Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Luca Gironi

Luca Gironi

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

ANUU: IL 2016 … IN PIUME

 

Prima di presentare nel mese di gennaio il report dell’annata venatoria che sta per concludersi vorremmo presentare queste prime brevi notizie di quanto è avvenuto, con riferimento anche ad un’osservazione generale sul passo migratorio post-nuziale a partire dal mese di agosto, per quanto riguarda le seguenti specie: Balia nera: giudizio complessivo nella norma, e in forma continuativa. Beccafico: ottima presenza, soprattutto fin dall’inizio di agosto. Codirosso comune: presenza nella media stagionale. Prispolone: sotto la norma, soprattutto con il ritardato inizio del passo agostano. Pigliamosche: conferma della presenza appena sufficiente. Tordo bottaccio: come sempre il giudizio è più che ottimo. Tordo sassello: presenza più che buona e continuativa. Cesena: buona presenza, localizzata soprattutto in montagna e nell’alta collina. Merlo: più che buona la presenza sia degli stanziali che dei migratori. Pettirosso: continua la buona presenza. Capinera: da tempo ottima presenza che conferma il suo trend positivo. Fringillidi in generale: scarsi in particolar modo Frosone e Peppola; Lucherino e Fringuello presenti in modo molto ridotto; Cardellino e Verdone ancora scarsi. Unica specie in positivo il Fanello osservato in gruppi più o meno numerosi nelle pianure. Passera scopaiola: ottima presenza in forma continuativa. Pispola: nella normalità. Allodola: buona presenza con movimento migratorio molto veloce anche a causa della ristrettezza delle zone a lui ospitali per la sosta. Storno: presenza più che abbondante. Beccaccia: notata in forma positiva durante la fase di abbassamento delle temperature nella prima decade di novembre. Beccaccino e Frullino: notati in modo discreto nelle zone a loro congeniali. Anatidi in generale: presenza buona in generale. Da sottolineare l’ottima presenza dell’Alzavola e, in dicembre, del Codone.

Sul Venerdì di Repubblica esce un'intervista al Presidente Nazionale Arcicaccia Sergio Sorrentino

La polemica tra cacciatori e animalisti arriva sulle prestigiose colonne del Venerdì di Repubblica, questa settimana in un’articolo di Giulia Costetti una buona panoramica della situazione. Da leggere il contributo di Don Pierino, parroco di Torre Maina nel modenese, attaccato dai fanatici per la sua passione per la caccia e l’opinione sul”argomento di Sergio Sorrentino, Presidente Nazionale Arcicaccia, che pur rispondendo fermamente agli animalisti, invita il “nemico” ad un tavolo di confronto civile.

Orso Marsicano: Dal Parco Nazionale d’Abruzzo un’apertura alla sinergia col mondo venatorio

(AGI) – Roma, 22 dic. – “Siamo interessati a costruire con i cacciatori un rapporto franco e leale, basato sull’assunzione di responsabilita’ da parte delle associazioni venatorie che possono partecipare, attraverso progetti concreti, alla salvaguardia dell’Orso bruno marsicano”. A dichiararlo e’ Antonio Carrara, presidente del Parco Nazionale di Lazio Abruzzo e Molise commentando l’articolo di Fulco Pratesi sul Corriere della Sera dedicato alla tutela di questa specie. “L’ottimo pezzo di Pratesi – continua Carrara – descrive con dati puntuali le principali cause d’estinzione degli orsi marsicani dagli anni ’70 ad oggi. La principale tra queste, anche se con numeri decrescenti rispetto al passato, e’ rappresentata dal bracconaggio, attivita’ illecita e illegale oltre che minacciosa per la biodiversita’. Cacciatori e bracconieri non sono la stessa cosa, come dimostra l’interlocuzione che abbiamo avviato negli ultimi anni con le associazioni venatorie tramite progetti condivisi basati su evidenze scientifiche e finalizzati alla compartecipazione dei cacciatori alla salvaguardia dell’orso marsicano. Tra le attivita’ possibili vi e’ certamente la minimizzazione dell’impatto dell’attivita’ venatoria nelle aree esterne al Parco, oltre al supporto nell’opposizione a chi, in quel mondo, non intende rispettare le regole. O ancora, sfruttare le conoscenze dei cacciatori dei territori in cui vive l’orso per operazioni di controllo, segnalazione e monitoraggio, fondamentali per prevenire la seconda grande causa di morte degli esemplari: l’avvelenamento. Qualche passo in questa direzione e’ stato gia’ compiuto – ha concluso Carrara – attraverso un protocollo d’intesa firmato con i rappresentanti delle principali associazioni venatorie nazionali e attraverso le attivita’ e il progetto sulla tutela dell’orso marsicano portato avanti dalla Fondazione UNA Onlus, che concilia al proprio interno rappresentanti del mondo ambientalista, venatorio e dei parchi. La direzione, che e’ quella della ricerca dell’equilibrio tra pratica venatoria legale e salvaguardia della biodiversita’ e’ gia’ tracciata, adesso bisogna passare dalle parole ai fatti”.

UNGULATI: LE CONCLUSIONI DEL CONVEGNO A SIENA CON L’INTERVENTO DEL DIRETTORE GENERALE DI CONFAGRICOLTURA MASTROBUONO

  • Pubblicato in Notizie

 

E’ oltre un milione e 100mila euro la stima dei danni agli agricoltori provocati da fauna selvatica nel 2016 in provincia di Siena, che supera di oltre 300mila euro i danni provocati nel 2015. I dati, al 30 novembre 2016, sono stati elaborati dall’Atc Siena e presentati venerdì nel corso del convegno “Caccia e agricoltura, convivenza di norma” organizzato dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena. Il 74% dei danni è stato provocato dai cinghiali, il 18% dai caprioli e il restante 8% da altre specie (daino, cervo, avifauna, storno).

“E questa è una stima sui danni effettivamente richiesti, senza considerare la miriade di danni che l’agricoltore non denuncia anche per senso di rassegnazione; raddoppiare questo milione di danni credo sia una stima molto realistica” ha commentato il presidente dell’Unione Agricoltori di Siena, Giuseppe Bicocchi.

All’incontro è intervenuto anche Marco Apollonio, professore dipartimento di zoologia genetica evoluzionistica dell’Università di Sassari, che ha sottolineato: “Una reale collaborazione con il mondo venatorio è l’unica soluzione possibile. Bisognerebbe introdurre dei distretti unici per la caccia al cinghiale e all’interno di questi delle comunità di cacciatori responsabili di queste zone”.

Tra i relatori anche il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli che ha evidenziato: “Non possiamo pensare che l’unica soluzione possano essere le recinzioni, specie in una campagna come la nostra!”.

All’incontro è intervenuto anche l’onorevole Luigi Dallai: “Sono emersi dati molto interessanti con carattere di scientificità a partire dai trend decennali di crescita della popolazione degli ungulati; aumentano i danni agli agricoltori così come gli incidenti stradali provocati da fauna selvatica. E’ un problema di cui dobbiamo farci carico rapidamente anche ampliando le modalità di controllo della selvaggina avute finora”.

“Meno leggi e più possibilità di pianificare territorialmente quell’equilibrio che dobbiamo cercare di raggiungere” ha evidenziato Luigi Mastrobuono, direttore generale di Confagricoltura, presente al convegno. “Oggi è emersa la necessita di costruire normative sulla base dei dati scientifici, in alternativa s’incapperebbe solo in burocrazia che a nulla giova” ha concluso il direttore dell’Unione agricoltori Siena, Gianluca Cavicchioli. (Fonte www.ladeadellacaccia.it)

COLDIRETTI UMBRIA: PER L'EMERGENZA CINGHIALI PROROGARE PERIODO DI CACCIA E PIÙ CONTROLLI NELLE AREE PROTETTE

 

Prorogare il periodo di caccia al cinghiale prossimo alla chiusura e programmare imminenti ed efficaci interventi di gestione e controllo all’interno delle aree protette di competenza, finalizzati a ridurre il numero dei cinghiali sul territorio. Queste le richieste del presidente della Coldiretti Umbria Albano Agabiti, contenute in una lettera inviata all’Assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini. Il proliferare incontrollato dei cinghiali in tutta la regione – sottolinea Coldiretti – preoccupa ancor più se si considera cosa avverrà nel prossimo periodo di stop alla caccia, con danni sempre più rilevanti a semine e raccolti. Solo con una più efficace attività di prevenzione e controllo si possono limitare i danni e di conseguenza gli indennizzi alle aziende agricole, esasperate per una situazione ormai insostenibile. L’invasione degli ungulati – afferma Coldiretti – provoca milioni di euro di danni alle coltivazioni e alle imprese agricole, ma si tratta di una problematica di tutta la collettività, come dimostrano anche i numerosi incidenti stradali a discapito della sicurezza dei cittadini, che, come successo recentemente a Terni, si trovano sempre più spesso a “tu per tu” con i cinghiali nei centri abitati. Anche i presidenti di Coldiretti Perugia e Terni, Luca Panichi e Massimo Manni, hanno scritto ai presidenti degli ATC umbri, per ribadire l’urgenza di una più efficace gestione e controllo della specie all’interno delle aree protette di competenza. Dal 2005 – ricorda Coldiretti – il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato, passando da 600.000 esemplari a oltre un milione nel 2015, anno in cui i danni alle produzioni hanno raggiunto complessivamente i 100 milioni di euro. In Umbria il numero di cinghiali negli ultimi 10 anni – stima Coldiretti – è passato da circa 25/30.000 a 75/80.000. Quella dei danni da fauna selvatica – conclude Coldiretti – è una questione che riguarda non solo l’economia del settore primario e che comporta, tra l’altro, il rischio di un progressivo abbandono delle campagne e di quelle zone montane dove l’agricoltura è un fattore determinante anche per il presidio ed il mantenimento dell’assetto idrogeologico e ambientale.

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura