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Luca Gironi

Luca Gironi

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Arcicaccia: Leggi con noi… …Il nuovo libro di Chicco Testa e Sergio Staino

  

Si parla anche di cinghiali e cacciatori nel libro che Chicco Testa e Sergio Staino hanno scritto insieme per Marsilio (pp. 144, € 12). Già il titolo la dice lunga: "Troppo facile dire no”. Sottotitolo "Prontuario contro l'oscurantismo di massa". E la biografia dei due autori aggiunge interesse. Staino, uno dei maggiori disegnatori politici italiani, esplicitamente di sinistra e oggi direttore de l'Unità ha dato vita al personaggio di Bobo, interprete di una militanza politica fedele, ingenua e oggi sconcertata di fronte ai cambiamenti del panorama politico e culturale. Chicco Testa è stato uno dei fondatori di Legambiente e per questo ben conosce il mondo ambientalista con i suo pregi e i suoi difetti. Ma i nostri due sanno cambiare opinione quando è necessario e il libro, con i corsivi di Testa e le vignette di Staino, infila le dita negli occhi dei conformisti del no che percorrono la penisola. Come i fanatici dell'anticaccia, che Testa e Staino prendono amabilmente in giro quando, per fronteggiare l'eccessivo numero di cinghiali, ma evitare la caccia, propongono di reintrodurre (ancora!) il lupo. Come se i lupi ai cuccioli di cinghiale facessero l'anestesia prima di sbranarli. Per non parlare di pecore o agnelli. Insomma l'Italia del no, come dipinta dai nostri, è un'Italia infantile che non ha superato il gusto adolescenziale del rifiuto. Mentre invece sarebbe proprio il caso di darsi la mano e andare avanti. Con ragionevolezza.

Campania: “Global” Unità delle Associazioni venatorie nazionali riconosciute.

Si è costituito in Campania il primo coordinamento delle associazioni venatorie nazionali (ARCI Caccia – ANUU – EPS – Enalcaccia –– Italcaccia – Libera Caccia)

Da questa regione si vuol far partire un messaggio forte alle Regioni Meridionali di sostegno ad un percorso unitario che possa avere una verifica entro un anno per allargare le relazioni unitarie nazionalmente e nel paese del mondo venatorio italiano. Con un po’ di orgoglio e umiltà vogliamo sperimentare e mettere a disposizione della caccia il nostro lavoro.

Occorre riconquistare consensi alla caccia nella società e verso le future generazioni per fermare il calo dei cacciatori. Questo si ottiene non arretrando ma sostenendo le posizione dei cacciatori argomentandole in modo forte e credibile con il supporto della conoscenza e delle istituzioni scientifiche depurando la discussione da ideologie e fanatismo.

Prima iniziativa e banco di prove del lavoro unitario, è stato il calendario venatorio con le proposte per la stagione 2017/2018 sulle quali si è avviata la partecipazione del corpo sociale di tutte le Associazioni Venatorie campane.

L’impegno del Coordinamento è quello di rafforzare la collaborazione tra ATC, Associazioni Venatorie e organizzazioni imprenditoriali agricole, il cui contributo alle soluzioni dei problemi della caccia è fondamentale e corre il dovere per il coordinamento costruire le condizioni per un tavolo permanente di confronto.

Aiuterà questo percorso la capacità di produrre studi e ricerche per un serrato confronto con il mondo ambientalista che sia disposto a superare le pregiudiziali fondamentaliste e prive di ogni razionalità contro la caccia. Anche queste proposte unitarie per il calendario venatorio 2017, vogliono consolidare l’inattaccabilità e la certezza della stagione venatoria conquistata per merito dei cacciatori campani in questi anni.

Il coordinamento non si propone soluzioni miracolistiche ma di certo il rilancio di speranze realizzabili per una caccia più gratificante e rispettate unità. Possiamo farcela.

24 marzo 2017

Capanno: L'impianto del nuovo appostamento

 

La primavera è indubbiamente il momento migliore per cercare un nuovo posto dove impiantare un appostamento. Questo perché, c'è tutto il tempo per realizzare il nuovo impianto e renderlo operativo prima dell'apertura. Ma dove lo posizioniamo? Occorre valutare la vicinanza alle più proficue linee di passo e tenere conto delle possibilità che si hanno di trasformare, con relativa facilità, il nostro angolo di mondo in uno splendido giardino, bello da vedere per noi e estremamente accogliente per i nostri amici pennuti.
Lo schema dell’appostamento fisso è una costante a tutte le latitudini, una piazzola con al centro il capanno e le piante di buttata sui bordi a formare un cerchio, un ferro di cavallo o al limite anche solo una linea di fronte alle feritoie.
Quali sono le specie migliori da destinare a questa incombenza? Sicuramente le acacie che crescono rapidamente e lasciano i rami spogli in modo decisamente precoce, le specie quercine, come ad esempio cerri e roverelle, che sono estremamente resistenti alle malattie e alle fucilate, sono estremamente longeve ma purtroppo mantengono la foglia fino a stagione inoltrata. Da evitare, almeno secondo me, il leccio, sempreverde e dal fogliame estremamente fitto. Buone caratteristiche di palcatura dei rami hanno anche orniello e acero montano che però non hanno una grande tolleranza a potature e legature. Nelle zone montane la scelta cade sicuramente sul faggio che spesso, dopo i 1000 metri di altitudine è il componente monospecifico dei boschi. Anche il castagno può essere preso in considerazione, ma la sua gestione non è semplice, la pianta è soggetta al mal dell’inchiostro, al cancro corticale e, ultimo arrivato, il cinipide, quindi si corre il rischio di trovarsi, da un anno a un altro, con un inutile moncone secco a creare un buco nella tesa. Se volete risparmiare tempo, potete cercare un vecchio appostamento. Nelle zone con tradizione di questa caccia, se ne trovano dappertutto e un occhio allenato li riconosce immediatamente: una fila di grandi piante che spiccano nel bosco, molto più vecchie di quelle che le circondano, risparmiate per la loro utilità venatoria, ma ormai inghiottite dall’avanzare delle sorelle più piccole. Generalmente, questi siti “storici” si trovano in ottime zone di passo e con uno sforzo ragionevole possono possono essere riportati in attività.
Le operazioni di grande potatura devono essere effettuate in inverno, mentre la piantumazione delle essenze di pastura deve avvenire: dalla pianura fino alle medie altezze preferibilmente in autunno, alle quote più alte alla fine dell’inverno. Questo perché, mentre nelle aree temperate è bene mettere a dimora le piante all’inizio del piovoso autunno, in montagna, dove l’estate non è mai così siccitosa, è preferibile non far affrontare a una pianta non ben radicata, neve, venti e basse temperature.
Che caratteristiche devono avere queste piante fruttifere? Devono ben adattarsi al clima della zona dove vogliamo piantarle e chiaramente fruttificare dalla fine dell’estate all’autunno inoltrato, in modo che i frutti restino sulle piante fino al sopraggiungere dell’inverno inoltrato, al periodo di sasselli e cesene per intendersi. Nel caso delle piante più alte ci deve essere una buona resistenza alle fucilate, mentre quelle che restano a formare il sottobosco devono essere resistenti alle continue potature. Nella prossima puntata, il mese prossimo, andremo a scegliere le piante fruttifere da impiantare al capanno.

 

Arci Caccia Abruzzo: “La lunga telenovela del Regolamento sulla caccia al cinghiale”

 

Il Presidente dell’ARCICACCIA Teramo Massimo Sordini si dice fortemente deluso dal modo in cui la politica regionale sta gestendo la proposta di modifica del regolamento regionale degli ungulati.

