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Luca Gironi

Luca Gironi

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Violenze animaliste: FederFauna dice basta!

 La violenza animalista, sia fisica che verbale, sta raggiungendo livelli insostenibili. Per questo Federfauna ha organizzato questa interessante iniziativa: Segnalali, noi li denunciamo!, rivolta a tutti coloro che abbiano subito o assistito ad atti illeciti ma abbiano timore a presentare denunce alle autorità. 

 

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare di "sedicenti animalisti" che, pur conoscendo poco o per niente delle leggi di natura e l’etologia, hanno deciso di porsi come paladini del mondo animale.

Abbiamo assistito a violazioni della proprietà privata, con conseguente furto, ai danni di allevatori colpevoli di svolgere un lavoro che da sempre caratterizza la società umana. In nome di un improbabile anti-specismo (per cui uomo e animale sarebbero sullo stesso identico piano) e di un pietismo che fa dire al vegano di turno che dopo aver guardato un maiale negli occhi sarebbe impossibile mangiarlo (forse nella ricca società moderna, per chi sia nato e vissuto esclusivamente in città), costoro sentono di poter "liberare" le bestie da quelli che definiscono "aguzzini".

Associazioni quali ALF (animal liberation front) e altre congregazioni simili ma di stampo tipicamente italiano, oltre ad individui non appartenenti ad alcuna organizzazione, vengono animate da un fuoco quasi "crociato" che fa pensare loro di poter fare tutto e il contrario di tutto, in nome della giustezza della propria causa.

Ecco, allora, le continue aggressioni a pescatori e cacciatori.
Ecco i blitz ad eventi che vedono l’impiego di animali, spesso sfociati in manifestazioni violente.
Ecco i furti ai danni di allevatori.
Ecco gli assalti ai camion adibiti al trasporto del bestiame.
Ecco danneggiamenti, intimidazioni e blitz sotto casa ai danni di chi non segue la logica "pseudo-animalista".
Ecco la liberazione di animali che saranno poi destinati a morire; poco importa che si tratti di agnelli tenuti in casa in modo inadeguato, di tigri sottratte al circo ma anche all’allevatore con cui sono cresciute, di visoni liberati in massa in un bosco (con relativi rischi per l’eco-sistema), che moriranno di stenti o saranno vittime dei predatori o delle ruote delle automobili.
Ecco gli attacchi alla ricerca e alla medicina, colpevole di fare uso di "vivisezione" – che invece, e lo ricordiamo, in Italia è vietata da anni.
Ecco le minacce, gli insulti, l’esultanza qualora un "aguzzino" muoia, la totale assenza di rispetto ed empatia (ad opera di chi si definisce "eticamente superiore") verso coloro che si ritengono essere i nemici e le loro famiglie.

Non c’è più traccia di umanità, evidentemente, in persone che si sono paragonate alle bestie al punto da diventare tali e che arrivano ad augurare il cancro a bambini colpevoli di mangiare una bistecca, o a ritenere che un disastro naturale che abbia mietuto centinaia di vittime sia opera del cosiddetto "karma".

La diffamazione è continua e costante e corre sui social media, ad opera di pagine e gruppi che non fanno che dipingere tutto ciò che ruota intorno al settore zoo-tecnico come malvagità pura e incarnata. L’allevatore è paragonato a un sadico torturatore, il consumatore è definito "mangia-cadaveri", il vegano-animalista si sente parte di una razza eletta che con coraggio punta il dito e svela la verità; molto spesso "apre gli occhi" agli stolti tramite l’impiego di foto e video decontestualizzati, dove si mostrano episodi di una violenza che in Italia non è consentita.

A queste persone non importa il porsi con onestà intellettuale; il dire quale sia effettivamente la situazione vigente; il distinguere tra l'allevamento in epoche o contesti lontani e quello attuale nel nostro Paese; il sottolineare che determinate situazioni – se esistono – appartengono all’ambito dell’illegalità; l’ammettere che gli animali di zoo-circhi-acquari sono comunque tenuti sotto controllo veterinario; il ribadire che la caccia serve anche agli agricoltori perché tutela le attività umane; il distinguere tra cacciatori e bracconieri...

Costoro vogliono solo tirare acqua al proprio mulino: talvolta in buona fede, pensando di combattere una giusta causa; altre volte in malafede, allo scopo di arricchirsi personalmente, come abbiamo potuto constatare in seguito ad alcuni scandali riguardanti associazioni animaliste ed onlus del settore.

La politica strizza loro l’occhio, pensando di aver trovato un nuovo elettorato da cui attingere voti, non rendendosi conto che in questo modo va a danneggiare quelle categorie di LAVORATORI ONESTI che contribuiscono alla crescita economica italiana, in nome di un animalismo peloso dove troppo spesso i "capi" non hanno la minima idea di ciò di cui stanno parlando, forti di convinzioni nate in seguito a qualche ricerca su google, o all’aver tradotto pedissequamente quanto trovato su siti di matrice americana, sebbene la situazione americana ed italiana non sia affatto la stessa.

Il delirio collettivo prosegue e va oltre, nei post diffamanti contro le singole persone, nei mail-bombing (ovvero mandare la stessa e-mail tutti insieme) alle aziende e alle istituzioni, negli inviti ai boicottaggi e nelle recensioni negative a quelle attività che non si piegano alla fede vegano-animalista.

"Se muore un cacciatore godo a tutte le ore", bercia qualcuno, seguito da un esercito di forcaioli urlanti che alimentano un odio cieco e continuo, sfociato spesso in veri e proprio atti vandalici.

Se ancora non bastasse, nell’ultimo anno le reti televisive nazionali hanno ospitato questi personaggi, ne hanno mostrato le imprese e talvolta li hanno appoggiati palesemente. Persino le istituzioni, nel periodo pasquale, hanno ben pensato – tramite alcuni loro rappresentanti – di supportare campagne come quella di salvare gli agnelli dal macello, senza rendersi conto dei danni fatti ad allevatori e pastori la cui scomparsa costituirebbe un enorme danno sia per l’economia italiana, sia per la bio-diversità e la tutela del territorio.

A tutto questo, Federfauna dice basta.

L’attacco contro le categorie che rappresentiamo e difendiamo è costante e vergognoso, ma soprattutto è immotivato e portato avanti sulla base di falsi presupposti.

Noi non ci stiamo ad assistere a tutto questo in silenzio: oltre a batterci affinché venga istituito il reato di eco-terrorismo presente in altri paesi, abbiamo deciso di prendere le difese di chiunque decida di rivolgersi a noi. È il momento di intraprendere azioni legali che portino i responsabili a pagare le conseguenze di ciò che dicono o che fanno.

Siamo consapevoli che molti non denuncino per paura, per ignoranza, per non mettersi in una causa che forse durerà anni e non porterà a niente. Tuttavia, è proprio questo modo di pensare e di non-agire che sta dando forza ad una parte della società che altrimenti sarebbe marginale.

Noi siamo in numero maggiore, abbiamo una conoscenza degli argomenti trattati sicuramente superiore a loro e – soprattutto – abbiamo la legge (e, speriamo, anche lo Stato) dalla nostra.

Chiediamo a tutti coloro che siano stati vittime dei pseudo-animalisti, che abbiano assistito alle violenze degli stessi, che abbiano subito danni ad opera di persone che altro non sono che veri e proprio vandali ammantati dietro una presunta "nobile causa", di contattarci affinché possiamo agire ora e fermarli.

Dobbiamo fare informazione e riportare le cose nella giusta ottica, ma dobbiamo anche chiedere aiuto alla legge in quanto non siamo noi ad aver commesso dei crimini.

Faremo il possibile per aiutarvi passo dopo passo e – quando possibile – per assicurarvi che possiate restare anonimi. Discuteremo insieme il da farsi e da qui partiremo per tutelarvi e tutelarci.

Non siete soli, non dovete esserlo.

È arrivato il momento di agire.

Federfauna dice "basta" e spera che lo facciate anche voi.

Autore: E.B.

http://www.federfauna.org/stopecoterrorismo.php

 

 

COPPA MEDITERRANEO, UNA COMPETIZIONE SEMPRE PIÙ IMPEGNATIVA

 


La prima edizione di questa avventura sembra dietro l’angolo, invece sono passati 11 anni e in questo lasso di tempo il Mediterraneo (o almeno la sua versione cinofila e agonistica) si è allargato a dismisura fino a lambire le coste della Danimarca o a mischiare le sue acque con quelle del Golfo di Biscaglia. E quest’anno l’11^ edizione della Coppa si è svolta proprio a un pugno di chilometri dall’Atlantico, nella regione francese delle Landes, un po’ più a sud di Cazalis che fu la sede della 5^ edizione.

