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Luca Gironi

Luca Gironi

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ARCI CACCIA: Bracconaggio, basta con l’accademia degli inconcludenti


In merito alla dialettica attorno al bracconaggio il Presidente Nazionale, Sergio Sorrentino ha dichiarato:
“In questi giorni il Corriere della Sera, e non solo lui, torna a parlare di Bracconieri.
Per noi la questione, oggi, è superare il solo parlarne e affrontare con serietà e severità necessaria il problema. Noi non abbiamo dubbi: siamo dalla parte del fare qui, senza confonderci e cercare alibi nelle vicende di altri Paesi.
La prima questione per fare chiarezza è eliminare dalla discussione l’approccio disonesto e manipolatore di quanti, nell’animalismo di comodo, pregano affinché il bracconaggio non sia debellato, perché a loro serve per criminalizzare la caccia, quella italiana che è per Costituzione disciplinata quale attività ambientale. Questo animalismo si alimenta e cerca fortune nel bracconaggio.
Queste posizioni hanno l’altra faccia della medaglia nella beatificazione di inconcludenti tavoli di ispirazione politichese, dove ci si siede, per poi tornare ad incontrarsi e poi trovarsi di nuovo. Agli italiani ricordano più i banchetti inconcludenti che luoghi dove si lavora per risolvere i problemi.
Ci sono troppo spesso, nel mondo venatorio, operazioni di immagine per parlare a sé stessi, per scusarsi e giustificarsi con i cittadini che, incuranti dei riti, continuano, non solo nelle città ma anche nelle campagne, a non percepire bene il confine tra caccia e bracconaggio, perché una parte delle Associazioni Venatorie con codardia non mette la faccia e le bandiere nella lotta ai bracconieri. E’ un rito, questa comunicazione di “escusatio”, dove bene che va, le responsabilità si scaricano sulle leggi, sugli altri.
Noi non abbiamo nulla di cui scusarci o farci perdonare. E’ da tempi non sospetti che l’ARCI Caccia, con tanto di bandiere alte è scesa in Calabria con la Lipu di Mario Pastore, grande ambientalista scevro da pregiudiziali ideologiche, per dare il proprio apporto operativo contro il bracconaggio e a tutela dei Falchi. Quel bracconaggio, un tempo assai più aggressivo e sponsorizzato dalla criminalità organizzata locale. Stessa cosa in Campania, laddove coraggiose guardie volontarie dell’Arcicaccia, con orgoglio, hanno messo le loro persone fisiche in campo in efficaci e risolutive azioni per colpire il bracconaggio nelle Isole del golfo, con riconoscimento del loro impegno anche fuori dai confini nazionali.

Non è più tempo di “tavoli” dove qualcuno cerca anche prebende. Contrastare il bracconaggio è lotta dura. In alcune realtà, il confine tra bracconaggio e criminalità è assai labile.
Sconfiggere i bracconieri è parte della problematica più ampia della sicurezza delle campagne, del presidio capillare e costante di questi territori. Non servono “corpi” o “poteri speciali”. Occorre disinquinare il problema da ragionamenti settari per dare forza e sostegno all’azione dei Carabinieri Forestali mettendo al loro servizio, dopo una riforma che ha indebolito la Polizia Provinciale, le polizie locali, i Guardiaparco, le Guardie delle Aziende Faunistiche e le Guardie Volontarie di tutte le Associazioni: ambientaliste, venatorie, ittiche e zoofile. Un piccolo esercito di volontariato sociale che deve essere formato e governato dai Carabinieri. Con questo spirito abbiamo sottoscritto la Convenzione con l’Arma dei Carabinieri. Il Governo, il Parlamento intervengano per consentire il corretto ed efficace impiego dei volontari.
Già gli ATC e i CA pagano spesso per la vigilanza delle guardie provinciali. Responsabilizziamo anche questi Enti gestori della fauna selvatica, diamo loro il giusto ruolo di cui, troppo spesso, il mondo venatorio ha paura e li relega alla compravendita di fagiani perché teme il definitivo offuscamento di Associazioni che non se la sentono di assolvere a quel ruolo di tutela del paesaggio e della fauna selvatica che il legislatore affida loro quali componenti della compagine sociale degli ATC e CA al fianco degli agricoltori che sui loro territori subiscono atti delinquenziali.
Non solo emblematiche, episodiche, presenze con campi e quant’altro; vanno bene ma non bastano. Più presidi, più controllo permanente. Più la comunità sente che la fauna selvatica è una sua proprietà, più i bracconieri saranno messi in fuga.
Come si era tentato nel passato con il Corpo Forestale, i Carabinieri convochino i soggetti interessati al “fare” contro i bracconieri, si costruisca un Dipartimento Investigativo Anti-bracconaggio e si usino le competenze che, alla teoria talvolta a gettone, sostituiscono le competenze di coloro che sono nelle campagne. Le risorse si usino a risultati raggiunti e non siano argomento di comodo per non fare nulla.
Leggiamo che la situazione, rispetto a 30 anni fa, è migliorata, sono diminuiti i bracconieri. Bene, vuol dire che non se ne vanno sempre i migliori, ma non ci basta.

La Cabina di Regia incontra la Lega

 

Autorevoli esponenti della Lega (Sen. Bonfrisco, Sen. Briziarelli, On. Guidesi, On. Tonelli, On. Castiello) hanno incontrato le Associazioni aderenti alla Cabina di regia del mondo venatorio. Confermato l’impegno a favore del comparto e la volontà di intervenire sul d.lgs di attuazione della Direttiva armi.

“Riteniamo fondamentale che il mondo venatorio si presenti e parli in modo compatto e con una voce sola. Prima di tutto plaudiamo quindi alla vostra iniziativa di riunirvi in una Cabina di regia unitaria e, oggi più che mai, riteniamo che nella nostra azione parlamentare sarà fondamentale la vostra esperienza su temi quale caccia, ruralità, tutela ambientale e gestione del territorio. La Lega ha sempre sostenuto le posizioni del settore e potrà in questo modo continuare a farlo ancora più e meglio”. Così ha commentato l’On. Guido Guidesi, dando il benvenuto ai rappresentanti della Cabina di regia (ANLC, ANUUMigratoristi, ARCICACCIA, ENALCACCIA, EPS, ITALCACCIA, FEDERCACCIA e CNCN) che si sono incontrati con lui e gli altri onorevoli del suo partito a Roma.

Nel corso del colloquio i parlamentari della Lega, accompagnati dall’esperto Germano Dottori, hanno ascoltato con attenzione gli interventi delle Associazioni presenti, che hanno richiamato gli impegni presi attraverso la sottoscrizione del Manifesto presentato prima delle elezioni del 4 marzo scorso a favore del territorio, dell’ambiente e della ruralità.

Il Sen. Luca Briziarelli ha posto in particolare l’attenzione sulla necessità di invertire dal punto di vista culturale la tendenza della società a disinteressarsi e conseguentemente avere una scarsa conoscenza del ruolo svolto – che va ben oltre l’aspetto ludico ricreativo – dal mondo venatorio, in modo tale da correggere positivamente la percezione che ne ha l’opinione pubblica, sottolineando il bisogno di investire sempre più nel campo della comunicazione per raggiungere tale obiettivo.

La Sen. Anna Cinzia Bonfrisco e l’On. Guido Guidesi inoltre, si sono soffermati sulla necessità di modificare il dlgs di attuazione della Direttiva armi recentemente approvato dal Governo uscente, ribadendo che il recepimento nazionale non dovrà essere peggiorativo rispetto al testo comunitario. In particolare il mondo venatorio ha chiesto di trattare con la massima attenzione, nelle commissioni deputate, la questione della custodia, che sia certa, univoca su tutto il territorio nazionale e non a discrezione dei locali presidi di Ps; di ponderare e verificare le conseguenze della dichiarazione sostitutiva di resa informazione ai conviventi in merito all’acquisto di armi e, non ultimo, l’annoso problema della mancata concessione del porto d’armi ex art 43 Tulps, malgrado la sopravvenuta riabilitazione e magari dopo decenni di regolari rinnovi.

Continua quindi con costanza e convinzione l’attuazione concreta dell’impegno delle associazioni riunite nella Cabina di Regia di mantenere attivo e costante il dialogo col mondo politico e istituzionale italiano, per sensibilizzarlo sui temi più importanti e sulla realtà venatoria, gestionale ed industriale del comparto nel panorama del nostro Paese.

L'ATC Firenze 4 chiude i battenti. Arci Caccia e ANLC chiedono spiegazioni

ARCI Caccia e ANLC Firenze

ATC 4 Firenze Nord-Prato: La “caccia” continua …

 

L’ARCI Caccia e l’ANLC di Firenze comunicano che in queste ore risultano chiusi gli Uffici dell’ATC n° 4 Firenze Nord-Prato di Viale Kennedy 182 Loc. Pianvallico a Scarperia.

L’ARCI Caccia e la ANLC in attesa dei chiarimenti necessari e del ripristino dell’attività ordinaria restano a disposizione dei cacciatori per le informazioni e l’assistenza utile alla preparazione della prossima stagione venatoria.

Lazio: i cacciatori scrivono alla Regione

 

“Apprendiamo da notizie sui media e dai social network che un’esponente d’opposizione in consiglio regionale, nella fattispecie l’ex candidata Presidente della Regione, tale Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle, starebbe ricevendo messaggi da cittadini del Lazio “giustamente preoccupati”, si legge testualmente, “per l’approssimarsi della stagione di caccia”. La signora in questione annuncia l’intenzione di abolire la preapertura e la prima decade di febbraio, oltre a varie amenità da dilettante allo sbaraglio della gestione faunistico-ambientale. Senza voler entrare nel merito dei vaneggiamenti ideologici e schizofrenici di chi appartiene a un soggetto politico che, nel Lazio, è alleato del Partito animalista europeo, salvo poi provare a governare a Roma con la Lega di Salvini, da sempre favorevole alla nostra passione, cogliamo in questa sede l’occasione dell’approssimarsi del nostro incontro in Regione di martedì 15 p.v., in occasione del comitato tecnico faunistico venatorio regionale con all’ordine del giorno approvazione calendario venatorio 2018-19, per puntualizzare quanto segue:

Negli ultimi anni la giunta Zingaretti si è contraddistinta per l’indiscutibile equilibrio e imparzialità nei confronti dei portatori di interesse in materia di ambiente e territorio: mondo agricolo, mondo venatorio e ambientalista;
Da questa politica equilibrata, scevra da inquinamenti ideologici personali, è scaturito un calendario venatorio che ha saputo conciliare le diverse sensibilità dei succitati portatori di interesse. Prova di ciò è il fatto che, contravvenendo alla sua triste tradizione, nelle ultime due stagioni il calendario venatorio del Lazio non ha subito ricorsi al Tar;
Con fatica, ma grazie alla disponibilità e al buonsenso degli amministratori e ai dati scientifici prodotti, nel tempo, proprio dalle associazioni venatorie, siamo giunti a garantire ai cacciatori di questa regione un livello di dignità quasi equivalente a quello dei colleghi delle regioni confinanti: la preapertura, la caccia ai turdidi e alla beccaccia anche durante il mese di gennaio, una sinergia fattiva con il mondo agricolo per la salvaguardia delle colture di pregio e altro ancora;
Senza dubbio rimane molto da fare, a cominciare da un nuovo Piano faunistico venatorio regionale, strumento indispensabile e obbligatorio per pianificare qualsiasi attività di gestione del territorio e delle sue risorse. Su questo, sì, chiamiamo la Regione Lazio a impegnarsi in maniera concreta per salvaguardare realmente la fauna e la biodiversità dei nostri territori, certi che anche su questo tema l’amministrazione sarà presente e responsabile”.

FIDC: BRACCONAGGIO. FRA VERITÀ E IDEOLOGIA ANTICACCIA

  • Pubblicato in Notizie

Ancora una volta hanno risalto sui media allarmistiche ricostruzioni di parte sul fenomeno. Se da un lato il prelievo illegale di fauna selvatica esiste e non può essere negato, ma va condannato e combattuto, dall’altro è importante fare chiarezza ed evitare grossolane esagerazioni

 Negli scorsi giorni, agenzie e organi di stampa hanno riproposto i dati delle Associazioni ambientaliste (LIPU e WWF) sull’impatto del bracconaggio attuato sugli uccelli in Italia e in altri 25 Paesi del Mediterraneo. In particolare, per il nostro Paese i dati forniti dalla LIPU indicano un minimo di 3,4 e un massimo di 7,8 milioni di uccelli uccisi o catturati illegalmente all’anno. Dati non recenti, poiché riferiti al periodo luglio 2014-giugno 2015, pubblicati nel 2016 sulla rivista Bird Conservation International (Brochet e coll., 2016).

In questa singolare statistica l’Italia è presentata in compagnia di Paesi quali Malta, Cipro, Egitto e Libano, e sostanzialmente si attribuisce al nostro Paese una situazione amministrativa e di governo fuori controllo sotto il profilo della prevenzione e del contrasto al fenomeno del bracconaggio, anche in rapporto al numero degli abitanti (0,09 esemplari per abitante all’anno).

Va notato, comunque, che al bracconaggio è attribuita una definizione molto ampia, dal commercio internazionale di specie tutelate al prelievo “abusivo” effettuato nel Nord Africa per fini alimentari, dal prelievo illegittimo per fini di tassidermia fino all’abbattimento di esemplari non compresi nei calendari venatori.

Innegabilmente si tratta di un fenomeno importante e in probabile aumento, anche tenendo conto dell’attuale stato di forte riduzione del personale degli Organi di vigilanza preposti (Polizie Provinciali e riorganizzazione subita dall’ex CFS). Tuttavia, occorre fare chiarezza.

In primo luogo, a essere stata riportata è una stima preliminare attuata sulla base dell’opinione di esperti ornitologi contattati da BirdLife International (per l’Italia la LIPU): non si tratta dunque di dati veri e propri.

