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Luca Gironi

Luca Gironi

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La caccia sostenibile fa bene all'ambiente, lo dice l'Università di Pollenzo

Noi lo sapevamo, ma se ce lo dice anche  Silvio Barbero dell'Università del gusto di Pollenzo, la cosa diventa ufficiale. Importante che questo storico dirigente di Slow food si riconosca anche nel Manifesto per l'Italia della Cabina di Regia del Mondo Venatorio.

http://www.askanews.it/cronaca/2018/02/27/barbero-universit%C3%A0-pollenzo-caccia-sostenibile-utile-al-paese-pn_20180227_00208/

 

ANCHE IL PD A COLLOQUIO CON LA CABINA DI REGIA DEL MONDO VENATORIO

Continuando nel programma di colloqui che l’hanno vista impegnata a incontrare tutte le forze politiche in vista delle elezioni la Cabina di regia unitaria del mondo venatorio – Caccia, Ambiente, Ruralità (costituita da ANLC, ANUUMigratoristi, ARCI Caccia, ENALCACCIA, EPS, FEDERCACCIA, ITALCACCIA) e il CNCN – Comitato Nazionale Caccia e Natura, ha incontrato il responsabile ambiente del PD, Stefano Mazzetti. Nell’occasione ha esposto il proprio Manifesto ed il ruolo fondamentale svolto dai cacciatori nella gestione e nel mantenimento dell’equilibrio faunistico ambientale oltre che la loro veste di portatori dei valori espressi dalla ruralità nella tutela della biodiversità e nella creazione di sinergie significative col mondo agricolo in tema di gestione e di sviluppo del territorio, contribuendo così alla crescita dell’impresa agricola in un contesto multifunzionale, nonché il consistente apporto all’attività economica del Paese.

In seguito all’incontro l’ufficio stampa del PD ha diramato il comunicato stampa che riportiamo:

Il Responsabile Nazionale Ambiente del PD, Stefano Mazzetti, ha incontrato la “Cabina di Regia” delle Associazioni Venatorie Nazionali riconosciute rappresentate da Massimo Buconi, vice presidente Nazionale FIdC; Sergio Sorrentino presidente nazionale ARCI Caccia; Giacomo Cretti, Enalcaccia, Vladimiro Boschi vice presidente nazionale ANUUMigratoristi; Pietro Pietrafesa direttore CNCN; che gli hanno presentato il “Manifesto per l’Italia, il paesaggio, l’ambiente e la ruralità”.

“Sono state discusse le questioni più rilevanti per una corretta gestione e conservazione della fauna selvatica – patrimonio indisponibile dello Stato – e degli ambienti naturali. E’ stato confermato l’impegno del Partito democratico ad affrontare queste tematiche, non in modo ideologico, ma nel merito delle questioni con il coinvolgimento del partito, nei territori, nelle Regioni, negli gli Enti Locali e con i Parlamentari Europei.”

“L’impegno del Pd – aggiunge Mazzetti – è di convocare una Conferenza Nazionale sulla biodiversità con tutti gli Enti previsti dalle leggi 157/92 e 394/91 che hanno competenze in materia, con il mondo scientifico e le rappresentanze delle organizzazioni imprenditoriali agricole e dell’associazionismo, per creare quelle sinergie indispensabili ad una vera tutela del territorio con politiche efficaci ed omogenee nell’intero Paese, con priorità a risolvere il rapporto – oggi molto critico – tra agricoltura e danni arrecati da alcune specie.”

ELEZIONI POLITICHE 2018: IN LOMBARDIA IL PROGRAMMA VENATORIO SU AMBIENTE E RURALITÀ UNISCE I PARTITI

 

Maria Stella Gelmini (Forza Italia), Viviana Beccalossi (Fratelli d’Italia), Stefano Borghesi e Giancarlo Giorgetti , Stefano Candiani e Dario Galli (Lega), Francesco Prina e Marina Berlinghieri (PD), Ignazio Messina (Civica Popolare) nel rispetto delle reciproche posizioni politiche, hanno mostrato convergenza sul ruolo importante dell’attività venatoria nella gestione faunistico-ambientale condividendo il manifesto.

La campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 4 marzo sta entrando nel vivo inasprendo le contrapposizioni tra le diverse forze politiche in campo. C’è un tema, però, che in Lombardia sembra superare le tradizionali divergenze programmatiche, registrando invece un consenso trasversale nella maggioranza assoluta degli schieramenti.

Si tratta del riconoscimento del ruolo del mondo venatorio e della figura del cacciatore nella gestione dell’equilibrio faunistico-ambiente, indispensabile per la salvaguardia della biodiversità.

In queste settimane ricche di incontri e colloqui, i rappresentanti della Cabina di Regia unitaria del mondo venatorio hanno, infatti, incontrato importanti esponenti lombardi, riscontrando apprezzamento nei confronti delle istanze presentate alla politica, dettagliate in punti programmatici precisi per rilanciare un’immagine corretta, reale, e non manipolata dell’attività della caccia praticata nel pieno rispetto della legalità e in armonia con l’equilibrio naturale.

A condividere gli impegni citati in Lombardia: Maria Stella Gelmini (Forza Italia), capolista alla Camera nel collegio plurinominale Lombardia 1-3, Viviana Beccalossi (Fratelli d’Italia), capolista alla Camera nel collegio plurinominale Lombardia 4 – 06, Mantova e Lombardia 4 – 04 e Lombardia 3 – 02, Lumezzane, Stefano Borghesi (Lega), candidato al Senato nel collegio uninominale delle valli (Brescia), Giancarlo Giorgetti (Lega), candidato alla Camera nel collegio Lombardia 1, Francesco Prina (PD), candidato alla Camera nel collegio Lombardia 1, Marina Berlinghieri (PD) candidata alla Camera nel collegio plurinominale di Brescia, Ignazio Messina (Civica Popolare), candidato al Senato nel collegio uninominale di Brescia, Stefano Candiani (Lega), candidato nel collegio Uninominale Senato Lombardia – 11, Varese e Dario Galli (Lega) candidato nel collegio Plurinominale camera Lombardia 2 – 02, Varese.

FEDERCACCIA. CONTROLLO FAUNISTICO: “CACCIA E CACCIATORI AL SERVIZIO DEL PAESE”

Il prolungarsi della situazione di incertezza nell’impiego di cacciatori formati nelle operazioni di controllo faunistico accentua il problema già grave dello squilibrio di molte specie – ungulati in particolare, ma non solo – e delle conseguenze su ambiente, coltivazioni e sicurezza dei cittadini. Federcaccia si rivolge al legislatore nazionale al fianco di Regioni e amministratori locali.

Cavalcando la ben nota sentenza della Corte Costituzionale n. 139/2017 alcune associazioni ambientaliste/protezionistiche stanno preparandosi ad attaccare tutte quelle leggi regionali che consentono alle Regioni di avvalersi di cacciatori formati in operazioni di contenimento e di attuazione di piani di abbattimento.

Sono di questi giorni un’ordinanza del TAR Abruzzo di remissione alla Corte Costituzionale della legge regionale sulla caccia abruzzese su ricorso dell’ENPA e della LAV nonché la denuncia di circa sessanta cacciatori umbri identificati dalle guardie giurate del WWF durante l’espletamento di interventi di contenimento organizzati dalla Regione Umbria.

Così come sono di questi giorni le bellicose dichiarazioni di esponenti del mondo ambientalista, votato al più esasperato protezionismo, di voler assumere analoghe iniziative in tutte quelle Regioni che hanno approvato norme analoghe ritenendo, in ossequio al principio di sussidiarietà orizzontale sancito dall’art. 118 Cost., a fronte della esiguità di risorse proprie, di potersi avvalere di soggetti privati – e dunque anche e soprattutto di cacciatori appositamente selezionati all’esito di corsi di formazione specifica – per porre effettivamente in atto il controllo di specie di fauna che rappresentano una vera e propria minaccia per chi vive e lavora in determinati ambiti territoriali.

