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Luca Gironi

Luca Gironi

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ANLC: Menzogne e terrorismo mediatico

 

Ancora una volta l’ideologia animalista è riuscita, con la complicità di alcuni organi di stampa, nell’intento di seminare allarmismo attraverso un comunicato stampa imbottito di falsità, banalità e luoghi comuni.
Purtroppo, il ricorrente terrorismo mediatico delle innumerevoli sigle animaliste ha trovato una inaspettata e compiacente sponda proprio su un quotidiano online di “provincia” e non un grande organo di informazione metropolitano.
Viterbo News 24 che ha pubblicato in maniera del tutto acritica il lungo comunicato di Animalisti Italiani dovrebbe invece conoscere molto bene la realtà ambientale e sociale di un territorio nel quale la caccia riveste un ruolo sempre più fondamentale per la gestione globale dell’ambiente agro-silvo- pastorale che è pesantemente penalizzato da una fauna selvatica (soprattutto ungulati) che risulta in costante, massiccio incremento, e che costituisce un pericolo concreto per l’economia agricola e per la sicurezza pubblica.
Ognuno, ci mancherebbe altro, è liberissimo di manifestare i propri convincimenti ideologici e anche la propria avversione alla caccia ma ci sono dei limiti, anche legali, che non possono e non debbono essere oltrepassati.
Innanzitutto, non si può disturbare la pratica venatoria che NON è uno sport ma un’attività umana millenaria severamente regolamentata da una lunga serie di norme nazionali e internazionali che sono basate sulla scienza e non sul fanatismo ideologico di una quindicina di persone.
In secondo luogo, non si può dire che, negli ultimi 5 anni, la caccia abbia causato 115 morti se invece i dati reali, eliminati gli infarti, le banalissime cadute o, peggio ancora, gli omicidi e i suicidi che qualche benemerita associazione conteggia disgustosamente fra gli incidenti venatori, parlano di 80 morti fra i quali 7 estranei alla caccia.
Certo, 80 morti in 5 anni non sono poca cosa ma non si può e non si deve dimenticare che altre attività umane hanno provocato un numero di vittime incredibilmente maggiore.
Una ricerca del CNCN ci consente di riportare dati reali, e non taroccati con l’aggiunta di infarti e omicidi come invece sono solite fare alcune associazioni anticaccia.
Questo è il confronto dei morti negli ultimi 5 anni fra le principali attività svolte all’aria aperta: caccia 80 (fra cui 7 non cacciatori); pesca 56; balneazione e attività similari 537; raccolta funghi e altri frutti di bosco 145; escursionismo e passeggiate 479; alpinismo e attività similari 158; attività subacquea 132; sci e attività similari 124; nautica e torrentismo 65; volo sportivo e similari 88.
Come si vede, a dispetto dei toni apocalittici usati dai soliti comunicati animalisti la caccia non è certo l’attività più pericolosa ma occupa il terzultimo posto dopo la pesca e la nautica. Un’altra argomentazione scorretta e mistificatoria è voler collegare il fenomeno del saturnismo all’attività venatoria, facendo finta di ignorare che il piombo è ormai vietato nelle zone umide e in quelle di protezione speciale. L’invocazione della chiusura definitiva della caccia al 31 gennaio si commenta da sola ed altrettanto ridicola è la storia della caccia a marzo. Infatti, i prelievi di alcuni ungulati sono previsti (e richiesti) dal mondo scientifico e avvengono in tutta Europa per cercare di mantenere un ottimale equilibrio nelle popolazioni di alcune specie per evitare epizoozie e danni al patrimonio agroforestale.
Infine, c’è la grottesca esibizione di una manciata di bossoli faticosamente raccolti chissà dove, ben sapendo che l’abbandono delle cartucce sul territorio è vietato dalla legge e sanzionato in misura maggiore dell’abbandono di rifiuti tossici o delle centinaia di migliaia di tonnellate di schifezze lungo i bordi delle strade.
Insomma, nonostante le consuete mistificazioni e le stupide sceneggiate con pentole e campanacci, la violenta e intollerante avversione alla caccia ha esclusivamente motivazioni ideologiche e di natura personale. Non esistono giustificazioni scientifiche (la biodiversità italiana è fra le maggiori del mondo e le popolazioni di fauna cacciabile sono ovunque stabili o in continuo aumento). E per ultimo, è del tutto infondata la tanto sbandierata pericolosità sociale della caccia.