In secondo luogo, la qualità delle informazioni è definita da questo stesso lavoro come molto variabile, soggetta a notevole incertezza su alcune stime, e connotata da una netta scarsità di dati valutati come attendibili.

Per l’Italia, le specie numericamente più colpite sarebbero il passero, il fringuello (che deterrebbe il record assoluto di prelievi illegali, con una stima tra i 2 e i 3 milioni di esemplari all’anno, ossia circa il 50% di tutti i prelievi contestati), il tordo bottaccio, l’allodola, la pispola (con ben 500.000-900.000 esemplari), il pettirosso, il cardellino, lo storno, il luì piccolo (e questo appare veramente sorprendente), il frosone (100.000-400.000) e il tordo sassello (50.000-300.000).

Cifre del tutto inverosimili, soprattutto nel caso del fringuello e della pispola. E chi sarebbero quei “pazzi” che, a decine di migliaia, si metterebbero a rischiare abitualmente delle sanzioni penali (art. 30, comma h, Legge n. 157/’92), ad esempio, con “ammenda fino a euro 1.549 per chi abbatte, cattura o detiene fringillidi in numero superiore a cinque”? Per prelevare 2-3 milioni di fringuelli e 500-900 mila pispole servirebbero, infatti, moltissime migliaia di persone disposte a rischiare per molte giornate l’anno. E per quale insensata ragione? Tutto questo è francamente impossibile nell’entità dichiarata dalla stima di BirdLife.

Diverso è il caso dell’abbattimento anche solo di pochi esemplari di specie rare. Realtà che, purtroppo, talora risulta essere oggetto di cronaca (una tra tutte l’ibis eremita).

Ma come stanno davvero le cose?

Dal marzo 2017, l’Italia si è dotata di un Piano d’azione per il contrasto alle uccisioni illegali degli Uccelli e, presso il ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stato istituito un Tavolo tecnico-operativo per attuare e monitorare il Piano stesso. Da notare la moltitudine di autorità e figure coinvolte: ministero dell’Ambiente, ministero delle Politiche agricole, ministero della Salute, ministero della Giustizia, ministero dell’Interno, ministero dell’Istruzione, tutte le Regioni e le Province autonome, Carabinieri (ex CFS), Autorità di Gestione CITES, INTERPOL, Corpo Forestale Regione Valle d’Aosta, Corpo Forestale Regione Sardegna, Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana - Centro Nazionale di Medicina Veterinaria Forense, ISPRA, Associazioni ambientaliste e venatorie.

Dopo un anno di lavoro di questo Gruppo una sola cosa è chiara: la scarsissima disponibilità di dati oggettivi sul fenomeno del bracconaggio in Italia. Esiste infatti una tabella con i dati relativi a solo 12 Regioni (2015), dalla quale è possibile evincere che 9.796 Agenti hanno redatto 9.306 verbali (0,95 a testa) per ogni tipologia di infrazione presunta, di cui solo il 28,7% si è tradotto in una sanzione amministrativa e il 9,7% in una sanzione penale.

Anche se questi dati, oggettivi, si riferiscono a poco più della metà delle regioni, e non sono direttamente correlati a un preciso numero di uccelli abbattuti o catturati illegalmente, è del tutto evidente che essi (gli unici disponibili ufficialmente in Italia) risultano del tutto incongruenti con le cifre di milioni di uccelli che le stime del citato studio di Brochet vorrebbero assegnare al nostro Paese.

Il contrasto al fenomeno del bracconaggio va ovviamente incrementato, a partire dal ripristino di adeguati livelli di vigilanza, come richiesto anche dalle Associazioni venatorie. Interventi molto decisi occorrono in particolare quando il fenomeno coinvolga specie minacciate o si connoti come un vero e proprio commercio illegale di queste stesse specie (ad esempio, la sottrazione di uova e nidiacei di rapaci destinati alla falconeria nei Paesi Arabi o nel Nord Africa).

In definitiva la nostra valutazione è che bisogna distinguere, nell’ambito del contrasto al bracconaggio, in base all’impatto che lo stesso ha sullo stato di conservazione delle specie; su queste bisogna concentrare gli sforzi e indirizzare nuove risorse in tempi brevi. Diversamente, si rischia di produrre documenti cartacei e di proporre azioni inefficaci nel colpire le situazioni più gravi nel campo della conservazione.

Purtroppo, le recenti campagne allarmistiche promosse dalle Associazioni ambientaliste sembrano avere come reale intento l’obiettivo primario di attaccare non già i bracconieri, bensì la caccia e i cacciatori italiani.

Continuando sulla strada del confronto e delle proposte concrete, auspichiamo e lavoriamo per una presa di posizione nella direzione sopra descritta da parte delle autorità e Istituzioni Italiane.

 

Roma, 15 maggio 2018 – Federazione Italiana della Caccia

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