Sono quegli stessi esponenti che hanno cantato vittoria per il ritiro da parte del Governo di due emendamenti – rispettivamente all’art. 12 e all’art. 19 – della L. 157/1992 in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio, che avrebbero posto rimedio al problema, omettendo peraltro di riferire che questo è avvenuto solo perché si trattava di emendamenti che poco avevano a che fare con norme di carattere finanziario.

Sono sempre gli stessi esponenti che, ancora, tacciono la recente entrata in vigore del D.lgs. 230/2017 che, nel dettare disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione di specie esotiche invasive (di cui l’Europa, lo ricordiamo, chiede l’eradicazione), consente alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano di ricorrere alla collaborazione anche “di soggetti privati”.

Sono sempre gli stessi esponenti che pervicacemente vogliono ignorare che le Regioni stanno cercando disperatamente di porre rimedio alla abnorme invasione perfino di centri cittadini da parte degli ungulati che, abbandonando i boschi, si sono impadroniti prima delle campagne e ora addirittura delle città, così da rappresentare un gravissimo pericolo per tutti i cittadini e da provocare danni che, solo nell’ultimo anno, sono stati stimati in oltre 100 milioni di Euro.

Le Regioni più avvedute si sono dunque fatte carico di emanare leggi volte al controllo e al contenimento, indifferibile e urgente, di tale fenomeno e per rispondere a un evidente interesse pubblico, consce della mancanza di personale in grado di intervenire, hanno previsto di potersi avvalere di cacciatori, preventivamente abilitati dalla frequenza di appositi corsi e superamento del relativo esame, come espressamente consentito ora solo alle Provincie Autonome di Trento e Bolzano, con una disparità di previsione e di trattamento, rispetto alle Regioni, palesemente incongrua.

Quello che si vuole considerare “esercizio venatorio”, cioè gli interventi di controllo e di attuazione dei piani di abbattimento da parte di cacciatori abilitati, sono invece forme straordinarie di interventi di pubblica sicurezza disposti dalle Regioni, svolti gratuitamente, sotto forma di volontariato, con tutto ciò che consegue anche in termini di impegno economico e rischio personale, svolti al servizio della Pubblica Amministrazione e dei cittadini, privi di qualsiasi aspetto ludico e ricreativo.

Se dunque le associazioni ambientaliste/protezionistiche intendono attaccare le leggi regionali approfittando della “trincea” scavata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 139/2017, Federcaccia vuol far sapere di essere pronta ad affiancare le Regioni – e con esse i cacciatori impegnati in questi servizi – nella loro difesa, dispiegando tutte le proprie forze e tutte le proprie risorse.

Perché prima di dubitare della legittimità costituzionale della leggi regionali c’è da dubitare non poco della legittimità costituzionale degli artt. 12 e 19 L. 157/1992, sottoponendo finalmente in via incidentale alla Corte la relativa questione, per i profili di incongruità e irragionevolezza di cui sopra.

Federcaccia vuole così dimostrare con i fatti di essere, una volta in più, pronta a scendere in campo accanto alle Regioni, affiancandole nelle loro richieste, già espresse a suo tempo dalla Conferenza Stato Regioni, e rilanciando al legislatore nazionale la necessità di una urgente risposta a questa situazione per una equilibrata e razionale gestione dell’ambiente, del territorio, della biodiversità, ma prima ancora per la tutela di valori primari quali la salute e l’incolumità pubbliche, la tutela del lavoro, dell’imprenditoria e delle attività agro-silvo-pastorali.

Lo fa nella piena consapevolezza che preservare l’ambiente e l’equilibrio faunistico sono elementi imprescindibili a qualsiasi forma di fruizione sostenibile del territorio, da quella del semplice cittadino che cerca ristoro immergendosi nella natura a chi di quel territorio vive, fino a chi pratica e ricerca una attività venatoria più soddisfacente.

Finalità queste nel cui perseguimento – come è stato nelle precedenti vicende giudiziarie dei calendari venatori tanto “dolorose” per le associazioni ambientaliste/protezionistiche – il mondo venatorio trova la sua legittima collocazione quale primario protagonista.