Anche questa competizione – ma stavolta non è stata una sorpresa – si è disputata nel bel mezzo di un territorio coperto da pinete a perdita d’occhio in tutte le fasi possibili e immaginabili di accrescimento e, come se non bastasse, con un sottobosco di eriche e felci di altezza inversamente proporzionale a quella degli alberi. Un teatro di gara assai poco usuale per i nostri conduttori e per i loro ausiliari, specie per quelli di taglia piccola come i breton che, guarda caso, hanno patito assai più dei soggetti dotati di leve più lunghe.

L’organizzazione della Coppa è stata affidata alla Association Canine Territoriale des Landes che ha svolto in maniera diligente il compito non certo facilissimo di gestire una gara così impegnativa. A dirigere le quattro batterie, due di Inglesi e due di Continentali è stato chiamato un pool di giudici che, per imprevisti e spiacevoli contrattempi dei due rappresentanti della Serbia, ha subito qualche modifica in corso d’opera.

Per gli Inglesi erano impegnati: Paolo Berlingozzi (presidente – Italia) e il greco Giannis Foutris; Jean Lassandre (presidente – Francia), Deligey e Mario Testa. Per le razze continentali, invece, erano schierati: Serge Guilbert (presidente – Francia) e Kristen Steilnkuehler; M. Steilnkuehler e Bruno Maury.

Il lotto dei concorrenti vedeva coinvolte ben 14 rappresentative nazionali delle quali Croazia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Romania e Svezia solo con cani delle razze continentali mentre Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Italia, Portogallo, Spagna e Svizzera avevano concorrenti con ausiliari Inglesi e Continentali.

Bisogna fare alcune doverose (ma anche simpatiche e curiose) note di “colore cinofilo”. La prima, riguarda una massiccia e insolita presenza di alcune razze che per lunghi anni sono immeritatamente rimaste nell’ombra: i Setter Gordon fra le razze Inglesi e i Langhaar e i Vizsla fra i Continentali. L’altra nota riguarda la compagine svedese nella quale figurava nientemeno che un Bracco Italiano, una femmina per l’esattezza, che in prima giornata è stata fra i tre soggetti in classifica con un più che onorevole Mb.

Questa la succinta cronaca tecnica delle due giornate di gara.

Inglesi

La 1^ Batteria (giudici Lassandre-Deligey) era composta da 8 turni e alla fine della prima giornata vedeva solo quattro concorrenti in classifica: Philippe Ruault (Francia) con la si Janga du Bief Joli – Cacit; Serge Rouby (Francia) con la p Id du Petit Tauzin – R.Cacit; Sara Chichester (Inghilterra) con la sg Little treasure of Gawcott – 3° Ecc.; Paolo Pardini (Italia) con il p Luk – Mb.

Anche in seconda giornata i concorrenti in classifica erano solo quattro con l’azzurro Samuele Aringhieri e il p Vinci delle Furie dei Biagioni – 1° Ecc. Cacit; Francisco Salvidea (Spagna) con il p Piero Primero de Iparraguirre – 2° Ecc.; Serge Rouby (Francia) con la p Id du Petit Tauzin – 3° Ecc.; Karin Nievergelt (Svizzera) con la sg Black Rider Noira – Mb.

 

La 2^ batteria, affidata al giudizio di Berlingozzi Foutris, comprendeva altri otto concorrenti e alla fine del primo giorno la classifica ne vedeva solamente quattro: Stefano Pianigiani della compagine azzurra con il si Pianigiani’s Castle – 1° Ecc.; Marcel Fricker (Svizzera) con il sg Fidelio di Clos de la Capitanerie – 2° Ecc.; Johnn Naylor (Inghilterra) con il p Goddribb Bari Bitterboom – 3° Ecc.; Antony Merle Des Isles (Francia) con la p Haway – Mb.

Il secondo giorno la classifica era assai più corposa e comprendeva: Marcel Fricker (Svizzera) con il sg Fidelio di Clos de la Capitanerie – 1° Ecc.; Gilles Mazerolles (Francia) con la sg Ice Tea – 2° Ecc.; Antony Merle Des Isles (Francia) con la p Haway – 3° Ecc.; Marc Ellenhoist (Germania) con la sg Jamainas Delia – 4° Ecc.; Carlo Ghinassi (Italia) con il si Bolt – Ecc.; Antonio Munoz (Spagna) con il si Hulk del Puig Seguer – Ecc.; Mario Manuel Lourenco (Portogallo) con la p Jessy Jay dos Potinhos – Mb.; Johnn Naylor (Inghilterra) con il p Goddribb Bari Bitterboom – Mb.

 

Le qualifiche delle due gare determinavano così un podio che non ammetteva dubbi per i due gradini più alti. Oro al francese Serge Rouby con la p Id du Petit Tauzin (per il regolamento della Coppa del Mediterraneo viene considerata la somma dei punteggi ottenuti nelle due giornate e quindi una R.Cacit e un 3° Ecc valgono 18 punti) e argento per lo svizzero Fricker e il suo imponente gordon Fidelio di Clos de la Capitanerie (15 punti). Restava da attribuire il bronzo e in ballottaggio c’erano Samuele Aringhieri con il nevrile ma riflessivo Vinci delle Furie dei Biagioni e il transalpino Philippe Ruault con la si Janga du Bief Joli, entrambi fermi a 12 punti, quelli che spettano alla qualifica Cacit. Nello scontro diretto non c’è stata storia e dopo pochi secondi la cagna francese ha dimostrato tutti i suoi limiti mentre Vinci si è prodotto in un potente exploit che gli ha permesso di sistemarsi con grande autorevolezza sul terzo gradino.

Da sottolineare che, a differenza di quanto previsto dalla “filosofia sportiva” della Fidasc e dal regolamento della Coppa, in tutti gli altri Campionati Europei su due giorni (Grande Cerca, Starne, Caccia Pratica) proprio questi due concorrenti, titolari della qualifica massima, si sarebbero contesi non il terzo ma proprio il primo posto!

A livello di Team nazionali, visto che la matematica non è un’opinione – a differenza di alcuni giudizi sicuramente opinabili – la rappresentativa Azzurra della Fidasc (Samuele Aringhieri, Carlo Ghinassi, Paolo Pardini e Stefano Pianigiani) si è messa al collo la medaglia d’argento grazie ai 28 punti conquistati nelle due giornate. L’oro è andato alla Francia (46 punti) e il bronzo alla Svizzera (17).

 

Continentali

La 1^ Batteria, affidata al giudizio di Guilbert e K. Steilnkuehler, era stata suddivisa in 11 turni e, alla fine della 1^ giornata, solo 4 equipaggi erano in classifica: Loic Pressac (Francia) con la gk Ilann des Chaumes de Richebourg – 1° Ecc. Cacit; Javier Nunez Garcia (Spagna) con l’eb Grau des Puig Seguer 2° Ecc.; Jorge Manuel Picarra Silva (Portogallo) con l’eb Geff du Canal de Lunel – 3° Ecc.; Kai Uwe Steeg (Germania) con il bu Baru vom Schimberg – mb

5 equipaggi, invece, figuravano in classifica al termine della seconda giornata: Bjorn Eckert (Germania) con il bu Campo vom Schimberg – 1° Ecc. Cacit; Loic Pressac (Francia) con la gk Ilann des Chaumes de Richebourg – 2° Ecc. R. Cacit; Lisbeth Wallter Tjader (Svezia) con la k Snog Myra – 3° Ecc.; Jean Claude Piat (Francia) con Habby du Pas des Cabanelles – 4° Ecc.; Engel Saethereng (Norvegia) con la eb Peppa – mb.

 

La 2^ batteria, (giudici M. Steilnkuehler e Maury) comprendeva 10 turni e, al termine del primo giorno vedeva una classifica cortissima con solo 3 equipaggi: Linsey Whitlay (Inghilterra) con il langhaar Questor Llewelyn 1° Ecc. R. Cacit; Erik Petermann (Danimarca) con la k Petermann’s Okie – 2° Ecc.; Joacim Nordell (Svezia) con la bi Angwill’s Chicka Boom Mb.

Ancora tre soli equipaggi nella classifica del secondo giorno: Patrick Fedou (Francia) con il dr Hespoir dy Croire de la Ronde des Becasses – 1° Ecc. Cacit; Patrick Fedou con la eb Ivoire du Pic des Sources – 2° Ecc. R. Cacit; Giuliano Goffi (Italia) con l’eb Gephore de Keranlouan – 3° Ecc.

Tutto facile per il francese Loic Pressac con la sua potente griffon korthals Ilann des Chaumes de Richebourg con una R.Cacit in primo giorno e il Cacit nel secondo e un bottinop di 23 punti.

Un po’ più complessa la determinazione della classifica finale individuale del Continentali. Un primo barrage ha visto contrapposti due Cacit di batteria: Bjorn Eckert (Germania) con il bu Campo vom Schimberg e Patrick Fedou (Francia) con il dr Hespoir dy Croire de la Ronde des Becasses che, vincendo il barrage si è aggiudicato il Cacit mentre la Riserva è andata al tedesco che si è quindi trovato a pari merito con un’altra Riserva, la britannica Linsey Whitlay con il langhaar Questor Llewelyn. Lo spareggio è andato alla conduttrice che è quindi riuscita a salire su terzo gradino del podio individuale.

Colpo grosso dei padroni di casa anche nelle squadre Continentali con un totale di 49 punti. Al secondo posto la Germania con 13 punti e infine la Svezia con 11 punti. A questo proposito c’è da dire che per un errore di segreteria, il bronzo è stato inizialmente assegnato alla Gran Bretagna che quindi appare impropriamente nelle immagini delle premiazioni.

Nonostante non sia riuscita a ripetere lo straordinario exploit dello scorso anno in Danimarca dove si aggiudicò tutte e quattro le medaglie d’oro in palio, la nazionale azzurra ha dato prova di grande preparazione e sportività. Sia il vice presidente vicario Domenico Coradeschi, che guidava la delegazione nazionale, sia il presidente Felice Buglione, impegnato in alcune importanti riunioni presso il Coni, si sono quindi dichiarati ugualmente soddisfatti e sempre determinati a mantenere l’indiscussa supremazia della cinofilia italiana.

«Era abbastanza prevedibile – ha dichiarato il presidente Buglione appena appresi i risultati – che non saremmo riusciti a ripetere l’en plein dello scorso anno ma la cinofilia italiana è ancora saldamente al comando dell’albo d’oro della Coppa del Mediterraneo con 41 medaglie (19 d’oro, 11 d’argento e 11 di bronzo) seguita proprio dalla Francia che stavolta ha saputo sfruttare al massimo il “fattore campo” ma resta distanziata di ben 26 lunghezze con 9 medaglie d’oro, 4 d’argento e due di bronzo. L’anno prossimo saremo ancora più agguerriti e preparati per consolidare e aumentare questa supremazia».

In Piemonte gli animalisti lanciano accuse pesanti ai cacciatori. Arci Caccia pronta a difendere l’onorabilità dei seguaci di Diana

  • Pubblicato in Notizie

 

Sui quotidiani, a seguito del grande incendio che sta devastando le montagne torinesi, sono apparsi articoli infamanti che riportano dichiarazioni di esponenti di gruppuscoli di animalisti. Questi signori, sostengono addirittura collusioni tra comuni e cacciatori per ritardare la chiusura della caccia e permettere ai cacciatori di abbattere gli animali messi in fuga dalle fiamme. Arci Caccia, assieme agli altri attori del mondo venatorio che vorranno associarsi, si attiverà per difendere l’onore dei cacciatori nelle sedi opportune.

http://www.quotidiano.net/benessere/animali/animali-piemonte-incendi-aidaa-1.3494182

 

Toscana : Cia, Arci Caccia e Libera Caccia firmano un protocollo di intesa

 

PRESENTAZIONE PROTOCOLLO D’INTESA

CIA AGRICOLTORI ITALIANI – ARCI CACCIA – LIBERA CACCIA

DELLA TOSCANA

 

in programma

 

Venerdì 3 novembre 2017

ore 12.15

 

Caffè Le Giubbe Rosse

Piazza della Repubblica 13r – Firenze

 

La gestione del territorio ha un valore strategico prioritario ai fini della competitività della Toscana, per valorizzare l’agricoltura, l’ambiente, la biodiversità e la fauna selvatica. Cia Agricoltori Italiani Toscana, Arci Caccia Toscana, Liberacaccia Toscana danno vita ad un reciproco patto di consultazione e collaborazione a livello regionale e nel territorio sulla gestione faunistico-venatoria.

 

INTERVERRANNO

 

Luca Brunelli, presidente Cia Toscana
Sergio Sorrentino, presidente nazionale Arcicaccia e rappresentante legale per la Toscana
Alessandro Fulcheris, presidente regionale Libera Caccia
Marco Remaschi, assessore all’agricoltura, foreste e caccia Regione Toscana

Saranno inoltre presenti: Cinzia Pagni, vicepresidente vicaria nazionale Cia; Giordano Pascucci, direttore Cia Toscana; Cristian Maffei, vice presidente nazionale Arcicaccia; Sirio Bussolotti, delegato regionale Arcicaccia; Paolo Sparvoli, presidente nazionale Libera Caccia; Sisto Dati, vicepresidente vicario nazionale Libera Caccia.

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura