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Luca Gironi

Luca Gironi

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Varese: Per Coldiretti è allarme cinghiali

 

Non si contengono più le scorrerie dei cinghiali. A rivelarlo è la Coldiretti Varese al seguito dell’ennesima segnalazione arrivata dalle campagne del Varesotto. Questa volta, a farne le spese sono stati i campi situati tra Luino e Montegrino Valtravaglia, dove gli ungulati hanno devastato, in totale, circa 17 ettari di prato stabile.

“È una lotta continua con questi animali infestanti, che da un paio di mesi sono tornati a prendere di mira i miei 3 ettari terreno — racconta Marinella Pastorelli, 49 anni, agriturista di Montegrino Valtravaglia —. In questi appezzamenti noi coltiviamo fieno per alimentare i nostri capi di bestiame, tra cui bovini, asini e conigli. Temiamo che la situazione dell’anno scorso si ripeterà anche quest’anno, replicando la perdita di circa il 90% del fieno”.

Le segnalazioni — spiega l’associazione degli agricoltori — coinvolgono una superficie totale di più di 25 ettari di prato stabile, dislocato in piccole parcelle nelle zone di “Fornasette”, “Palone” e “Paü”. I danni provocati dagli ungulati in questo territorio — racconta Coldiretti Varese — avvengono oramai con preoccupante regolarità da qualche anno, producendo danni ingenti agli allevatori della zona: solo l’anno scorso si calcola una produzione di fieno ridotta del 60% circa, a causa dei cinghiali.

“La mia azienda opera nel settore della produzione di latte da circa 4 generazioni — dice Fernanda Lanella, allevatrice di 57 anni di Voldomino — e non abbiamo mai visto una cosa del genere: se 15 anni fa si poteva pensare alla convivenza con questi animali, oggi è impossibile. Nei 20 ettari totali che ho nel comune di Luino, coltivati a prato stabile, almeno 15 vengono distrutti regolarmente, tanto che ormai il fieno prodotto è talmente poco e rovinato che non converrebbe più nemmeno raccoglierlo”.

Il problema con gli ungulati — prosegue Coldiretti Varese — risiede nella frequenza con cui questi si recano a scavare buche nei campi in cerca di cibo. Infatti, gli agricoltori sono costretti a sistemare, quasi quotidianamente, i danni creati e rendendo il loro lavoro di fatto un “rincorrere” le devastazioni, piuttosto che dedicarsi all’attività d’impresa. “Gli imprenditori agricoli sono veramente stanchi — tuona Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese — continuano a denunciare una situazione che è diventata ingestibile per le aziende che ricevono solo promesse, silenzi e tentennamenti. Le istituzioni devono urgentemente prendere provvedimenti a tutela del lavoro delle imprese contadine e porre fine alle scorrerie incontrollate degli animali selvatici”.

IL MONDO VENATORIO UNITO SCRIVE ALLA RAI

Non si placano gli strascichi polemici alla trasmissione "Indovina chi viene dopo cena". Il mondo venatorio unito scrive ai vertici della Rai per chiedere interventi e provvedimenti nei confronti dei giornalisti e il doveroso diritto di replica. La risposta è affidata ad una lettera indirizzata ai vertici della TV pubblica e firmata dai presidenti delle sette associazioni venatorie riconosciute e dal presidente del CNCN.

ORSO MARSICANO: ANCORA UN “PROTOCOLLO”! Ovvero, l’inefficienza al potere!

 

Ce lo ha insegnato la politica: quando non sai cosa fare, cambia nome al problema, indici una conferenza, pubblica un libro o crea una struttura nuova la quale dovrà a sua volta, cambiare nome a qualche problema e magari crea una sottostruttura, indici qualche conferenza, dà alle stampe un rapporto, sottoscrivi un protocollo d’intesa!

L’Orso marsicano ha notoriamente fame. E’ alla disperata ricerca di cibo in tutti i luoghi abitati dall’uomo (perché da generazioni ha imparato che dove c’è l’uomo c’è cibo), ha quindi praticamente lasciato tutte le sue montagne e foreste che furono protette con un Parco Nazionale per salvaguardarlo per scendere nei paesi e fuori dall’area protetta; hanno istituito altri Parchi Nazionali un poco in tutto l’Abruzzo, ed ora si accingono ad ampliarli ed a collegarli l’un l’altro con “corridoi” vari, fino a fare della Regione Abruzzo non una Regione dei Parchi come dice uno slogan turistico attuale, ma un Abruzzo Parco Nazionale!

E la cosa grave è che si crede con ciò di salvare l’orso dall’estinzione, estinzione che avanza passo a passo sempre più veloce. E’ stato proposto di riportare l’agricoltura e la pastorizia ovina là dove le pratiche sono scemate. Non si può fare, hanno risposto, perché l’ambiente naturale è ricco di cibo naturale (scoperta dell’acqua calda costata milioni di euro in ricerche!). Anzi, hanno controproposto di relegare dietro cortine elettrificate ogni potenziale luogo di risorse trofiche di origine antropica,… pur di non pagare i danni! Perché i soldi servono per le sempre più inutili ricerche. E’ stato proposto di creare grandi aree di quiete riservate all’animale, ed hanno invece aperto nuovi rifugi turistici (veri e propri alberghi/ristoranti!) a ridosso delle loro tane! E’ stato proposto di ridurre il numero dei cinghiali e dei cervi, anche per offrire all’orso proteine carnee che non trovano più con l’abbandono della pastorizia. Hanno risposto che gli orsi devono aspettare che siano i lupi a provvedervi con la loro predazione naturale (e invece i lupi, che fessi non sono, continuano a predare armenti domestici ben più facili da catturare!). E’ stato proposto di creare una banca del seme per salvare l’Orso marsicano prima che sia troppo tardi. E invece stanno già parlando di immissioni dalla Croazia o Albania di animali per rinsanguare la popolazione.

