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Luca Gironi

Luca Gironi

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GALLETTI: PASSO IMPORTANTE PER LA VALORIZZAZIONE DEI PARCHI

“La riforma della normativa sui parchi votata oggi dalla Camera, e che spero venga presto definitivamente approvata dal Senato, è un passaggio importante per migliorare la tutela dei gioielli del nostro patrimonio ambientale. E ringrazio il relatore Borghi e il presidente Realacci per l’impegno e la passione con cui hanno accompagnato questo provvedimento”.

Lo ha affermato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti dopo l’approvazione alla Camera del disegno di legge sulla governance delle aree protette.

“Il Parlamento – ha sottolineato il Ministro – con questa normativa innalza significativamente il grado di protezione di queste aree attraverso: un maggiore coinvolgimento delle istanze e delle istituzioni locali; aumentando la trasparenza nella designazione dei direttori dei parchi, assicurando competenza e professionalità attraverso bandi pubblici i cui requisiti sono indicati e verificati caso per caso dal Ministero; rendendo possibile una valorizzazione economica della risorsa parco, e quindi della istituzione parco/riserva.

Io credo che le aree protette debbano essere sentite dalle comunità come un vantaggio non come un limite, e che debbano essere gestite da persone di provata competenza, riconosciute come tali sul territorio, per proteggere e valorizzare al meglio gli straordinari paesaggi, gli ecosistemi, la flora e fauna dei nostri parchi e dei nostri mari. A tal fine peraltro la normativa prevede lo stanziamento di nuovi fondi, 30 milioni di euro per i parchi e 9 per le aree marine, per programmi di tutela e protezione ambientale. E questo dato è un ulteriore segnale di attenzione in tempi in cui le risorse pubbliche vengono tagliate non incrementate”.

“La possibilità poi di fare di un parco o di una area marina un fattore di crescita economica del territorio attraverso la concessione del logo-parco o altre forme di promozione – ha rilevato inoltre il Ministro – rappresenta un ulteriore modo per rendere più forte la tutela del patrimonio ambientale. Io credo che un parco ricco sia un parco più forte, un parco che può proteggere meglio le proprie eccellenze. Una comunità che vede, attraverso il parco, incrementare le proprie opportunità di crescita socio-economica avrà certamente una cura e una coesione più forte attorno alla missione di tutela del territorio”.
(WWW.LADEADELLACACCIA.IT)

ANUUMIGRATORISTI: UN DUPLICE GRAZIE ALLA CORTE COSTITUZIONALE

La recentissima sentenza della Corte Costituzionale n. 139/2017 contro la Regione Liguria, oltre a insinuare molti sgradevoli dubbi e incertezze tra le amministrazioni regionali e nel mondo venatorio, in particolare ha sancito due principi di indubbia rilevanza: il primo, è che il controllo della fauna selvatica, effettuato ai sensi dell’art. 19 della legge 157/92, spetta esclusivamente ai corpi di polizia giudiziaria; il secondo, è che il recupero degli ungulati feriti con armi da caccia non può essere effettuato in giornate e orari vietati all’attività venatoria, poiché a essa equiparato. Si tratta evidentemente di due settori primari della gestione faunistico-venatoria in Italia, considerata la diffusione e continua espansione, da un lato, degli ungulati e relative cacce selettive e, dall’altro, di specie opportuniste o invasive che arrecano danni alle attività agricolo-zootecniche e configurano impatti sulla salute umana. Pur nell’inevitabile clima di irrequietudine, viste le potenziali implicazioni di natura penale per gli operatori in entrambi i casi, riterremmo di ringraziare la Corte per due molto semplici motivi: il primo e fondamentale, è l’aver indirettamente dimostrato l’arretratezza tecnico-giuridica della legge nazionale, vecchia di ben un quarto di secolo e ormai del tutto inadeguata ad affrontare con efficacia le problematiche gestionali sorte e sviluppatesi dal febbraio 1992 a oggi, che invece molte leggi regionali hanno gestito in modo concreto ed efficiente. Il secondo, strettamente collegato, è che ora finalmente verranno messi a nudo tutti i limiti organizzativi e operativi dei corpi di polizia giudiziaria preposti alla gestione della fauna selvatica e alla vigilanza venatoria, ossia Polizie provinciali e Corpo Forestale dello Stato, entrambi smantellati tramite pseudo-riforme, guarda caso, partorite proprio da quel Governo che ha impugnato la legge regionale ligure. In tale panorama, solo le più sprovvedute o fanatiche e perciò stupide associazioni animaliste (e anche qualche associazione ambientalista, in verità…) possono gioire per tale sentenza. Il motivo ne è chiaro: importa solo che i cacciatori non possano contribuire al controllo della fauna (attenzione, anche tramite trappolaggio incruento) o non possano recuperare i capi di ungulati feriti e poi pazienza se i cinghiali devastano le colture, se i corvidi proliferano e danneggiano per ogni dove, se caprioli e cervi impattano con le automobili, se il piano di sorveglianza nazionale del Ministero della Salute sulla West Nile Disease non potrà essere più attuato, se tutto ciò soprattutto rischia di non esser più fatto a costo zero per le amministrazioni e, quindi, per la collettività, visto che i cacciatori formati si sono sempre prestati a titolo volontario mentre gli agenti delle polizie giudiziarie, ove riuscissero, lo farebbero come mansione professionale, quindi stipendiati. Il massimo a questo punto sarebbe una mirata modifica dell’antiquata legge 157 con la quale andassero totalmente in carico di tali giubilanti associazioni tutti gli oneri, reali e morali, che potrebbero derivare da questa decisione della Corte. Staremmo assai volentieri a guardare, non più chiamati in causa e attendendo in tutta tranquillità la stagione di caccia per levare il fucile dal classico chiodo. Purtroppo però, al di là delle facezie, affiora per l’ennesima volta la drammatica vetustà della legislazione statale, la cui necessaria, organica rivisitazione troppe volte in Parlamento è stata impedita da montagne di calunnie, strumentalizzazioni, incapacità o inutili baccani mediatici. Ne riparleremo allorché i cinghiali avranno conquistato il Campidoglio: e non manca molto…

ASSOCIAZIONE NAZIONALE LIBERA CACCIA EMILIA - ROMAGNA: NO ALL’ISTITUZIONE DEL PARCO INTERREGIONALE!

L’Associazione Nazionale Libera Caccia esprime con rammarico il proprio dissenso per l’attuale dinamica che sta avvenendo per l’istituzione del futuro Parco interregionale del Delta del Po fra le Regioni del Veneto e dell’Emilia Romagna.
Sarà un parco di circa 130 mila ettari che vincolerà tutte le attività antropiche già esistenti e future, un cambiamento radicale per pochi fruitori.
Oggi il provvedimento sarà presentato alla Camera dal deputato Alessandro Bratti PD, capogruppo in Commissione Ambiente, per essere licenziato con eventuali modifiche per poi approdare al Senato dove sarà definitivamente votato in tempi rapidi.
Il confronto deve avvenire anche fra le componenti minoritarie ovvero noi cacciatori, fra le poche attività presenti per tradizione e cultura.

Bologna 20-06-17

Ufficio di Presidenza Regionale a.n.l.c.
Roberto Fabbri
Provinciale a.n.l.c. di Ferrara
Fabrizio Gruppioni

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