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Luca Gironi

Luca Gironi

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Orgosolo: Brutta avventura per tre cacciatori sardi rapinati dai banditi

Scene d'altri tempi sono quelle che hanno accolto tre cacciatori nelle campagne di Orgosolo, mentre procedevano per una strada di campagna, l'hanno trovata sbarrata da un albero. Appena sono scesi per sgomberare la carreggiata sono stati affrontati da banditi armati e rapinati dell'auto e dei fucili. 

 

http://www.sardiniapost.it/cronaca/tre-cacciatori-cagliaritani-rapinati-orgosolo-bloccati-derubati-dei-fucili/

 

ARCI Caccia: Qui, ora, sempre e dovunque contro il bracconaggio

  • Pubblicato in Notizie

 

Chi ha sparato ad Agrippa? Il falco pescatore della Maremma ferito in Umbria


Sammuri: individuare il bracconiere. Chiunque sappia qualcosa informi i carabinieri forestali
[25 gennaio 2018]

Agrippa, un falco pescatore nato nella riserva naturale della Diaccia Botrona in Maremma nel maggio scorso è stato ferito con un colpo sparato da un fucile domenica 21 Gennaio, lungo il fiume Tevere, nei pressi di Todi. Come gli altri falchi pescatori che nascono in Maremma era monitorato attraverso un microgps del peso di soli 25grammi, alimentato da una batteria con pannello solare. Rispetto agli altri 6 giovani che si sono involati nel 2017 (altri 3 dalla Diaccia Botrona e 3 dal Parco della Maremma), gli unici in tutta Italia, è stato il più stanziale. Infatti 3 hanno raggiunto l’Africa:Claudio e Caracalla l’Algeria e Maciste (che poi si è scoperto essere una femmina) ha addirittura attraversato il Sahara ed è arrivato in Gambia. Gli altri 3 non sono stati così estremi Massenzio la Sicilia, Marco Aurelio in Campania e Adriano la Corsica.
Agrippa invece è stato molto più vicino a casa, girovagando tra le zone umide e riserve naturali, nonché Oasi Wwf, di Orbetello e Burano con qualche puntata nell’alto Lazio ed in Umbria lungo il Tevere, dove appunto è stato colpito. Una persona ha trovato il falco ferito e, con grande sensibilità, lo ha recuperato, ha avvertito i carabinieri forestali del servizio Cites di Perugia che, con prontezza e professionalità hanno recuperato il falco e lo hanno trasferito al centro di recupero di Formichella vicino ad Orvieto dove sono state somministrate le prime cure e effettuata la prima diagnosi. Nella giornata di Martedì 23 Gennaio abbiamo provveduto a trasferire Agrippa al centro Cruma di Livorno che ha già trattato falchi pescatori La diagnosi accurata con ulteriore radiografia ha evidenziato una frattura scomposta esposta all’ala destra. Agrippa è stato quindi operato per la riduzione della stessa. La prognosi è riservata e ci sono forti dubbi che possa volare di nuovo.
Fatta la cronaca, penso che sia doveroso fare alcune considerazioni. È ovvio che un ferimento con arma da fuoco, con una cartuccia a pallini non può che essere opera di un cacciatore. Peraltro giorno, periodo e zona dove è avvenuto il ferimento consentivano di andare a caccia, ma ovviamente non di sparare ad un falco pescatore, specie particolarmente protetta.
Chi mi conosce sa che non ho posizioni ostili nei confronti della caccia, so benissimo che, quando si rispettano le regole e si cacciano le specie consentite, non si creano problemi alla conservazione della biodiversità. Cinghiali, Cervi, Caprioli, Lepri, Fagiani sono abbondantissimi sul territorio (anzi, in taluni casi sono, anche troppi) e un’attività venatoria su queste specie come detto non crea problemi di conservazione. Ma uno che spara ad un giovane Falco pescatore non è un cacciatore e basta, è un bracconiere e un criminale. Si perché abbattere una specie particolarmente protetta è un reato (penale). Oltretutto stiamo parlando di una specie rarissima in Italia le tre coppie maremmane sono le uniche che si riproducono.
Vivo in Maremma, terra di cacciatori da sempre, con alcuni di loro sono cresciuto insieme e so che la stragrande maggioranza non si sognerebbe mai di sparare ad un falco pescatore o ad un altro rapace. Però ai cacciatori rispettosi delle regole e soprattutto alle associazioni venatorie devo dire una cosa: Se non prendete nettamente le distanze da certi comportamenti poi non vi dovete stupire se cresce l’ostilità nei confronti dell’attività venatoria e se a anche chi non sarebbe pregiudizialmente contrario si pone delle domande a riguardo.
Come si può agire in tal senso? Ci sono tanti modi, in primo luogo denunciando pubblicamente l’accaduto evidenziando come tali comportamenti, non solo sono criminali, ma producono o un danno evidente di immagine a tutta la categoria. Poi collaborando attivamente alle indagini; nel mondo della caccia spesso al bar si parla di quello che è successo durante la giornata. In Maremma, soprattutto nei paesi, è una cosa che fa parte della cultura e della tradizione. È anche bello ed interessante e, davanti a un bel bicchiere di vino, ci partecipa anche chi a caccia non è andato, come tante volte è successo a me.
Ecco perché se qualcuno può fornire informazioni importanti per i carabinieri forestali che stanno indagando, dovrebbe farlo. Nel caso che il colpevole venga individuato, non fare una difesa d’ufficio in quanto “cacciatore”, o tacere sulla cosa, ma anzi rivalersi per il danno di immagine procurato. Dimostrare concretamente che con i bracconieri il mondo della caccia serio e rispettoso delle regole e le associazioni venatorie non vogliono spartire nulla, magari, nel caso specifico, contribuendo con risorse economiche al progetto di conservazione del falco pescatore. Forse si sottrarrebbero risorse per iniziative strettamente venatorie, ma sarebbe un’azione chiara e netta. Comunque non sta a me scegliere come, ma solo dare un consiglio.
Diversamente, se non si fa niente, se si tace e si tollera il bracconiere, magari perché “è pur sempre un tesserato”, non ci si può poi stupire se l’opinione pubblica diventa sempre più ostile alla caccia.
Non tutti quelli che non vanno a caccia sono cresciuti in Maremma…