Il Presidente


Paolo Sparvoli

Quale futuro per la stanziale a Pistoia? Se ne parlerà il 1 febbraio in un'assemblea organizzata da Arci Caccia

  • Pubblicato in Notizie

Quali strategie possono essere attuate in Provincia di Pistoia per gestire in modo efficiente Fagiano, Lepre e Pernice? Se ne parlerà in un'assemblea organizzata da Arci Caccia Giovedì 1 Febbraio alle ore 21 presso il Circolo Arci Bottegone. Ospiti della serata, oltre ai dirigenti Arci Caccia, Roberto Niccolai 2 volte presidente dell'Atc Pistoia e  Federico Picciolli e Roberto Mazzoni della Stella, tecnici con decenni d'esperienza nel campo della gestione di questi animali.

Alleghiamo il volantino:

CCT: LIBERACACCIA, UN DOTTOR JEKYLL E MISTER HIDE… A COSA DEVONO CREDERE I CACCIATORI?

 

Come è ormai noto, la CCT non ha fatto segreto delle posizioni critiche nei confronti della Regione e del competente assessorato. Dalla Legge Obiettivo fino ad arrivare alle ultime richieste sul merito dell’operatività degli ATC Toscani, la Confederazione ha sempre espresso le proprie motivate riserve sulle varie questioni operative e gestionali, affiancando alla critica una serie di proposte costruttive sempre volte al confronto ed alla concertazione (nostro malgrado sovente disattesa).

Con stupore, notiamo come nel caso della Liberacaccia, la complessità dei problemi generi un certo stato confusionale e quasi in contemporanea, escono alla luce due linee completamente divergenti.

Il documento dato in pasto alla stampa locale a Siena dove la Liberacaccia sostiene la difesa acritica dell’operato dell’assessore Remaschi in pieno disaccordo con il grido di allarme lanciato dai Presidenti degli ATC Toscani sullo stato di crescente paralisi gestionale e la quasi contemporanea Lettera del presidente regionale della stessa, Fulcheris che prende le distanze dalla Regione e ripropone quasi in fotocopia, molti dei temi che la CCT da mesi sostiene pubblicamente, danno il segno tangibile di cotanta confusione.

Il coretto senese intonato assieme ai nuovi compagni di viaggio, sembra non intonarsi con lo spartito generale. Noi concordiamo con Fulcheris su molti aspetti e soprattutto quando dice “Il caos normativo che regna negli ATC, oltre a paralizzare tutta la gestione venatoria, ha spinto i Presidenti degli ATC a scriverle una lettera di protesta che già si vocifera sia l’anticamera delle dimissioni. Le chiedo a nome della Liberacaccia e di tutti i cacciatori di riflettere su ciò che ho scritto, non solo perché in un prossimo domani dovrà rendere conto ai suoi elettori, ma soprattutto perché, questo modo di operare della Regione, sta portando alla distruzione la cultura e la tradizione atavica dell’attività venatoria”.

Bravo Fulcheris! …..Ora però sarà il caso che qualcuno telefoni a Siena e informi i coristi del cambio di spartito.

ANLC: TEORIE SUGLI STATI CONFUSIONALI

 

Rispondiamo alla Federcaccia Toscana, anche se la missiva diffusa sulla stampa porta un’altra sigla, che però per noi ha valore pari a zero e che quindi evitiamo di nominare.
Ringraziamo in maniera particolare la Federcaccia Toscana che ci fa una gran pubblicità gratuita, elogiando una nostra presa di posizione doverosa in merito ai gravissimi problemi che assillano l’attività venatoria regionale e che abbiamo ribadito nella recente lettera aperta all’Assessore Remaschi. Purtroppo, la Federcaccia Toscana, che guida una pseudo confederazione dove tutti, in pratica, sono confluiti in Federcaccia Toscana, non riesce a mandar giù il fatto che ANLC abbia sottoscritto un percorso di alcuni punti comuni con altri soggetti. Purtroppo per Federcaccia Toscana, da questa parte non c’è alcuno stato confusionale, nessun cambiamento di rotta, né a Siena né da altre parti, e continuiamo sempre sulla stessa strada: posizione critica, fortemente critica, su tutta la legge obiettivo, fin dall’inizio e cioè fin da quando, da parte della “Confederazione Federcaccia Toscana” non si vedeva nessuna posizione di contrasto alla Legge Remaschi. Solo ANLC protestava, organizzando assemblee e persino manifestazioni nelle quali non si è mai vista una bandiera, né della Federcaccia Toscana né di qualcuno dei “satelliti” che ormai ci sembrano “fagocitati” dall’associazione madre. Rimaniamo poi allibiti e sconcertati che in codesta pseudo confederazione non si sia capito che l’articolo scritto dal Provinciale ANLC di Siena scaturisca a causa di una forte preoccupazione del mondo venatorio per l’immobilismo di alcune ATC. Dovuto, certo, in parte alle nuove disposizioni, sempre più farraginose, che portano qualche comitato di gestione a dotarsi di convenzioni per effettuare gare di appalto per lanciare selvaggina sul territorio ed altri no, col rischio che alcune Province non immetteranno alcun tipo di animale! La lettera di Siena è perfettamente condivisibile perché richiama l’attenzione sul rilancio della piccola selvaggina. Da Siena nessun “coretto” ma un forte richiamo affinché si possano utilizzare le poche risorse disponibili per miglioramenti ambientali e ripristino concreto degli Habitat.
Libera Caccia prosegue sulla stessa linea, ed è felice che, dopo un po’, ma solo dopo un bel po’ anche Federcaccia Toscana e “fagocitati vari” arrivino a condividere quello che ANLC afferma da sempre sul conto della Legge Obiettivo. Grazie a Federcaccia Toscana il cognome del Presidente Regionale Toscano della LIBERA CACCIA, paragonato al Dott. Jekyll e Mr. Hide (paragone che naturalmente rispediamo al mittente), vola su tutti i siti e blog venatori. Non poteva accadere di meglio.


