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Luca Gironi

Luca Gironi

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Arcicaccia: Unità del mondo venatorio… Quando le firme le porta via il vento!

In merito al tema della rappresentanza negli ATC, il Vice Presidente Nazionale Giuliano Ezzelini Storti ha dichiarato:
“in questi giorni è in essere una diffusa e preoccupante ripresa dell’integralismo associativo nelle designazioni in corso, dei rappresentanti negli ATC.
Purtroppo si è lasciato nel cassetto l’atto costitutivo della FENAVERI che recita:
ATTESO che una efficace cooperazione volta ad esprimere unità di intenti dell’intera categoria dei cacciatori anche verso le Istituzioni, possa essere meglio realizzata attraverso una Federazione la quale, lasciando integre le identità di ogni Associazione aderente e la relativa autonomia organizzati va, preveda propri organi federativi centrali e territoriali, come indicato nello Statuto che del presente atto costitutivo forma parte integrante;
RITENUTO che, in relazione alle modifiche delle strutture amministrative locali, occorre affermare il principio che ciascuna Associazione aderente alla Federazione abbia diritto ad essere rappresentata in tutti gli organismi territoriali di settore, siano essi di nuova costituzione o derivanti da revisione legislativa; \
Parole non di poco conto, finalità importanti se perseguite. Invece si pensa che a rappresentare e governare gli ATC dovranno essere inutili solisti e non la plurale partecipazione dei cacciatori organizzati nei territori tramite le Associazioni Venatorie. La coralità unitaria, in particolare riguardo le firmatarie il patto della FENAVERI, dovrebbe essere un dogma inviolabile. Eludere l’accordo, riproponendo i limiti ed i danni che derivano agli ATC, dalla presenza di una sola Associazione Venatoria, ancorchè maggioritaria, non è lungimirante. Ai cacciatori questa storia della “maggioritaria” ha portato tante crisi negli Enti di gestione. Si è sbagliata strada e, anacronisticamente, la si vuole ancora perseguire. Poi la colpa è della legge, degli ATC, sempre degli altri! (La matematica dice, la prima responsabile è la “maggioritaria”).
Gli errori nella gestione, invece, li pagano tutti, agricoltori, cacciatori, istituzioni.
Dal documento sottoscritto sembrava consapevolezza degli organismi dirigenti nazionali l’esigenza della rappresentanza plurale, tanto da farne un punto preciso nell’Atto Costitutivo della FENAVERI. Torna il primato del territorio e dei suoi interessi, ci siamo detti nelle Regioni!
In Lombardia, in Veneto, nelle Regioni del Nord e non solo – vedi la Toscana, la “maggioritaria” dei documenti unitari fa carta straccia.
Si ritiene di parlare all’Europa, al Governo, al Parlamento con il risultato di contare per cifre vicine allo zero e si finge di non sapere che l’importanza dei cacciatori e delle loro Associazioni nei territori deriva dalla gestione ben fatta, è qui che si costruiscono i rapporti concreti con gli agricoltori. La preoccupazione, la paura del confronto del dibattito nelle sedi istituzionali della caccia è il segnale inequivocabile del decadimento delle Associazioni di cui è chiaro chi porta la maggiore responsabilità. E chi fa da solo, fa male.
A cosa servono allora i documenti che dichiarano impegni in tutta Italia? Dove si dovrebbero applicare, nell’aldilà, in altri continenti? A cosa serve parlare di FACE, di Europa e non governare i percorsi unitari in Lombardia?
L’unità di facciata, è come buttare la polvere sotto il tappeto…. Ciascuno se ne prenda la responsabilità, altro che vittimismo di fronte ai cacciatori!

L’uccello della discordia

 

Qualcuno ricorderà un vecchio articolo della Libera Caccia Toscana, a firma del suo Presidente Regionale che, parlando delle 20 giornate di “mobilità” si esprimeva in toni polemici dicendo che quelle giornate che la Legge Regionale prevede, da utilizzare negli ATC al di fuori del proprio e solo ed esclusivamente alla migratoria, non erano di propriamente di mobilità visto che il cacciatore non può fare la vagante (ripetiamo esclusivamente alla migratoria) ma deve stare fermo da appostamento. L’articolo si intitolava “Le 20 giornate di fermezza” e, sicuramente, tanti seguaci di Diana fra i più attenti se lo ricorderanno. Lo si può ancora ritrovare su vari siti e blog specializzati.
Nella disamina del nuovo Regolamento unico che è attualmente in corso d’opera presso Giunta e Consiglio Regionale, avevamo salutato con piacere un paragrafo interessante in cui questa “fermezza” viene cancellata, anche se solo in parte, almeno per quello che riguarda la caccia alla beccaccia. In poche parole, nel nuovo testo si prevede che il cacciatore di beccacce sia libero di andare per 20 giornate anche in ATC diversi dal proprio, solamente timbrando la giornata e l’ATC prescelto. Una piccola forma di libertà che va incontro alle nostre aspettative e a quelle di moltissimi appassionati di questa specialità.
A questo scopo, come di norma, mercoledì 17 maggio il Consiglio Regionale della Toscana ha tenuto le consultazioni sul testo del nuovo regolamento unico della caccia, alle quali hanno partecipato associazioni venatorie, agricole e animaliste.
Purtroppo il rappresentante di FIDC, un amabile persona anziana, è riuscito nell'impresa di riscuotere l'apprezzamento di LAV-LAC e di altre 2 persone che rappresentavano ben 46 associazioni animaliste/ambientaliste.
Gli è bastato dire - ed è tutto registrato, agli atti del Consiglio- che Federcaccia è contraria alla mobilità di coloro che cacciano la beccaccia, in quanto così potranno spostarsi da un ATC all'altro senza pagare iscrizioni o balzelli vari agli ATC e alla Regione. Sembrerebbe quasi che gli ATC facciano degli investimenti per la beccaccia e debbano rientrare nelle spese, ma tutti sappiamo che non è così.
Con la mobilità, ha continuato il rappresentante di Federcaccia Toscana, ci sarebbe un concentramento di cacciatori nelle zone dove è più probabile l'incontro con la "regina", con grave danno per la specie.
Ci chiediamo, di fronte a tanti cacciatori che si lamentano, vedendo che le loro Associazioni Venatorie perdono tempo a farsi la guerra fra di loro invece di pensare a difenderli, se sia possibile evitare prese di posizione come questa, ma come Libera Caccia, anche se ci dispiace doverlo fare, non potevamo esimerci. Certi comportamenti e posizioni potevamo aspettarceli dai nostri acerrimi nemici animalisti e a vederli arrivare nientepopodimeno che da Federcaccia, a nostro avviso protagonista dell’ennesimo clamoroso autogol, non potevamo in alcun modo stare in silenzio.


ANLC Libera Caccia Toscana

MOLISE: DI PIETRO PRESENTA LE PROPOSTE PER L’EMERGENZA CINGHIALI

Caccia al cinghiale quattro mesi consecutivi per quattro giornate la settimana. È questa la richiesta del consigliere regionale delegato alla caccia, Cristiano Di Pietro contenuta nell’ordine del giorno protocollato in data 17/05/2017.
«Malgrado gli enormi passi in avanti fatti per il mondo venatorio molisano a lungo abbandonato che, in linea con quanto stabilito dalla legge 157/92, ha visto la recente istituzione della caccia di selezione agli ungulati con il metodo dei selecacciatori e l’approvazione del relativo Regolamento al fine di ridurre il numero degli esemplari presenti, nonostante i dati negativi provenienti dalle altre regioni che ci hanno preceduto – spiega il consigliere Di Pietro – l’emergenza cinghiali continua a causare ingenti danni e merita risposte e soluzioni condivise da tutto il Paese. L’ordine del giorno protocollato – precisa – arriva dopo la richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità presso il Governo nazionale con ampliamento dei termini del periodo di abbattimento per il contenimento della specie cinghiale.
Il nuovo atto, dunque, si è reso necessario per continuare a porre i riflettori su una problematica seria che coinvolge l’intero territorio nazionale già portata all’attenzione del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina nonché dell’onorevole Laura Venittelli, non avendo ricevuto finora nessuna risposta dal Governo ne’ dal Parlamento».
Il nuovo documento impegna il Presidente Paolo Di Laura Frattura a proporre presso la conferenza Stato-Regioni la modifica dell’art. 18 comma 1 lettera d) e comma 5 legge 157/92 e il Presidente del Consiglio regionale del Molise Vincenzo Cotugno a trasmettere la richiesta ai Consigli regionali delle altre regioni affinché possano adottare pari atto al fine di rafforzare la richiesta nei confronti del Governo nazionale.
«La caccia – prosegue Di Pietro – è l’unico strumento efficace per il contenimento di questa specie. Pertanto, sono necessarie misure straordinarie diverse da quelle previste da una legge nazionale risalente al 1992 che risulta anacronistica rispetto alla situazione degli ultimi 25 anni caratterizzata da un aumento esponenziale degli ungulati sul territorio. Ecco perché – conclude il consigliere delegato – questa deve essere una battaglia nazionale che deve necessariamente coinvolgere tutte le regioni italiane. Abbiamo il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini proteggendoli dai potenziali rischi legati alla salute pubblica nonché dai sinistri automobilistici provocati dagli attraversamenti stradali di vere e proprie mandrie di ungulati. A tutto questo si aggiunge anche la necessità di dover contenere i costi relativi ai risarcimenti danni che la Regione è costretta a impegnare in un momento di difficoltà economica generale». (www.ladeadellacaccia.it)

ANUU: LA LIPU UNA NE FA E CENTO NE PENSA, I DIVIETI PROPOSTI INAMMISSIBILI ED IMMOTIVATI

L’ANUUMigratoristi si è ancora una volta scandalizzata di fronte alle richieste di divieti assoluti e immotivati che ogni anno la LIPU lancia a fine primavera in forma terroristica alle Regioni. Nei giorni scorsi ha chiesto il divieto del prelievo di Coturnice, Moriglione, Pavoncella, Tortora selvatica e Tordo sassello, che dovrebbero essere considerate specie elencate nella Red list of European birds, un documento divenuto la “bibbia” della Commissione europea. La Fe.N.A.Ve.RI, a nome delle quattro Associazioni che ne fanno parte (tra cui l’ANUUMigratoristi), con un proprio documento ha puntualizzato l’infondatezza di tale richiesta. Infatti, sia la Pavoncella che la Tortora sono da anni soggette a forti limitazioni del prelievo, come indicato da ISPRA, mentre il Moriglione lo è in alcune regioni, proprio su proposta dell’Ufficio Avifauna Migratoria FIdC. La Tortora è anche oggetto di un nuovo piano di gestione europeo in preparazione, che non prevede divieti di caccia, ma una futura pianificazione del carniere. Per la Coturnice è in approvazione il piano di gestione nazionale, mentre sul Tordo sassello si potrà compiere una valutazione appropriata per la quale è necessario uno studio in quanto, allo stato, nulla si dice su questo argomento. Concordiamo, quindi, di affermare, ancora una volta, come le regole di gestione siano la chiave per la conservazione delle specie e non i divieti assoluti.

FORLI’: CINGHIALI INVADONO I PARCHI URBANI

Cinghiali a spasso per il Parco Urbano Franco Agosto di Forlì e totalmente padroni del parco giochi comunale di Cusercoli. Esemplari di selvatici di grossa stazza sono stati avvistati e immortalati nella prima mattinata di lunedì nell’area verde nel cuore della città mentre si aggiravano lungo i percorsi ‘vissuti’ ogni giorno da famiglie, bimbi e anziani. Da settimane, invece, una ‘popolazione’ di cinghiali ha scelto come ‘casa’ il parco giochi della frazione di Civitella.
“Da mesi – afferma Andrea Ferrini Presidente Coldiretti Forlì-Cesena - stiamo denunciando una situazione intollerabile risultato di una politica faunistica fallimentare che vede campi e coltivazioni massacrati dalle incursioni incontrastate di cinghiali e altri ungulati. Dopo aver devastato le campagne, distruggendo i raccolti in collina, ora i cinghiali sono scesi verso la pianura e stanno addirittura invadendo anche il centro abitato, con palesi rischi per l'incolumità pubblica”.
Questi animali, come tutti gli altri di una certa stazza, diventano molto pericolosi specie quando hanno con sé i piccoli: scatta subito una difesa istintiva ed estrema, fatta il più delle volte di attacco all'uomo che incrocia la famigliola in transito. E spesso non serve avere una buona capacità di corsa per sfuggire al cinghiale incattivito e allarmato dalla presenza estranea al suo habitat. Le cronache peraltro hanno già riportato alcuni casi del genere che hanno avuto un tragico epilogo. E se l'animale selvatico arriva fin dentro la città, allora sì che si ha a che fare con una questione anche di sicurezza, sia stradale che pubblica. Un rischio che a livello locale, nonostante le ripetute sollecitazioni, non è mai stato preso in considerazione da parte delle istituzioni responsabili in materia faunistico/venatoria.
“Contro una gestione che giudichiamo fallimentare della fauna selvatica, cinghiali in primis, da parte di Regione Emilia Romagna e Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) - afferma il Presidente Ferrini – come Coldiretti Forlì-Cesena siamo impegnati da anni. In questi ultimi mesi l’azione di denuncia e la richiesta di soluzioni si è intensificata a causa di un peggioramento ulteriore della situazione nelle nostre campagne e ora anche nelle città. Per fortuna, nel frattempo, abbiamo visto scendere in campo al nostro fianco alcuni sindaci che riconoscendo uno stato di vera e propria “emergenza” hanno adottato i primi provvedimenti locali sollecitando azioni di contenimento straordinarie, in particolare del cinghiale, che la Regione ha gioco forza autorizzato, ma che i cacciatori non condividono”.
“Ora, alla luce di una situazione che con tutta evidenza ha raggiunto livelli estremi – conclude il Presidente Ferrini – auspichiamo che tutte le istituzioni interessate si schierino con noi e i nostri allevatori e coltivatori dimostrando di avere a cuore la difesa del territorio e il presidio che le aziende agricole garantiscono, la garanzia dell’incolumità pubblica, la tutela del paesaggio e della biodiversità. Tenendo peraltro ben presente che il tempo delle sole promesse è finito e che Coldiretti Forlì-Cesena si aspetta impegno ed iniziative concrete per risolvere il problema. Diversamente saranno percorse tutte le “altre” strade che possono tutelare le aziende agricole e i cittadini tutti”. (Coldiretti Forlì)

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