di Giampiero Sammuri – Presidente Federparchi

 

ARCI CACCIA UMBRIA PLAUDE ALLA PROPOSTA DELLA CONSIGLIERA REGIONALE CARLA CASCIARI

 

Il tema della filiera corta delle carni di selvaggina è un tema molto attuale al quale anche il mondo venatorio deve guardare con interesse.
Quanto proposta dalla Consigliera Casciari è in linea con le politiche venatorie di Arci Cacci, la necessità di dare risposte al problema dei cinghiali è fondamentale e la necessità che il cinghiale si trasformi da problema a risorsa è un passaggio fondamentale, certo la filiera delle carni non risolverà il problema dei numeri dei cinghiali presenti nella nostra regione, ma di certo dalle carni provenienti dagli interventi di contenimento della specie possono derivare risorse importanti da destinare all’indennizzo dei danni all’ agricoltura e a misure di prevenzione da mettere in atto per mitigare il problema.
Una filiera che sicuramente sarà in grado di produrre ricchezza e posti di lavoro, attraverso un utilizzo razionale della fauna selvatica, pertanto auspichiamo che dopo il via libera del consiglio regionale, anche la giunta regionale avvii il percorso.
Nei prossimi giorno dopo l’approvazione del Consiglio regionale di Arci Caccia saremo in grado di inviare ai competenti uffici regionali la nostra proposta di Piano di gestione dei conflitti faunistici, la quale dovrà essere discussa anche con le altre Associazioni venatorie.
La proposta tratterà diversi aspetti della gestione delle specie critiche, in larga parte rappresentata dal cinghiale, ma non solo, il piano stato è stato elaborato con il supporto del compianto Prof. Bernardino Ragni e si basa sul principio della Wild Life Economy.

 

Svizzera: I cacciatori ticinesi reclamano formalmente contro l'emittente RSI

Non si placa la polemica tra i cacciatori ticinesi e l'emittente televisiva RSI, dopo la trasmissione delle serie "Il Guardiacaccia" i cui contenuti sarebbero fortemente diffamatori nei confronti dei praticanti l'attività venatoria. Nessun chiarimento e nessuna scusa sono arrivati a seguito della lettera scritta dal Presidente Regazzi al Direttore di RSI Canetta. Per questo l'associazione che raggruppa i cacciatori del Canton Ticino presenterà un richiamo ufficiale

https://www.tio.ch/ticino/attualita/1237199/i-cacciatori---dalla-rsi-risposte-insoddisfacenti-e-nessuna-scusa-

 

Piemonte: A Biella arrivano i cacciatori tutor

I cinghiali stanno diventando un problema insormontabile per gli agricoltori. Per questo, dalla regione arriva l'idea di creare la figura del "cacciatore tutor", un operatore in contatto diretto con gli agricoltori che coordinerà una squadra di pronto intervento di tre cacciatori che interverranno in caso di danni ingenti. 

Alleghiamo l'articolo:

http://www.lastampa.it/2018/01/24/edizioni/biella/nuove-regole-contro-lemergenzacinghiali-con-il-cacciatore-tutor-agricoltori-coinvolti-nellabbattimento-4ysgHttA0cot0xJppI44RK/pagina.html

 

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