Alessandro Fulcheris

 

FEDERCACCIA MARCHE RISPONDE AL TG3 REGIONALE

  • Pubblicato in Notizie



In riferimento al servizio del TG 3 Marche andato in onda nella edizione delle ore 14 del 25 Gennaio che aveva come argomento l’attività venatoria nella nostra regione, Federazione Italiana della Caccia Marche, citata nel servizio, ritiene opportuno esprimere alcune considerazioni sui contenuti espressi, riconducibili a un comunicato congiunto di sette associazioni ambientaliste.

Ancora una volta si dimostra come l’ideologia anticaccia di alcune associazioni – per fortuna non tutte – ha il sopravvento sulla legittima e condivisibile preoccupazione per l’ambiente nel suo complesso. Così facendo, queste, invece di dare una corretta informazione volta a risolvere le numerose problematiche che coinvolgono il mondo agricolo e la gestione di fauna e ambiente, si limitano a fare sterile propaganda anticaccia, cercando visibilità mediatica col creare inutile clamore e vuoto allarmismo.

Nella regione Marche ad esempio, non è stato approvato nessun atto volto ad allungare la stagione venatoria rispetto agli atti adottati dalla Regione nel giugno 2017. La caccia si concluderà quindi nei tempi decisi e approvati dalla Regione Marche, nel pieno rispetto della normativa nazionale, regionale e internazionale.

Ancora più grave, e ci tocca anche come cittadini, è il procurato allarme sul presunto avvelenamento da piombo con i conseguenti effetti inquinanti e sulla salute pubblica attribuito ai caricamenti delle cartucce da caccia, i cosiddetti “pallini”. I dati scientifici più recenti, seguiti dal mondo venatorio con attenzione, permettono di affermare che non vi sono prove a supporto di un problema di saturnismo nell’uomo indotto dalle cartucce da caccia. Da ricordare che il piombo è rilasciato nell’ambiente umano da innumerevoli altre fonti, tra cui anche vecchie tubature idriche, combustibili, vernici ed altro. Ciò nonostante, chi si dedica alla caccia in zone umide della Rete Natura2000 deve obbligatoriamente utilizzare cartucce senza piombo e quest’accortezza è fatta propria, in modo del tutto autonomo e come segno di attenzione all’ambiente che ci ospita, anche da molti cacciatori al di fuori da queste circostanze. Anche questo un segno evidente, al di là di quanto le associazioni anticaccia affermano, dell’evoluzione del cacciatore nel tempo e della sua attenzione in termini di gestione del territorio e della fauna, oltre al rispetto di tutte le direttive nazionali e comunitarie in termini ambientali.

Per quanto riguarda infine la diminuzione dei praticanti, nell’ultimo decennio nelle Marche come nel resto del Paese si è riscontrato un calo fisiologico dei cacciatori dovuto a molte cause, ma certamente non nei termini riportati nel servizio. Ma questo non fa certo della caccia una attività in via di estinzione.

In conclusione è palesemente noto che ambiente ed agricoltura non possono fare a meno dell’attività venatoria al servizio della gestione delle specie selvatiche nelle campagne, nei boschi, nei fiumi e in tutti gli habitat del nostro Paese. (www.ladeadellacaccia.it)

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