Il mondo venatorio ha infatti dimostrato di avere raggiunto la consapevolezza che il sostenibile esercizio della caccia non può essere disgiunto dall’affiancare la Pubblica Amministrazione nella pianificazione della gestione territoriale, nella difesa della biodiversità, nella programmazione delle attività di ricerca scientifica, nella raccolta dei dati, nella collaborazione alla formazione di atti normativi, nella organizzazione di corsi di preparazione e di formazione.

Risorse concrete, queste, spese all’unico scopo di preservare l’Ambiente (bene assoluto senza il quale l’esercizio venatorio, la cultura e le tradizioni legate alla caccia sarebbero privi di linfa vitale) che sono gratuitamente messe a disposizione della Pubblica Amministrazione.

Roma, 27 febbraio 2018 – Federazione Italiana della Caccia

SUI E CONTRO I PARCHI IN LIGURIA


Criticare: un sacrilegio, o saggezza conservazionista?

 

In Italia sparare sui Parchi è ritenuto quasi come “sparare sulla Croce Rossa”. Eppure queste istituzioni sono talmente state fagocitate dalla politica che per salvarne la finalità primaria è il caso di farlo – perché non è quella che ogni giorno si fa credere alla nostra opinione pubblica, a volte anche con interventi di ambientalisti o pseudo tali, che così si etichettano solo perché si interessano alla salute pubblica, agli inquinamenti di aria ed acqua o alla salvezza del Pianeta (Global warming) –, ma quella che portò all’istituzione del primo Parco Nazionale del mondo (Yellowstone) e poi a tutti quelli che seguirono almeno fino agli anni ’70 del secolo scorso (perché poi c’è stato lo sfascio ideologico di queste istituzioni, specie nel nostro Paese ed in alcuni altri europei); ovvero, Parchi per CONSERVARE.
E allora ecco che ha fatto bene la Regione Liguria a ritardare fin quasi a rigettare, la proposta dell’amministrazione comunale di Urbe (Savona) – peraltro, si dice, in opposizione alla maggioranza dei suoi cittadini – di ampliare ancora quel già enorme Parco del Monte Beigua, che andrebbe invece drasticamente ridotto in estensione se veramente gli si volessero migliorare le finalità di conservazione del solo patrimonio ambientale che veramente merita uno stato di conservazione.
Sta facendo bene sempre chi in Regione Liguria sta proponendo l’abrogazione di quel Parco inutile che è il Montemarcello Magra e Vara, che se tutela alcuni modesti angoli di Natura che una tutela merita, estende poi vincoli inutili e/o eccessivi su una enormità di territorio che se una salvaguardia paesaggistica merita, non merita quella di PARCO!
Sta però facendo male la stessa Regione e la limitrofa Piemonte, là dove vorrebbero (artefice il Ministro dell’Ambiente) far riconoscere Patrimonio dell’Umanità (PATRIMONIO DELL’UMANITÀ!) una regione a cavallo tra Liguria e Piemonte che è uguale a tante altre, ma che un tale riconoscimento non merita affatto. Perché un tale riconoscimento, al di là di quanto ne dicono i politici che lo sostengono e lo hanno proposto per mere finalità di stanziamenti pubblici ed europei (leggasi futuri appalti!) È UN VINCOLO! Un riconoscimento non meritato, perché, altrimenti, dovremmo riconoscere che TUTTA L’ITALIA andrebbe dichiarata Patrimonio dell’Umanità!
Saggia l’America e l’Australia ed altre nazioni extraeuropee, che vasti e splenditi territori veramente possiedono, ma che ben pochi assoggettano a tale riconoscimento proprio per rispetto al significato di questo riconoscimento ed ai vincoli che poi vanno fatti rispettare con serietà e non certo “all’italiana”, e senza pensare ad organismi pubblici di gestione, cadreghe e cadreghini ed appalti, vero primario interesse dei politici!
Per concludere, meno Parchi, Parchi più piccoli ma, … Parchi più seri! E che la politica si interessi solo di istituirli, non già di volerli poi gestire o condizionarne la gestione! Se è un dovere civico istituirli, non è un dovere civico volerli anche gestire!

Murialdo, 25 Febbraio 2018 Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness

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