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Luca Gironi

Luca Gironi

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PROGETTO CESENA: UN PROGETTO PER AVERE PROVE SCIENTIFICHE SUL COMPORTAMENTO DELLA CESENA

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FIDC Lombardia e Ufficio Avifauna Migratoria, in collaborazione con l’Università di Milano, hanno intrapreso una ricerca inedita sulla cesena in Lombardia, per valutare la fenologia migratoria, gli areali di riproduzione e il comportamento invernale. Il progetto è iniziato ad inizio dicembre per monitorare le migrazioni delle cesene in tutta Europa ed essere quindi in grado di dare risposte anche all’ISPRA.

Il progetto è nato dopo il decreto legislativo del Consiglio dei Ministri che lo scorso anno aveva anticipato la chiusura del prelievo della cesena al 20 di gennaio suscitando proteste nel mondo venatorio.

Per esperienza i cacciatori e Federcaccia sa che la cesena inizia la migrazione a febbraio inoltrato ma la nostra esperienza non basta, serve ora una certificazione scientifica. Abbiamo quindi deciso di affidare una ricerca scientifica all’Università di Milano, dipartimento di Bioscienze, al professor Diego Rubolini, uno dei massimi esponenti di Ornitologia in Italia. Lo studio prevede che 21 cesene siano munite di ricevitore GPS a partire dal periodo cacciabile (i primi GPS sono stati applicati a novembre). I ricevitori lasciano 30 segnali, con una frequenza che stabilita dai ricercatori, necessari per capire il viaggio di ritorno delle cesene verso il luogo di nidificazione. I risultati saranno, frutto di dati empirici interpretati grazie alle competenze degli studiosi che stanno lavorando a questo progetto, saranno da ritenersi attendibili al 100%.

Per Federcaccia investire soldi, energie e tempo è l’unico modo per ottenere risultati utili, se non necessari, per poter difendere la caccia.

(www.ladeadellacaccia.it)

FENAVERI ASCOLTATA IN COMMISSIONE AMBIENTE SULLA RIFORMA DELLA LEGGE 394/91

Presentate al Presidente della VIII Commissione (Ambiente, territorio e Lavori Pubblici) on. Realacci e al relatore della Riforma on. Borghi le osservazioni del mondo venatorio sul Disegno di Legge in discussione

Nel pomeriggio del 23 gennaio, le associazioni venatorie riunite in FENAVERI - Federazione Italiana della Caccia, Enalcaccia, Arci Caccia e ANUUMigratoristi - sono state ascoltate nel corso delle audizioni programmate presso la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame in sede referente della proposta di legge recante “Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 e ulteriori disposizioni in materia di aree protette” alla presenza del Presidente della Commissione stessa, on. Ermete Realacci, del Vice presidente Tino Iannuzzi, del Relatore on. Enrico Borghi e dei componenti della Commissione intervenuti.
Nell’occasione la Commissione ha avuto modo di esprimere parole di apprezzamento per la rappresentanza unitaria interpretata dalla FENAVERI, ragione determinante che ha portato all’accoglimento della richiesta di audizione.
Presenti per la FENAVERI il Presidente Gian Luca Dall’Olio (Federcaccia) e i Vice presidenti Lamberto Cardia (Presidente Enalcaccia) e Sergio Sorrentino (presidente Arci Caccia). Assente per un improvviso impedimento il presidente ANUUMigratoristi Marco Castellani.
In vista dell’incontro è stato anticipato a tutti i membri della Commissione un documento tecnico-giuridico contenente le osservazioni alla modifica della 394/91 approvata dal Senato, oltre che una breve introduzione dello spirito che anima l’intervento delle Associazioni Venatorie riunite in FENAVERI.
Nel corso del dibattito con i membri della Commissione c’è stato modo di approfondire e toccare i punti ritenuti più importanti che necessitano di un intervento correttivo per giungere a un impianto normativo condiviso che non solo non sia penalizzante per il mondo venatorio, ma che anzi riconosca l’importanza e l’insostituibile ruolo espresso dalla figura del cacciatore intesa non nella sua componente ricreativa ma di operatore che presta gratuitamente la sua opera socio economica rilevante a tutela dell’ambiente, dell’agricoltura, della sicurezza e della conservazione.

Roma, 24 gennaio 2017 – FENAVERI – Federcaccia, Enalcaccia, Arci Caccia, ANUUMigratoristi

CCT: ISPRA E MINISTERO DELL'AMBIENTE SPOSANO LA TESI SOSTENUTA DALLA CONFEDERAZIONE CON L’ESPOSTO AL TRIBUNALE DELL’UE

Con lettera prot. n. 1288 del 17 gennaio, inviata alla Regione Sardegna (che qui si pubblica), il Ministro Galletti, in ordine alla nota questione dei calendari venatori e della pretesa di vedere anticipata la chiusura della caccia alle specie migratorie (beccaccia, cesena, tordo bottaccio), dà notizia che l’ISPRA, dopo ben 15 anni dall’invio alla Commissione Europea dei primi dati Key Concepts italiani, palesemente incongrui rispetto agli altri Stati membri e mai adeguatamente aggiornati, evidenzia l’esigenza prioritaria di un’analisi scientifica della situazione su scala geo-politica “transnazionale” (addirittura appropriandosi di questo aggettivo da noi coniato).
Tale esigenza prioritaria di una verifica transnazionale dell’inizio della migrazione prenuziale a livello europeo dovrebbe concretizzarsi nella realizzazione di un atlante della migrazione degli uccelli, volta finalmente a chiarire in modo univoco ed omogeneo tutti i dettagli conoscitivi per la corretta applicazione dell’art. 7.4 della Direttiva 2009/147/CE a livello non solo italiano ma per ciascuno degli Stati membri UE.
Tale nuova prospettiva verrà considerata da ISPRA per il rilascio dei propri pareri già a partire dalla prossima stagione venatoria sulla base delle prime risultanze acquisite!
Come scrive il Ministro Galletti, si tratta di un approccio che egli condivide pienamente tanto da assicurare fin da adesso il proprio supporto personale e del suo Ministero in tutte le sedi sovranazionali ed internazionali per la concreta realizzazione dell’atlante europeo delle migrazioni affinché tale strumento possa rappresentare in futuro la base condivisa per la corretta applicazione della Direttiva Uccelli nella prospettiva di una gestione venatoria delle specie migratorie basata su valutazioni transnazionali.
Per la Confederazione Cacciatori Toscani è davvero un grande successo, dal momento che l’esigenza di un’istruttoria transnazionale e di un’applicazione congrua, omogenea e paritaria della Direttiva Uccelli, che non veda penalizzati i soli cacciatori italiani rispetto ai cacciatori degli altri Stati membri, è stata portata avanti con determinazione ormai da anni mediante interventi pubblici, istanze e formali atti di diffida rivolti non solo al Ministero dell’Ambiente ma anche alla Commissione Europea e, infine, persino con la coraggiosa proposizione dinanzi al Tribunale dell’Unione Europea di una vertenza, tuttora in fase istruttoria (causa T- 562/15), volta a sentir accertare l’erroneità dei Key Concepts italiani, la manifesta illogicità della pretesa di vedere chiusa in Italia al 20 gennaio la caccia alla beccaccia, alla cesena e al tordo bottaccio quando in Spagna, in Francia, in Grecia, in Croazia (tanto per citare qualche Paese) si chiude un mese dopo, nonché conseguentemente anche l’illegittimità della procedura EU-Pilot 6955/14/ENVI avviata dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia.
Controversia questa nella quale lo Stato italiano può e deve intervenire subito ad adiuvandum delle domande della CCT ora che trovano la piena condivisione dell’ISPRA: sarebbe davvero la dimostrazione che il Ministro Galletti, in maniera concreta, vuole dare effettivo seguito alla promessa, formalmente formulata nella sua lettera del 17 c.m., di assicurare fin d’ora il supporto suo personale e del proprio Dicastero per addivenire ad una seria, congrua e paritaria applicazione dell’art. 7.4 della Direttiva Uccelli in tutti gli Stati membri che presentano identità di caratteristiche geomorfologiche ed ambientali. 
Senza alcun spirito polemico non occorrevano certo 16 anni ad ISPRA per avvedersi, tanto per fare qualche esempio, che i turdidi dell’Isola del Giglio in gennaio sarebbero presi da irrefrenabile istinto di ritorno ai luoghi natii mentre invece i turdidi della Corsica in gennaio non avrebbero la stessa impellenza …. o che una beccaccia che i primi di gennaio si venga a trovare sul confine ligure, con una zampetta di qua ed una di là, per la metà italiana dovrebbe migrare subito e per la metà francese invece a fine febbraio …. e che dire poi della cesena la cui migrazione prenuziale ha inizio nella prima decade di febbraio proprio secondo quanto lo stesso ISPRA scrive nella propria “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della Legge n. 157/1992, così come modificata dalla Legge Comunitaria 2009, art. 42”.
Può solo esclamarsi: era ora! 
Ciò che peraltro nella lettera del Ministro Galletti del 17 c.m. “stona” è che, in attesa che l’ISPRA adegui i propri pareri fino dalla prossima stagione venatoria sulla base delle risultanze transnazionali in punto di inizio della migrazione prenuziale, le Regioni dovrebbero comunque garantire il pieno rispetto della Direttiva 2009/146/CE e dell’art. 18, comma 1 bis, della L. 157/1992, non mancando di sottolineare che nel caso la procedura EU-Pilot 6955/14/ENVI dovesse sfociare in un procedimento sanzionatorio in danno dello Stato italiano questi avrebbe diritto
di rivalersi nei confronti delle Regioni eventualmente responsabili della violazione del diritto europeo.
Dunque, se non si intenda male, le Regioni italiane dovrebbero ora anticipare la chiusura della caccia alla beccaccia, alla cesena ed al tordo bottaccio che l’art. 18, primo comma, L. 157/1992 consente fino al 31 di gennaio; data questa che evidentemente il Parlamento italiano ha riconosciuto essere conforme al dettato dell’art. 7.4 della Direttiva Uccelli. 
Sicché non è dato comprendere come potrebbe configurarsi una responsabilità delle Regioni che hanno predisposto i propri calendari venatori in conformità al disposto normativo vigente, in alcuni casi discostandosi motivatamente da pareri ISPRA che, alla luce dell’attuale “ravvedimento operoso”, non possono certo più pretendersi attendibili; casomai sarebbe configurabile la responsabilità dell’ISPRA proprio perché solo dopo 15 anni si è reso conto dell’incompletezza dei dati forniti alla Commissione Europea e della più che evidente necessità di aggiornarli e modificarli con una indefettibile comparazione dei dati provenienti dagli altri Stati membri riguardanti specie migratorie che, a differenza della fauna stanziale, interessano aree di diffusione e svernamento trasfrontaliere e dunque necessitano di un trattamento, sia in punto di conservazione sia in punto di prelievo venatorio, omogeneo quantomeno per quanto concerne gli Stati membri confinanti e frontistanti il bacino mediterraneo.
La CCT plaude quindi alla svolta dell’ISPRA, per certi versi “storica” dal momento che, forse per la prima volta, sono state integralmente condivise ed accolte le argomentazioni dell’associazionismo venatorio.