E, in ultimo, che hanno fatto? Hanno creato un altro “PATOM” per continuare a “monitorare” gli orsi (leggasi contare i vivi dai quali depennare i morti!). Sicuramente vi saranno stanziamenti anche per questo, mentre i soldi mancano sempre per dare soddisfazione alla fame degli orsi! Semplicemente si incentiverà la caccia ai supposti “bracconieri”, che poi altro non sono che i proprietari di animali da cortile (a questo si è ridotto l’orso marsicano, un tempo simbolo di natura selvaggia!) che cercano di difendere i loro interessi, e per evitare di essere loro a continuare a pagare quei rimborsi che raramente ricevono dalle autorità, e quasi mai completi! A questo servirà l’ultimo Protocollo stilato nei giorni scorsi tra l’ex Corpo Forestale (oggi Carabinieri-Forestali) ed i Parchi Nazionali di Abruzzo e Majella; come se in passato questa collaborazione non ci fosse mai stata: ecco, appunto, hanno cambiato nome alle cose e dicono di aver creato una nuova struttura in difesa dell’Orso marsicano! Così va l’Italia dei Parchi in mano alla politica, ed a tecnici la cui competenza è quanto meno discutibile!

 

Murialdo, 20 Gennaio 2018 Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness

ANUU: 365 GIORNI DI… CULTURA!

 

Il 2018 è l’Anno europeo del patrimonio culturale e questo è il suo motto: “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”. Inaugurato lo scorso 7 e 8 dicembre a Milano durante l’European Cultural Forum, l’anno appena iniziato sarà dedicato a celebrare in tutta Europa il nostro ricco patrimonio a livello europeo, nazionale, regionale e locale. Gli appuntamenti in Italia saranno pubblicati sul portale nazionale dell’Anno europeo del patrimonio culturale (www.beniculturali.it). La Delegazione italiana della FACE, unitamente all’ANUUMigratoristi, all’AECT e al CIC Italia avevano già richiamato l’attenzione sulle tradizioni e costumanze degli Stati membri durante il Convegno di Sacile del 19/08/2017 con un importante documento tempestivamente trasmesso anche al Parlamento Europeo e alla Commissione UE.

FIDC BRESCIA: VERSO LE ELEZIONI, DIALOGO CON LA POLITICA

  • Pubblicato in Notizie

Ci siamo; non è assolutamente presto per pensare alle prossime elezioni del 4 marzo 2018, che ci interessano sia a livello nazionale che regionale, come cittadini e come cacciatori. Perché se non vogliamo che le questioni che ci importano passino sotto silenzio è il momento di tessere qualche accordo con le forze politiche, almeno quelle che non hanno nel loro programma l’abolizione della caccia, per una nostra legittima difesa. Perché di questo si tratta: chiedere che il rispetto delle leggi non sia solo a senso unico, per noi, ma anche per coloro che ci vedono come l’unico problema alla salvaguardia dell’ambiente. Come se tutto ciò che accade nelle nostre campagne, quelle che rimangono dopo l’assalto urbanistico, non sia da imputare quantomeno anche a cause più grandi e ben più incidenti di noi cacciatori. Non pensiamo che qualche prospettiva la si possa ottenere nè con il solito “sono tutti uguali” e nemmeno con uno sdegnoso silenzio o con polemiche da bar; c’è bisogno di tanto rispetto reciproco e di reciproca legittimazione, poiché la nostra categoria non ha niente da farsi perdonare.

Vorremmo che il nostro impegno di tutti i giorni nella salvaguardia e nella valorizzazione ambientale, uniti agli attori del mondo rurale ed agricolo e nel rispetto di quei valori, possa continuare ad essere valore aggiunto per mantenere vivo il tessuto sociale di questo paese, dei borghi e delle campagne che lo caratterizzano. Consapevoli di un ruolo che non si può evocare soltanto quando ci sono problemi da risolvere, dalle nutrie ai cinghiali, ma che va considerato e rispettato tutto l’anno, anche a caccia.

C’è da chiedere alle forze politiche impegni precisi e non vaghe promesse subito dimenticabili, magari sotto la pressione dei fanatici ambientalisti e animalisti già presenti nelle loro coalizioni.

Solo così si potrà pensare a contenere una sfiducia crescente, palpabile in ogni nostra assemblea, e a rappresentare un ruolo politico di tutto rispetto. Oggi i politici che sono disposti ad ascoltare le nostre ragioni non sono più di una decina a livello regionale e ancora meno a livello nazionale; vediamo se siamo capaci, assieme a tutte le associazioni venatorie, di mettere a fuoco pochi punti precisi e su quelli dare conto e pretendere consenso. Solo cosi ci si riporterà ad attenzione e fiducia; e, per cortesia: suggerisco a tutti i politici di evitare le missive dell’ultima settimana con il fatidico “caro cacciatore” perché quelle sono lettere che non fanno onore nemmeno a chi le scrive, se non sono suffragate da un recente passato di reale disponibilità e di seria credibilità.

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