprio documento alla Commissione Europea

Lo scorso 12 Febbraio, la Commissione Europea ha ricevuto in audizione presso il Ministero dell’ambiente le Associazioni Venatorie. Tema della due giorni, in cui la Commissione ha incontrato tutti i portatori di interesse in campo agricolo ambientale, la revisione e l’aggiornamento delle Direttive Europee in materia ambientale. Arci Caccia, forte della sua tradizione di costruttore di buone tematiche agricolo-ambientali, ha presentato alla Commissione un proprio documento, tramite il Tecnico Faunistico Giovanni Ferrara. Il documento ha riscosso unanime approvazione dalla Commissione, per questo ve lo proponiamo nella sua versione integrale:

La PAC ha introdotto da un po’ di anni il giustissimo divieto della “bruciatura delle stoppie”, che in passato nel Centro/Sud Italia usualmente avveniva nel mese di agosto, di contro hanno preso piede una serie di pratiche agricole che determinano anch’esse non pochi problemi in ambiente mediterraneo alla fauna selvatica in riproduzione o ai giovani nati alle dipendenze dei genitori. Infatti come evidenziato nel documento prodotto dal “Centro Studi della FIdC” in merito all'”Applicazione delle “Direttive Natura” in Italia problemi ed auspicabili soluzioni” vi è un continuo declino della Biodiversità naturale soprattutto negli ecosistemi agricoli dovuta essenzialmente alla possibile inefficacia di alcuni obblighi o pratiche agricole introdotte della PAC e da eseguirsi in particolar modo nei terreni destinati alla coltivazione di cereali.
Purtroppo alcune di queste pratiche agricole si traducono in vere e proprie “trappole ecologiche” per la fauna stanziale e migratoria terricola in riproduzione con la conseguente distruzione di nidi, pullus e di piccoli non ancora autosufficienti.
Infatti la Pac 2018 impone alle aziende cerealicole, per percepire il pagamento di base e poter beneficiare dell’importo per la componente di pagamento legato all’inverdimento (greening), di rispettare 3 impegni, ovvero attuare sull’intera superficie aziendale tre pratiche agricole considerate benefiche per il clima, l’ambiente e la biodiversità, e precisamente:
1. Diversificazione delle colture;
2. Mantenimento di prati permanenti;
3. Presenza sulla superficie agricola di un’Area a valenza ambientale o Area d’interesse ecologico (EFA– Ecological Focus Area).
Esaminiamole.
1. Diversificazioni delle colture
La “diversificazione delle colture” è il primo impegno del greening che si applica ai soli
seminativi.
Questo impegno si applica, solo nelle aziende con più di 10 ettari a seminativo e varia in funzione
della superficie a seminativo:

a) almeno due colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è compresa tra 10 e 30 ha, nessuna delle quali copra più del 75% della superficie a seminativo;
b) almeno tre colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è superiore a 30 ha, con la coltura principale che copre al massimo il 75% della superficie a seminativo e le due colture principali al massimo il 95%.

Purtroppo nessun obbligo rinviene dalla PAC verso gli agricoltori in merito alla permanenza dei residui colturali -paglia- e alla possibile posticipazione delle lavorazioni dei terreni almeno fino al 31 luglio al fine di consentire il completamento della riproduzione e lo svezzamento della prole della fauna selvatica tipica dei paesaggi agrari a cereali. Di fatto migliaia di ettari di graminacee successivamente alla mietitura con contemporanea trinciatura degli stocchi e la successiva raccolta della paglia ed aratura precoce dopo la raccolta si trasformano in delle vere e proprie “trappole ecologiche”
2. Mantenimento dei prati e pascoli permanenti Il “mantenimento dei prati e pascoli permanenti” è il secondo impegno del greening che è stato creato per salvaguardare tutti i prati e pascoli permanenti considerati estremamente sensibili da un punto di vista ambientale.
Ogni Stato deve assicurare il mantenimento di una certa quota di prato permanente ed è lo Stato che designa i prati e i pascoli permanenti nelle Zone Ecologicamente Sensibili sotto il profilo ambientale contemplate nelle zone “Natura 2000”.
Infatti gli agricoltori che hanno i prati e pascoli permanenti nelle Zone Ecologicamente Sensibili (Rete Natura 2000) non possono convertirli a seminativo.
Al di fuori di Rete Natura 2000 purtroppo si possono convertire i prati e pascoli permanenti, ma solo dopo l’autorizzazione di AGEA.
3. Aree a valenza ambientale o Aree d’interesse ecologico (EFA – Ecological Focus Area)
Destinare una quota del 5% dei seminativi dell’azienda ad “Areee a valenza ambientale o Aree d’interesse ecologico (EFA – Ecological Focus Area) rappresenta il terzo impegno del greening.
Le aziende di dimensione inferiore ai 15 ettari a seminativo purtroppo sono esonerate dall’obbligo delle aree di interesse ecologico.
Le superfici che si possono considerare come Aree d’interesse ecologico (EFA) sono:

a. terreni lasciati a riposo;
b. terrazze;
c. elementi del paesaggio, compresi gli elementi adiacenti ai seminativi aziendali;
d. fasce tampone, comprese quelle occupate da prati permanenti, a condizione che queste siano distinte dalla superficie agricola ammissibile adiacente;
e. ettari agroforestali che ricevono o hanno ricevuto sostegno dallo sviluppo rurale;
f. fasce di ettari ammissibili lungo le zone periferiche delle foreste;
g. superfici con bosco ceduo a rotazione rapida, senza impiego di concime minerale/o prodotti fitosanitari;
h. superfici oggetto di imboschimento secondo le norme dello sviluppo rurale;
i. superfici con colture intercalari o copertura verde ottenuta mediante l’impianto o la germinazione di sementi (aree soggette a fattori di ponderazione);
j. superfici con colture azotofissatrici.
Fortunatamente a partire dal 01/01/2018 nell’ambito della gestione del greening (pagamento legato all’inverdimento), la Commissione Europea ha introdotto alcune novità, recepite dall’Italia,
come il divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari sulle Aree di interesse ecologico (EFA), ma consente alle Regioni Italiane di variare il periodo di divieto sia di sfalcio che di procedere alle lavorazioni agricole.
A nostro avviso, sui terreni a riposo utilizzati per il rispetto delle EFA, il divieto di sfalcio e ogni altra operazione di gestione del suolo è troppo breve a causa delle deroghe regionali. Infatti consentire la pratica dello sfalcio e le operazioni di aratura già nel mese di maggio, di fatto non consente il completamento della riproduzione e lo svezzamento della prole di numerose specie di fauna selvatica attratte dalla presenza di erbe spontanee ricche di entomofauna, con fortissime perdite di nidi, pullus e giovani ancora alle dipendenze dei genitori.
A detta della scrivente Associazione, prescindendo se all’interno di Rete Natura o in terreni non sottoposti a vincoli particolari, le aziende agricole che ricevono aiuti legati alla PAC nell’esecuzione delle pratiche agricole non devono comunque determinare perdite alle popolazioni di fauna selvatica in riproduzione, o che le stesse siano comunque tollerabili nel lungo periodo dalla fauna nell’esclusivo interesse dell’intera Collettività Europea ed Internazionale e non solo del Mondo Venatorio. A tal proposito, per raggiungere detto obiettivo, potrebbero essere ritoccati in aumento il pagamento di base e l’importo per la componente di pagamento legato all’inverdimento (greening).
In merito al “IKB” ed al “Piano Nazionale Antibracconaggio” ed alle numerose aree al suo interno indicate ad alto rischio di bracconaggio (black-spot) si suggerisce di risolvere il problema con una corretta pianificazione nella redazione dei Piani faunistici venatori regionali, con la perimetrazione delle “Oasi di protezione” in modo che le stesse includano al loro interno quelle aree dove i fenomeni di bracconaggio sono più diffusi, liberando contemporaneamente le aree doveper tradizione e cultura venatoria certi deprecabili fenomeni non si verificano o sono meno diffusi.
Es Bracconaggio diurno agli acquatici con l’ausilio di richiami acustici sul mare nella zona della Capitanata. Per debellare detto triste fenomeno andrebbe istituita un’Oasi di protezione lungo tuttala costa per i 500 mt dalla battigia, al fine di utilizzare il deterrente del reato penale di caccia in area protetta e dando attuazione all’art. 1c. 5 della L.n. 157/92 (istituzione di aree protette lungo le rotte di migrazione segnalate da INFS oggi ISPRA).

IL PRIMO VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AGRICOLTURA DEL PARLAMENTO EUROPEO PAOLO DE CASTRO SU PD E IMPEGNI CON CABINA DI REGIA DELLE ASSOCIAZIONI VENATORIE DICHIARA:

(DIRE) Roma, 1 mar. – A seguito dell’incontro tra la delegazione della “Cabina di Regia del Mondo Venatorio italiano” e il responsabile Ambiente della Segreteria Nazionale del Partito Democratico Paolo De Castro ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Non è più tempo di promesse elettorali e di specchietti per le allodole, che non hanno mai funzionato con i cacciatori. Più volte il centro destra ha imbonito gli estremismi contrapposti solo per accalappiare voti. Apprezzo la posizione assunta dal PD in materia di gestione della fauna selvatica patrimonio dello stato e dei cittadini e gli impegni assunti con le associazioni venatorie. Il centro sinistra nella sua esperienza di Governo ha rifuggito la propaganda e con equilibrio ha gestito e coniugato le diverse aspettative dei portatori di interesse per il bene del Paese. La cura dell’ambiente per realizzarsi ha bisogno di pacificazione e conciliazione. L’obiettivo prioritario e’ lo sviluppo dell’economia agricola e la valorizzazione del paesaggio e della biodiversità sono un dovere civile cui ha diritto il Paese”.

“È tempo che la politica- ha proseguito De Castro- promuova un confronto tra associazionismo ambientalista, venatorio e imprenditori agricoli. Condivido e sostengo la proposta del governo della materia espressa dalla segreteria e ritengo positivo che in tempi rapidi si organizzi una Conferenza Nazionale sulla biodiversità che abbia come protagonisti gli enti gestori della fauna selvatica previsti dalle leggi, il mondo scientifico, le organizzazioni e tutte le associazioni interessate”.

“I problemi- continua l’europarlamentare- vanno risolti con armonia di intenti tra lo stato centrale e le Regioni per contare di più in Europa ancora poco attenta alla peculiarità della normativa italiana”.

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