Confederazione Cacciatori Toscani
(Federaccia Arcicaccia Anuu)

ANUU: CHE SUCCEDE IN CASO DI PLURIME VIOLAZIONI DELLA STESSA FATTISPECIE

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Si stanno evidenziando ipotesi di plurima violazione della stessa disposizione di legge, come nel caso di non immediata annotazione sul tesserino venatorio all’atto dell’abbattimento di ogni capo. In precedenza era accaduto per i richiami vivi utilizzati non regolarmente. Il proporre per ogni singolo capo di selvaggina abbattuta una violazione moltiplicata per il numero totale dei capi abbattuti rappresenta un “mostro” giuridico che funziona come metodo per “far cassa”. Tale addebito è del tutto infondato, poiché l’azione è sicuramente unica e unica è la violazione che non può essere parametrata al numero dei capi abbattuti. Non va dimenticato che la Legge 689/81 recepisce istituti penalistici ed è per sua natura afflittiva disciplinando responsabilità da illecito. Vanno pertanto applicati i principi sviluppati dalla dottrina e dalla giurisprudenza penale, con la conseguenza che non è ravvisabile una pretesa punitiva rapportata alla “quantità” piuttosto che alla condotta. A tal proposito una interessante sentenza (1553/2012 R.G. – Giudice d.ssa Ponzetta – dif. avv. R. Bonardi di Brescia/Provincia di Pavia) del Tribunale civile di Voghera (PV) ha giustamente evidenziato in una puntuale motivazione che: “se corretto è l’esercizio della pretesa punitiva da parte dell’Amministrazione, non corretta, tuttavia, appare la commisurazione dell’entità della sanzione irrogata: nel caso in esame, infatti, la condotta commessa dal ricorrente è unica, per la stessa costruzione della fattispecie di illecito come delineata dalla legge (“chiunque utilizza richiami vivi…”) e ciò indipendentemente dal numero dei richiami vivi posseduti in concreto al momento del fatto, potendo tale numero incidere piuttosto sotto il profilo della gravità dell’illecito commesso, con i conseguenti riflessi in punto quantificazione della sanzione all’interno dei limiti edittali della medesima, ai sensi dell’art. 11 l. 689/1981. Con riferimento a tale profilo ritiene il Tribunale che la condotta del convenuto, per come descritta nel verbale prodotto dalla Provincia sub doc. 2 integralmente confermato dal teste sentito in giudizio, sia di notevole gravità, tale da giustificare l’irrogazione della sanzione nella misura massima consentita dalla legge. Infatti il ricorrente possedeva n. 18 richiami con anello tagliato e quindi amovibile e n. 4 addirittura senza anello. Né sono dotate della minima credibilità .. omissis ….”. Pertanto, così stanno le cose. Giurisprudenza e dottrina concordano ormai su questa tesi che rappresenta un elemento di concreta giustizia. E così chi abbatte più esemplari di selvaggina senza immediatamente segnarli sul tesserino, uno per uno, compie un’unica azione e unica è la violazione che non può essere parametrata al numero dei capi abbattuti.

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