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Luca Gironi

Luca Gironi

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ARCI Caccia: contro il Bracconaggio, senza sé e senza ma

All'indomani della'abbattimento del Giovane Capovaccaio, riceviamo questa nota dell'Arci Caccia sull'Argomentio:

"L’ARCI Caccia ha nella sua attività storica, nel DNA, la lotta al bracconaggio e non per l’immagine ma, per convinzione.

Abbiamo assunto iniziative, siamo stati presenti operativamente, unici, nel silenzio di altri (quando non siamo stati contrastati) nella campagna contro la caccia al “Falco pecchiaiolo” che veniva organizzata con coperture omertose e criminali sullo Stretto di Messina.

La “guardia” non si abbassa ma sarebbe un grave errore culturale “fare di tutta l’erba un fascio” con una criminalizzazione di “categoria”, che è prassi e cultura del fondamentalismo discriminatorio e “corrosivo” della civile convivenza che sarebbe d’aiuto solo ai bracconieri che, di certo, non trovano coperture dalla presenza dei cacciatori nelle campagne. Questi amanti dell’”Ars Venandi” e che devono, certamente, passare sempre di più dalla capacità di marginalizzazione dei “delinquenti del bracconaggio” alla denuncia dei misfatti sulla fauna selvatica."

Sempre si può fare di più e meglio. Aumentiamo la presenza della vigilanza e il collegamento con i cacciatori di questo servizio.

Fino alla “monotonia” rilanciamo la richiesta di un coordinamento della vigilanza venatoria, comprendente sia dipendenti degli Enti gestori della fauna, sia volontari della caccia, della pesca, ambientalisti, guardie campestri e dei parchi, guardie provinciali. Una grande squadra, insieme, per il patrimonio florofaunistico a difesa della biodiversità senza bandiere e colori a vigilare il territorio con l’indirizzo e la guida dei Carabinieri/Forestali che hanno assunto ulteriori competenze: il ruolo di “scorta” della natura.

ATC, CA, Enti Parco, Aziende Faunistiche: una rete questa di enormi risorse dell’agrosilvopastorale italiano per debellare il bracconaggio. Se vogliono si può. Si inizi subito

A PADULA (SA) UN CONVEGNO SULL´ USO DI UNITA´ CINOFILE SPECIALIZZATE PER IL RECUPERO DEGLI UNGULATI FERITI

Presso la storica struttura della Certosa di Padula, in provincia di Salerno, si è tenuto lo scorso 5 settembre un interessante convegno sull'uso di unità cinofile specializzate per il recupero degli ungulati feriti.

Il convegno, promosso dall'Enci e dalla Regione Campania in collaborazione con l'Università degli Studi Federico II di Napoli e con la Federazione Italiana della Caccia, ha visto la partecipazione di numerosi appassionati vogliosi di arricchire le proprie conoscenze in materia di ungulati, ed in particolare del cinghiale, specie particolarmente diffusa in Regione. Ha moderato ed illustrato gli interventi Felice Argenio, esperto del settore, responsabile della pro-segugio nonché collaboratore presso la Regione Campania del Consigliere delegato alla Caccia.

Dopo i saluti istituzionali, doverosi ed imprescindibili, del Sindaco di Padula, Paolo Imparato e di Franco Alfieri, consigliere del presidente della G.R. della Campania, i quali hanno espresso la loro vicinanza al mondo venatorio ed il loro impegno istituzionale per la soluzione dei problemi che riguardano il Cinghiale e l'attività venatoria nel suo complesso, hanno portato il loro saluto ai convegnisti Guglielmo Storti, presidente dell'ATC di Salerno e Tommaso Pellegrino, presidente del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni.

Particolarmente interessante l'intervento del presidente del parco, che ha dichiarato, fra l'altro, non solo di aver risolto la problematica dell'attraversamento del territorio del Parco da parte dei cacciatori, nonché la sua completa disponibilità a favorire il prelievo selettivo nell'area protetta, ovviamente nel rispetto della normativa vigente che regola il settore.

E' intervenuto, poi, il presidente di Federcaccia Campania, Andrea Ferrara, il quale nel rivolgere un saluto ai relatori ed a tutti gli intervenuti, ha sottolineato come per mettere in campo una corretta politica di gestione sia indispensabile conoscere il territorio e la fauna che vi abita, attraverso un attento e continuo monitoraggio delle presenze faunistiche cui commisurare i prelievi.

Per le relazioni programmate sono intervenuti Maria Ceccarelli, presidente Enci Campania, Serena Donnini, responsabile Enci e Vincenzo Veneziano dell'Università di Napoli. La Ceccarelli si è intrattenuta nell'illustrare le specie canine di interesse venatorio e nel sottolineare il ruolo fondamentale delle strutture cinofile periferiche per la diffusione della cinofilia specializzata.

Particolarmente interessanti e per certi versi speculari gli interventi e le dimostrazioni di Serena Donnini e Vincenzo Veneziano. La Donnini ha illustrato le modalità e le procedure per un corretto addestramento di unità cinofile specializzate nel recupero degli ungulati feriti, oggi particolarmente utili e necessari a dare supporto ad una corretta politica di gestione del territorio e della fauna, laddove il Prof. Veneziano ha spiegato come tale recupero sia oggi indispensabile non solo dal punto di vista etico, ma anche e soprattutto sotto l'aspetto sanitario per evitare il rischio di diffusione di malattie alle unita cinofile e non solo.

Le conclusioni del convegno sono state affidate ad Antonio D'Angelo, vice presidente nazionale della Federcaccia, vista anche l'assenza di Dino Muto, presidente nazionale dell'Enci, che ha inviato le proprie scuse per non essere potuto intervenire all'incontro. Il presidente D'Angelo ha voluto rivolgere un grazie personale a tutti i partecipanti, ai relatori, alle istituzioni presenti, ai cacciatori intervenuti, assumendo l'impegno, unitamente all'Ente per la Cinofilia Italiana, di lavorare nel settore della cinofilia affinché i soggetti che si portano in campo, siano sempre più specializzati nei settori per i quali sono stati addestrati, siano essi cani da prova, da caccia, da traccia, da recupero o altro, perché oggi c'è sempre più bisogno di ausiliari specialisti.

 

FIDC SICILIA: SDEGNO E CONDANNA PER L´ UCCISIONE DEL GIOVANE CAPOVACCAIO

  • Pubblicato in Notizie

Appresa la notizia del rinvenimento nei pressi di Mazzara del Vallo, in provincia di Trapani, della spoglia di una femmina di Capovaccaio lanciata a Matera pochi giorni addietro, la scrivente Federazione prende le distanze da questo atto di cruda barbarie ed esprime durissima condanna al deplorevole gesto commesso da un bracconiere con un fucile tra le mani.

Questo inqualificabile gesto suscita il più profondo sdegno e la più ferma condanna nella nostra Federazione e di chiunque, ed è la stragrande maggioranza, pratica l'attività venatoria in modo onesto e nel rispetto delle leggi e, nel contempo, vanifica tutti gli sforzi fatti continuamente per riqualificare l'immagine della caccia nella società.

Auspico che il responsabile venga individuato e posto di fronte alle proprie responsabilità e garantisco agli inquirenti la massima collaborazione da parte nostra e dei nostri iscritti.

Anche se questo non sarà sufficiente a porre rimedio a un gesto esecrabile, sconsiderato e inutile, costituirebbe in ogni caso una risposta dovuta alla società civile e ancor prima alla grande maggioranza dei cacciatori rispettosi e consapevoli, che in queste ore stanno come me esprimendo la loro indignazione.

Tuttavia e proprio per questo non posso accettare, pur comprendendo l'amarezza che le ha generate, né come cittadino né come cacciatore che la nostra Regione venga definita, come testualmente, si legge "una sorta di gigantesco "buco nero" nel quale vengono inghiottiti ogni anno innumerevoli uccelli a causa di un bracconaggio intenso e diffuso".

L'impegno della Federazione che rappresento è da sempre alto, concreto e convinto per educare e sensibilizzare tutti i cacciatori al rispetto di fauna, territorio e ambiente e ad una pratica consapevole, sostenibile e rispettosa delle leggi. La risposta del mondo venatorio è sempre andata in questo senso. Non è tollerabile che i gesti sconsiderati di pochi individui che non esito a definire delinquenti, gettino fango su una intera categoria di cittadini senza macchia.

 

Racalmuto, 12 Settembre 2018 - Il Presidente Giuseppe La Russa

 

CCT: CHE FINE FARANNO LE ZRC?

No alle trasformazioni a tavolino delle ZRC; Subito il Nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale! Il tavolo di concertazione recentemente istituito dal Presidente Enrico Rossi sulle criticità legate alla gestione faunistico venatoria in Toscana, è stato salutato dalla Confederazione Cacciatori Toscani, come una utile opportunità per affrontare e approfondire i punti qualificanti di una nuova prospettiva per la caccia in Toscana. A pochi giorni dall’apertura generale della caccia, i limiti della gestione faunistica e soprattutto la grave crisi che sta colpendo la piccola selvaggina stanziale, mettono in luce l’urgenza di affrontare e mettere mano a scelte radicali per quanto concerne anche il ruolo e le funzioni degli Istituti faunistici pubblici e privati. La nostra posizione è quella di accelerare la discussione sul nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale e di fissare in esso, gli indirizzi gestionali e la eventuali riperimetrazioni o trasformazioni degli Istituti Faunistici. Un chiaro no, alla riproposizione di un metodo sin qui applicato dalla Regione Toscana, che si incentra sull’approvazione di provvedimenti “stralcio” in assenza di una visione generale. L’ultimo di questi è stato quello sulla delimitazione delle nuove Aree Vocate al cinghiale, partorito senza il coinvolgimento delle associazioni venatorie ed agricole e che sta provocando nei territori e nel lavoro di alcuni ATC Toscani, difficoltà e contenziosi con i distretti e le squadre di caccia al cinghiale. La nostra richiesta per un cambio radicale di impostazione sembra essere disattesa; altre nubi si profilano all’orizzonte! Circolano in queste ore, proposte irricevibili riguardanti le Zone di Ripopolamento e Cattura; infatti, sono state presentate da parte degli Uffici competenti, alcune proposte deliberative che prevedono la trasformazione di tutte le Zone di Ripopolamento e Catturapresenti sul Territorio regionale (salvo quelle presenti nelle aree soggette a SIR o a Rete Natura 2000) in Zone di rispetto venatorio. Una proposta che ha dell’incredibile non solo per ragioni di carattere normativo, ma soprattutto per le conseguenze che potrebbe causare sotto il profilo faunistico ed ambientale. Vogliamo solo ricordare che tra le due tipologie di strutture (ZRC e ZRV) la legge prevede funzioni e finalità estremamente diversificate. Le ZRC svolgono notoriamente un ruolo conservativo e di mantenimento della fauna selvatica stanziale, seguendo logiche gestionali incentrate al mantenimento di soggetti nati e riprodotti allo stato naturale, salvaguardando così un patrimonio di estremo valore. Una trasformazione generalizzata di questi istituti, porterebbe pertanto ad un considerevole danno alla biodiversità, oltrechè all’azzeramento di anni di investimenti pubblici finalizzati alla loro funzione, per non parlare degli infiniti contenziosi legali che scaturirebbero con gli agricoltori e con i proprietari dei fondi agricoli, per le procedure di pubblicità e trasparenza previste dalla normativa. Nel prossimo incontro che verrà sicuramente programmato a breve dalla Presidenza della Giunta Regionale, la Confederazione Cacciatori Toscani si farà carico di rappresentare con forza la totale contrarietà su questo delicato problema, ed a ribadire con nettezza la necessità già più volte avanzata, di una celere concertazione ed approvazione del nuovo Piano Faunistico Regionale.

ARCI CACCIA E ANLC TOSCANA: Caprioli e TAR, quando l’improvvisazione regna sovrana

Ci ha raggiunto stamattina la notizia della attesa conclusione della telenovela estiva messa in campo da Urca Nazionale sul prelievo di femmine e piccoli di capriolo. Un pasticcio… questa è la definizione che abbiamo usato nel nostro primo comunicato, uscito all’indomani del ricorso presentato da Antonio Drovandi. Un pasticcio perché riapriva, in un momento di relativa “tranquillità” per la nostra regione, la stagione dei ricorsi, un pasticcio, perché poteva portare solo all’acuirsi del conflitto con gli agricoltori, cosa puntualmente avvenuta, ed un pasticcio, per l’esito quasi scontato dell’iniziativa legale. Rimaniamo d’accordo con il Presidente Regionale dell’Urca Ballerini, un segnale alla Regione andava dato, in modo che non si riproponessero provvedimenti calati dall’alto, ma non era questo il modo. Oltretutto, adesso che si sono sparate le cartucce che si avevano a disposizione, solo per rendersi conto che erano a salve, cosa abbiamo in mano? La risposta è facile… un bel pugno di mosche… Un’iniziativa che ci rende tutti più deboli, proprio in un momento di fitte consultazioni con Assessore e Presidente della Regione. A questo scopo aspettiamo di conoscere la posizione del resto dell’Urca, da cui si è levato più di uno scricchiolio e di Federcaccia Toscana, di cui ribadiamo, Antonio Drovandi è un importante dirigente….

 

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