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Luca Gironi

Luca Gironi

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TOSCANA: AUDIZIONI SUL REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE SULLA CACCIA

Giornata di audizioni ieri, mercoledì 17 maggio, per la commissione Sviluppo economico e rurale presieduta da Gianni Anselmi (Pd). La commissione ha infatti ascoltato i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole e cooperative, delle associazioni ambientaliste e delle associazioni venatorie in merito al regolamento di attuazione della legge regionale per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Il Consiglio deve esprimere parere obbligatorio sulla delibera di Giunta, e, come ha spiegato il presidente Anselmi, pur non trattandosi di parere vincolante “abbiamo ritenuto utile procedere alle audizioni di tutti gli interessati e chiedere tempo adeguato per un approfondimento in vista dell’espressione del parere”.
Il regolamento disciplina in modo unitario la materia della caccia in Toscana, dopo che la Regione ha riassunto a livello centrale tutte le funzioni amministrative in materia di caccia, prima attribuite alle Province, e sostituisce i vari regolamenti provinciali. Inoltre vengono previste norme per la gestione degli ungulati, in attuazione della legge approvata nel febbraio 2016.
Numerosi gli interventi e le posizioni espresse. Da parte delle organizzazioni professionali è stata sottolineata la necessità di andare verso un’operatività piena degli ambiti territoriali di caccia senza difformità e ritardi (Cia), di evitare nel regolamento ulteriori complicazioni burocratiche non previste in legge (Coldiretti), di distinguere la gestione del territorio per gli Atc e per gli istituti privatistici (Confagricoltura). Da parte delle associazioni di cacciatori sono arrivati input diversi. Arcicaccia ha chiesto assunzioni a tempo indeterminato da parte degli Atc, al posto di ricorrere a spese ingenti per le consulenze esterne, mentre per Federcaccia è opportuno ricorrere a personale esterno. Anuu e Italcaccia hanno insistito sul fatto che le riunioni dell’Atc debbano essere effettivamente pubbliche, trasparenti e pubblicizzate. La possibilità di salvaguardare gli appostamenti fissi concedendo il passaggio a nuovi fruitori e alcune correzioni sulle regole per gli appostamenti sono stati invece chiesti da Libera Caccia, Enalcaccia e altri.
Secondo gli ambientalisti questo regolamento non protegge la fauna selvatica, ma solo gli interessi dei cacciatori (Coordinamento associazioni ambientaliste); è stato inoltre sottolineato che, per l’articolo 117 della Costituzione, solo lo Stato può legiferare in materia di ecosistema. La Lav ha chiesto di vietare legare cinofile nelle zone di ripopolamento e cattura e di sostituire il termine “selvaggina” con quello di “fauna selvatica”.
“È stato molto utile ascoltare tutte le posizioni, anche molto distanti tra loro – ha commentato Gianni Anselmi al termine delle audizioni -. Per produrre atti che rispecchino l’interesse generale occorre tenere conto di tutti i punti di vista, anche se è ovvio che alla fine si deve arrivare a punti di sintesi che non sempre riescono ad accontentare tutti”. (www.ladeadellacaccia.it)

LOMBARDIA, ROLFI E SALA: “SEMPLIFICAZIONE E NUOVE NORME PER FAVORIRE I CACCIATORI”

Approvati emendamenti alla Legge di Semplificazione di Regione Lombardia, che introducono nuove norme per la caccia. Nel merito sono intervenuti i primi firmatari e consiglieri regionali, Fabio Rolfi (Lega Nord) e Alessandro Sala (Maroni Presidente).

“La prima norma – spiegano Rolfi e Sala – introduce criteri per la nomina dei rappresentanti nei comprensori di caccia, stabilendo che deve valere il principio della proporzionalità dei soci, prevedendo anche che un’associazione non possa avere più di due rappresentanti sui tre previsti per l’ambito. È un provvedimento che pone regole precise per le nomine, salvaguardando e valorizzando il radicamento sul territorio della singola associazione.”

“La seconda norma importante – proseguono i consiglieri regionali – introduce un pacchetto di dieci giornate di caccia alla migratoria, anche con appostamento temporaneo, che i cacciatori potranno fare al di fuori della propria provincia. Si tratta di una misura di semplificazione, che riconosce il diritto alla mobilità venatoria, con alcuni limiti, ma che comunque rappresenta una novità molto attesa, soprattutto nelle province a più alta densità di cacciatori, che quindi potranno usare alcune giornate di caccia fuori dal proprio territorio.”

“Abbiamo poi introdotto una semplificazione delle norme sull’addestramento dei cani, prevedendo che il ritiro del tesserino per violazione delle disposizioni valga soltanto in caso di recidiva. Norme più leggere quindi che hanno come obiettivo quello di favorire la passione venatoria.

Da ultimo – concludono Rolfi e Sala – si è previsto che la comunicazione sul cambio di specialità avvenga entro il 31 marzo di ogni anno, in modo tale che si possa dare più tempo ai cacciatori”.
(www.ladeadellacaccia.it)

IL VENETO RIBADISCE LA CONTRARIETÀ DELLA REGIONE ALL’ISTITUZIONE DI UN PARCO NAZIONALE NEL DELTA DEL PO

“Non abbiamo bisogno di un altro carrozzone ministeriale governato da Roma”. Lo afferma l’assessore al territorio e ai parchi della Regione del Veneto, commentando la posizione assunta da alcune associazioni ambientaliste che considerano negativamente l’ipotesi di istituzione di un parco interregionale nel Delta del Po.

“Noi, invece, siamo fermamente contrari al parco nazionale – precisa l’assessore – e puntiamo a costruire forti sinergie con la parte emiliana al fine di garantire una più efficiente gestione dell’area e la promozione e valorizzazione del Delta in ambito nazionale e internazionale”.

“Continueremo lungo il percorso che ci siamo dati – prosegue l’assessore – e che contempla il varo di una nuova legge quadro sulle aree protette della Regione del Veneto. Si tratta, lo ribadisco, di un testo unico dei parchi veneti che, dopo essere stato licenziato dalla Seconda Commissione, sarà discusso in Consiglio regionale. Si tratta di un importante riordino normativo con il quale vogliamo concretizzare quelle opportunità di sviluppo e promozione dei territori interessati, in un’ottica di tutela ma anche di valorizzazione delle attività produttive, lavorative e tradizionali, come l’agricoltura e la pesca, coinvolgendo pienamente le popolazioni residenti”.

“Tra i principi della legge quadro – sottolinea l’assessore – c’è quello di dotare i parchi di governance snelle ed efficaci, capaci di salvaguardare l’ambiente, ma anche le comunità che in quei territori risiedono, nella convinzione che le aree protette debbano essere vissute non come un peso e un vincolo, ma come una risorsa”.

L’assessore ricorda che la Regione del Veneto ha già ufficializzato il suo no all’istituzione di un parco nazionale del Delta del Po: “Lo ha fatto la maggioranza del Consiglio regionale – precisa –, trovando un accordo sul testo della mozione che impegna il governo nazionale a rispettare la natura regionale del Parco per rispettare il potere decisionale delle comunità locali. Sono proprio queste ultime, infatti, che finora hanno saputo garantire quel delicato equilibrio tra la condivisa esigenza di salvaguardia dell’ambiente e la necessità di tutelare e regolamentare le attività storicamente esercitate dalle popolazioni residenti nell’area interessata. Il territorio esprime la volontà che le attività esercitate in queste aree debbano essere disciplinate dalle Regioni d’intesa con le comunità locali. E noi questa volontà intendiamo rispettarla”.

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