“Da circa 6 mesi ormai la Commissione regionale è impegnata su modifiche urgentissime al regolamento per il contrasto della presenza massiccia del cinghiale in alcune aree e non si vede ancora la linea del traguardo”. Con queste parole il Presidente Provinciale Arci Caccia Massimo Sordini, stigmatizza sull’operato della III Commissione della regione Abruzzo che da mesi rimanda l’approvazione del suddetto regolamento.

Tutto era partito dall’allarme dei sindaci di Chieti che proponevano ordinanze per abbattere massicciamente i cinghiali arrivati entro i centri urbani e sulla costa; si è poi mossa una massa critica fatta da Prefetture, Associazioni venatorie e agricole, gli stessi Sindaci di Chieti, ecc. che hanno proposto un testo da tutti condiviso e al vaglio della Commissione consiliare. La modifica da tutti condivisa e firmata da 11 Consiglieri Regionali, era la riapertura alla caccia a squadre in quei territori della Regione in cui oggi c’è crescente allarme sociale come la costa teatina. Si perché (sembra strano) ma il regolamento attuale, approvato dalla Giunta Chiodi e dall’Assessore Febo nel 2014, di fatto ha chiuso per tre anni la caccia al cinghiale in squadra in queste aree oggi fortemente danneggiate.

Commenta Sordini: “Qui è iniziato il lungo lavoro della commissione o meglio “lavorio”, fatto di discussioni, emendamenti, rinvii, ecc.; sembra impossibile ma anche su una problematica così urgente, semplice e condivisibile, la politica è riuscita a scontrarsi per non risolvere nulla nel totale disinteresse della cosa pubblica”.

E tutti stanno a guardare, cacciatori, agricoltori, sindaci, ecc.

“Spero solo - conclude Sordini - che prevalga subito il buon senso e che si giunga rapidamente all’approvazione di questa modifica urgentissima; sarebbe da incoscienti restare ancora inermi continuando a pagare danni salatissimi o piangere i morti degli incidenti, in una regione messa all’angolo dalle calamità naturali e dove i tagli alla sanità sono all’ordine del giorno”.

Caretta (Confavi): La commissione ambiente della camera approva la riforma della legge 394/91, la associazioni venatorie unite insorgano!!

Nel silenzio e nel disinteresse più assoluto la Commissione competente della Camera dei Deputati approva il testo delle modifiche alla legge quadro sulle aree protette (394/91) già approvato dal Senato della Repubblica (C.4144), apportandone alcuni significativi peggioramenti.
Ancora pervasi dalla febbre della parcomania galoppante, i parlamentari della maggioranza, che ancora governa illegittimamente il nostro Paese, decidono pervicacemente di proseguire con una iniziativa liberticida che sottrae ulteriormente territorio a tante attività storicamente esercitate nel nostro Paese, ad iniziare dalla caccia, dalla pesca e dall'agricoltura.
La cosa ancor più singolare è che il Governo, in un periodo di grave crisi economica ed occupazionale, decide di stanziare altri 30 milioni di euro per finanziari quei poltronifici rappresentati dagli enti parco, anziché riservare queste ingenti risorse alle imprese ed alle famiglie in grave difficoltà.
Invito tutte le Associazioni Venatorie, le organizzazioni professionali agricole e tutte le realtà portatrici della Cultura rurale, ad insorgere sdegnate a fronte di questo ennesimo tentativo di penalizzare ingiustificatamente le loro attività nel nome degli interessi di pochi a scapito dei diritti di tutti.
Se vogliamo, siamo ancora in tempo a bloccare questo scempio della democrazia e questo immane spreco di risorse pubbliche.
Dopo l'approvazione avvenuta in Commissione ambiente della Camera, il testo licenziato deve ora passare al vaglio della Camera dei Deputati per poi essere definitivamente approvato dal senato della Repubblica.
Ribelliamoci e facciamo sentire forte il nostro grido di protesta!!!

Maria Cristina Caretta
Presidente nazionale CONFAVI (Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane)

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