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Luca Gironi

Luca Gironi

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FIDC BRESCIA: VINCE IL NO ALLA MOZIONE PER FERMARE LA CACCIA

  • Pubblicato in Notizie

 


Si è votata martedì scorso in Consiglio regionale a Milano la mozione 903 presentata dal consigliere Chiara Cremonesi di Sel (Sinistra Ecologia Libertà). Questa mozione chiedeva sostanzialmente di chiudere la caccia in Lombardia a causa degli incendi che questa estate hanno colpito alcune provincie della Lombardia, alcuni dei quali anche poche settimane fa. Nella mozione si fa esplicito riferimento al fatto che in Lombardia sono andati distrutti 800 ettari di boschi e si sottolinea che “…con 5 specie di uccelli minacciate su scala globale ancora cacciabili, la siccità e gli incendi hanno dato un vero colpo di grazia alla fauna selvatica”. Inoltre, sempre per la consigliera di SEL l’Ispra aveva dato indicazione a tutte le Regioni italiane di chiudere la caccia per salvaguardare la fauna selvatica in condizioni critiche per la siccità. In un regime democratico come il nostro ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni e a maggior ragione un rappresentante istituzionale che però avrebbe il dovere di approfondire gli argomenti per evitare che le proprie idee vengano considerate non veritiere. Se da un lato sono andati in fumo 800 ettari di bosco in Lombardia, che ci piacerebbe confrontare con i territori fagocitati dalla sempre crescente espansione edilizia, ricordiamo alla signora Cremonesi che in Lombardia la TASP acronimo di territorio Agro Silvo Pastorale è di 2 milioni di ettari. Se la signora Cremonesi avesse approfondito l’argomento saprebbe che la siccità agevola gli uccelli e quest’anno infatti abbiamo un passo record di migratori, tordo bottaccio, tordo sassello e cesena quelli cacciabili e ahinoi tutta la piccola migratoria. Fortunatamente la mozione è stata respinta dal Consiglio regionale con il voto contrario di Lega, Forza Italia, Lombardia Popolare, Fratelli d’Italia, il consigliere Tomasi e la consigliera Baldini. Hanno votato a favore della chiusura della caccia: PD, Lista Ambrosoli, Movimento 5 Stelle e la consigliera proponente Chiara Cremonesi. Importanti gli interventi dei consiglieri bresciani Alessandro Sala e Fabio Rolfi che hanno duramente attaccato le tesi della consigliera Cremonesi. Nello specifico Sala ha stigmatizzato alcuni concetti condivisibili: ”Strumentalizzare il fenomeno degli incendi boscosi, di assoluta gravità, è comunque non tener conto che il fenomeno è regolato da una disciplina vincolistica molto rigida. Immaginare che introdurre il divieto di caccia sia risolutivo di siffatte emergenze e possa rappresentare un elemento strategico nella prevenzione degli incendi, è sintomatico di una cultura proibizionistica e animalistica che si è contraddistinta in questi ultimi anni per la povertà di verità e di cultura giuridica. Non credo meriti un commento il “pensiero” di ISPRA, incapace di fornire dati circa le migrazioni degli uccelli sul nostro territorio nazionale, ma sempre pronta a cavalcare pretesti che conducano ad una limitazione se non addirittura alla fine della caccia”.

 

FACE: IL PARLAMENTO EUROPEO CHIEDE UN APPROCCIO PIÙ FLESSIBILE ALLA CONSERVAZIONE DEI GRANDI CARNIVORI

 

Negli ultimi mesi, il Comitato per l’Ambiente del Parlamento Europeo ha discusso il “Piano d’azione per la natura, le persone e l’economia”, che è stato il risultato del “Controllo di idoneità” delle direttive UE sulla natura. Il Comitato ha adottato una bozza di risoluzione sul piano d’azione, ritenendo che non fossero affrontati alcuni problemi.

Oggi il Parlamento europeo ha votato a stragrande maggioranza a favore di un approccio più pragmatico per la conservazione della natura nell’UE.

Un’importante integrazione del Parlamento Europeo è la richiesta di una procedura per modificare lo stato di protezione delle specie, quando hanno raggiunto uno stato di conservazione favorevole. Questa è una notizia molto gradita per alcune Regioni e per gli Stati membri che hanno visto crescere alcune grandi popolazioni di carnivori, che hanno portato a conflitti inaccettabili con le comunità rurali, in particolare con gli allevatori di bestiame. Si tratta di un forte riconoscimento da parte del Parlamento, condiviso dalla maggioranza degli Stati membri, secondo cui alcune popolazioni di grandi carnivori non possono più beneficiare di una protezione rigorosa ai sensi delle norme dell’UE, grazie al successo della conservazione e della gestione.

Il Parlamento Europeo ha evidenziato la necessità di una maggiore coerenza tra politica per la biodiversità e politica agricola, invitando la Commissione Europea a effettuare una valutazione dell’impatto della politica agricola sulla biodiversità. Le ulteriori integrazioni richiedono “approcci flessibili per l’applicazione che tengano conto delle specifiche circostanze nazionali”, nonché la necessità di considerare la gestione adattativa del prelievo come uno strumento di migliore pratica per gestire in modo sostenibile popolazioni abbondanti di uccelli acquatici. Inoltre, il Parlamento Europeo invita la Commissione a promuovere e proporre mezzi e finanziamenti per lo sviluppo di piani di gestione transfrontalieri per i grandi carnivori.

Ludwig Willnegger, Segretario Generale della FACE, afferma: “Questa risoluzione del Parlamento Europeo ribadisce sia le sfide che i successi nella conservazione della natura dell’UE, in particolare per quanto riguarda i grandi carnivori.”

Willnegger rileva inoltre che sono necessarie una maggiore flessibilità e misure di adeguamento. Per alcune grandi popolazioni di carnivori è stato fatto un ottimo lavoro e in alcuni casi è stato già raggiunto uno stato di conservazione favorevole. Ora, la FACE chiede alla Commissione Europea di ascoltare la richiesta del Parlamento Europeo di sviluppare e attuare una procedura di valutazione per le popolazioni di alcune specie che hanno raggiunto condizioni favorevoli dello stato di conservazione.

Basilicata: per l'Assessore Braia l'avvio filiera certificata cinghiale è un punto di svolta per il comparto



“In poco più di 18 mesi abbiamo attivato tutto quello che in questa materia non si era fatto per decenni. Il fenomeno è ancora allarmante ma oggi abbiamo sicuramente un ampio ventaglio di strumenti per combatterlo e alcuni contesti organizzati virtuosi, pur rimanendo sempre nell’ambito di una normativa nazionale che, purtroppo, ci limita nell'azione.

“E’ un segnale politico forte e un punto di svolta per il comparto, a dimostrazione di un senso di responsabilità collettiva che si sta determinando in questi mesi per affrontare ed arginare, senza lasciare nulla di intentato, l’emergenza cinghiali."

Lo comunica l’Assessore alle Politiche Agricole e Forestali, Luca Braia.

“In poco più di 18 mesi - prosegue - abbiamo attivato tutto quello che in questa materia non si era fatto per decenni. Il fenomeno è ancora allarmante ma oggi abbiamo sicuramente un ampio ventaglio di strumenti per combatterlo e alcuni contesti organizzati virtuosi, pur rimanendo sempre nell’ambito di una normativa nazionale che, purtroppo, ci limita nell'azione.

Accolgo pertanto favorevolmente l’avvio della filiera certificata per la carne di cinghiale da parte di imprenditori che si mettono in gioco per trasformare un problema, quello degli ungulati che mettono a rischio agricoltura e persone, in possibilità che genera reddito ed economia. Oggi abbiamo strumenti in più per operare. I cacciatori formati conferiscono gli animali abbattuti nei centri autorizzati al macello e ricevono un corrispettivo economico a seconda del peso.

Sono rimborsi – sottolinea Braia - che soddisfano il cacciatore e lo stimolano ad emergere dal sommerso, guadagnandoci come collettività in sicurezza e controllo. Le carcasse, infatti, controllate sanitariamente, vengono poi commercializzate. Auspichiamo che presto si possa aggiungere anche il tassello della trasformazione per completare la filiera.

L’accordo con l’istituto Zooprofilattico per il quale la regione si accolla i costi delle analisi obbligatorie è una grande vittoria in tema di sicurezza alimentare e tracciabilità. Nostro dovere oltre che impegno politico è continuare ad agire, secondo norma, attraverso tutte le azioni che ci consentano di tenere in equilibrio il sistema ambientale ed agricolo.

Nei prossimi giorni partiranno i corsi riservati ai cacciatori che intendono specializzarsi e abilitarsi nella conduzione di cani da traccia e di cani limiere e per l’abilitazione al controllo della specie cinghiale.

E’ utile ricordare che le azioni messe in campo dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali per il piano di contenimento della specie cinghiale sono oramai molteplici e vedono incessante il lavoro degli uffici, da quando le competenze sulla caccia ci sono state trasferite nel 2015. Da subito è stato ampliato il periodo di caccia a 3 giorni comprendendo il sabato e approvato l’utilizzo dei chiusini.

Premesso che l’attività venatoria è ancora in essere, i capi abbattuti per la stagione 2016/2017 ammontano a 7617, in crescita rispetto agli abbattimenti degli anni precedenti. In attività di controllo, su tutto il territorio libero ed a caccia programmata (escluse le aree protette) siamo passati da circa 150 abbattimenti complessivi del 2016, con la sola tecnica dell’appostamento, a 733 in soli 4 mesi del 2017, con circa 600 siti per appostamento. Dal 24/10 al 9/11 presso l’IZS di Tito sono stati analizzati oltre 119 capi destinati al mattatoio ed è un dato più che positivo rispetto all’emersione dei capi realmente abbattuti.

In corso interlocuzione forte a livello nazionale per modificare la legge 157/92 e mettere a disposizione di ogni Regione strumenti adeguati per affrontare il problema dei danni da fauna selvatica, diventato tema di sicurezza per il quale è doveroso garantire l'incolumità pubblica, legittimando innanzitutto i selecontrollori, con modifica dell’art. 19, perché vengano abilitati per l’abbattimento in attività di controllo.

Con l'Istituto Zooprofilattico Speciale di Puglia e Basilicata c’è l’accordo che prevede totale costo a carico della Regione per le analisi obbligatorie della trecchinellosi e di smaltimento delle carcasse, in modo da aumentare il livello di controllo e la garanzia di sicurezza pubblica nel consumo della carne di cinghiale su territorio regionale. La costituzione di una filiera è l'auspicio e anche l'obiettivo che vogliamo perseguire.

Con la convenzione con Enci, sono state avviate le attività per formare e certificare cani limiere e conduttori al fine di utilizzare anche la tecnica della girata in maniera più capillare e abbattere molti più capi. La Basilicata insieme alla Toscana è tra le prime regioni ad attivare modalità per regolamentare di formazione e certificazione dei cani, indispensabili per le attività di caccia, di controllo faunistico e di monitoraggio di alcune specie. Abbiamo disciplinato i corsi, entro il mese di dicembre avremo abilitati un buon numero di conduttori e cani limiere.

Congiuntamente al Dipartimento Sanità stiamo individuando i luoghi sul territorio che andranno a comporre la rete della consegna del prelievo. E’ in preparazione un avviso per individuare soggetti organizzati in grado di gestire il prelievo dei cinghiali catturati.

Abbiamo formato 400 selecontrollori qualificati, e altri se ne formeranno, che si aggiungono ai 1856 già formati in questi anni che potranno utilizzare le oltre 700 postazioni oggi a disposizione e il cui numero va ulterioremente potenziato. Sono risorse umane che comuni e agricoltori hanno a disposizione, attraverso lo strumento dell’intervento a chiamata per il tramite delle ATC di riferimento.

Infine, recentemente - conclude l’Assessore Luca Braia - sono stati ripartiti e trasferiti 460mila euro ai 5 Ambiti Territoriali di Caccia della Regione Basilicata (AA.TT.CC), per ristorare i danni subiti dagli agricoltori, nel periodo 2011/2016, cercando di recuperare il ritardo accumulato in questi anni.

Un atto doveroso, che dobbiamo in futuro continuare a perseguire, a partire dall’utilizzazione dei proventi legati al tesserino, come la legge regionale prevede.”

 

Bergamo: chiude la caccia alla lepre

L’UTR di Bergamo comunica il mancato raggiungimento, al 12 novembre 2017, del 70% del piano di prelievo della lepre europea nell’ATC Pianura Bergamasca approvato con Decreto n. 10625 del 5.09.2017 – 618 capi prelevati alla data di cui sopra rispetto a 951 capi autorizzati -.

In attuazione delle disposizioni integrative al Calendario venatorio regionale 2017/2018 approvato con Decreto n. X/7040 del 3.08.2017, ove, tra l’altro, è stabilito che: ”la chiusura della caccia alla lepre comune è anticipata qualora, entro il 12.11.2017 non sia stato realizzato almeno il 70% del piano di prelievo” , si ritiene conseguente e immediata la chiusura del prelievo venatorio a questa specie selvatica.

In considerazione di quanto sopra, si comunica la chiusura con decorrenza immediata della caccia alla lepre europea (Lepus europaeus) per la stagione venatoria 2017/2018 sul territorio dell’Ambito territoriale di caccia Pianura Bergamasca.

(www.ladeadellacaccia.it)

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