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Luca Gironi

Luca Gironi

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PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO: AVVIATI I PRELIEVI DI CERVI NEL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

 La densità di popolazione dei cervi nei territori del Parco nazionale dello Stelvio resta alta nonostante i prelievi finora eseguiti. Una commissione di esperti per tale ragione ha predisposto un piano quinquennale (2017-2021) di conservazione e gestione del cervo nel settore altoatesino del parco. “Obiettivo del piano è quello di ridurre la popolazione di cervi per ricomporre gli equilibri ecologici e prevenire l’impatto sull’attività agricola e sulla rinnovazione del bosco”, spiega il direttore dell’Ufficio provinciale Parco nazionale dello Stelvio, Hanspeter Gunsch. Il programma è stato valutato positivamente dall’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale ISPRA nonché dal Ministero dell’ambiente e approvato con indicazioni per il periodo di prelievo 2017/2018. Dopo l’approvazione da parte della Giunta provinciale avvenuta il 31 ottobre scorso, il piano quinquennale di conservazione e gestione del cervo nel settore altoatesino del Parco Nazionale dello Stelvio, è stato pubblicato martedì 7 novembre nel Bollettino Ufficiale della Regione Trentino-Alto Adige, mentre ieri (mercoledì 8 novembre) è stato avviato il prelievo che potrà essere effettuato fino al 20 dicembre 2017.

L’organizzazione e il coordinamento dell’azione di prelievo selettivo spetta all’Ufficio provinciale Parco Nazionale dello Stelvio in collaborazione con specialisti appositamente formati. “Il programma consente un prelievo regolamentato, e questa attività non ha nulla a che vedere con la normale attività venatoria”, fa presente l’assessore provinciale Richard Theiner, responsabile per la parte altoatesina del Parco nazionale dello Stelvio, sottolineando che “si tratta di misure per la riduzione della popolazione dei cervi. È inoltre importante – conclude Theiner – garantire la continuità nella gestione della selvaggina”. Una volta concluso, il primo periodo di prelievo 2017/2018 sarà sottoposto a valutazione e saranno adottati gli eventuali adeguamenti che si dovessero rendere necessari.

(www.ladeadellacaccia.it)

FIDC PIEMONTE. CONTRORDINE COMPAGNI…

 

 

No, non è una delle famose vignette del “Candido” di Giovannino Guareschi, e dell’obbedienza cieca pronta assoluta cui erano costretti gli adepti del Partito Comunista post bellico, ma semplicemente quello che sarebbe stato gridato ieri, negli uffici di Corso Stati Uniti a Torino, sede dell’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca di Regione Piemonte.

“Contrordine compagni…“, quasi un urlo di battaglia nell’incessante campagna anti-caccia lanciata oltre tre anni fa dalla pessima politica che governa la regione subalpina. Sembrava ormai fosse tutto pronto per revocare la sospensione dell’attività venatoria nei Comprensori Alpini interessati al divieto sino al 30 novembre, e l’Ufficio Caccia della Regione aveva lavorato di concerto con Città Metropolitana di Torino e Provincia di Cuneo per ottenere quel sacrosanto risultato, quando un diktat, il…niet assoluto, pare sia arrivato nientepopodimeno che dai piani alti dell’Assessorato Caccia, con la richiesta di soprassedere, rimandando il tutto di almeno un’altra settimana!

I cacciatori, questo sarebbe il senso del perentorio ordine politico, potevano ancora attendere prima di tirare fuori dagli armadietti blindati doppiette e carabine, perché altrimenti sarebbe stato difficile spiegarlo alla componente filo…animal-ambientalista che sostiene la traballante maggioranza di Palazzo Lascaris. Ragioni della politica da baraccone, contro logica e rispetto dei nostri diritti.

La prossima settimana, si dice venerdì 17 – e questo alla faccia di tutti quelli che sono scaramantici-, la questione verrà portata in Giunta regionale e, forse, si potrà darà via libera a quegli sfortunati cacciatori torinesi e cuneesi rimasti ancora al palo.

La legge, come ci insegnano le tante sentenze del TAR Piemonte a favore di caccia e cacciatori, ma regolarmente aggirate dalla Regione, pare conti davvero poco di fronte ai balzi d’umore dei nostri amministratori piemontesi, e dunque anche questa volta noi faremo di necessità virtù, portando pazienza e…attendendo.

Attendiamo fiduciosi le ultime sentenze del TAR e della Corte Costituzionale, ed attendiamo anche i prossimi appuntamenti elettorali, certi che almeno questa volta gli oltre 25.000 cacciatori piemontesi avranno ben chiara l’idea di tutti quelli che sono ostili alla loro passione, e all’esercizio dei loro diritti. Prepariamoci dunque, perché il 10 giugno 2016 non sia solo un bel ricordo per molti di noi, ma diventi lo stimolo a fare meglio la prossima volta che scenderemo in piazza. Chissà che non ci tocchi di farlo presto!

Contrordine compagni…questa volta i cacciatori ci mandano a casa!

ARCI Caccia Piemonte: L’isolamento non appartiene ai cacciatori

L’ARCI Caccia rinnova la solidarietà e la vicinanza alle Comunità Locali che hanno, in modo più diretto, subito il disastro, la tragedia degli incendi sulle loro persone.

Di una sciagura che ha colpito un patrimonio naturale che è di tutti, le donne e gli uomini che sono state le vittime principali sono quelli dei Comuni coinvolti, indipendentemente dalle attività che vi svolgevano; è bruciato il loro habitat di vita. L’ARCI Caccia, come poche altre Associazione è immersa nella società civile.

Tra gli offesi, sicuramente, ci sono stati i cacciatori, parte vitale, attiva, positiva di quell’ambiente sociale.

Lo “sciacallaggio” di qualche “mantenuto” della comunicazione, vivaddio isolato, che ha provato ad addebitare alla caccia la responsabilità degli incendi, non ha trovato alcun credito tra i cittadini. Ci riserviamo comunque di verificare gli estremi per tutelare legalmente la caccia da atteggiamenti strumentalmente lesivi della cultura di una parte dei cittadini.

Utilizzare devastanti calamità, sofferenze, per dare sfogo alle paranoie e alle “dipendenze” di chi vive l’essere “anticaccia” nelle stesse condizioni mentali di chi dipende dal gioco, dall’alcol, dalla droga, non è tollerabile, ostacola la crescita di una società solidale che offra migliore qualità della vita, di rapporti anche alle future generazioni.

L’ARCI Caccia ha da sempre ispirato il suo agire e così sarà in futuro alla salvaguardia del “bene comune” – non a chiacchiere – ma con comportamenti e fatti riscontrabili. Non comunicati fantasma e propaganda da imbonitori, purtroppo pratica diffusa di quelle Associazioni che, della caccia, alimentano la decadenza nostalgica di un potere che non hanno più, ma i comportamenti fanno dei cacciatori una risorsa anche del popolo piemontese che riconosce utilità alle azioni, ai fatti di chi pratica una caccia corretta e sostenibile. A loro il merito del presidio, di essere con altre sentinelle del territorio e del paesaggio rurale. I cacciatori sono tra i pochi esperti conoscitori delle campagne e dei monti.

L’ARCI Caccia del Piemonte ha speso l’autorevolezza attivandosi da subito nelle relazioni con la società, le istituzioni, la politica per coniugare l’interesse generale e il ruolo che possono e vogliono svolgere i cacciatori.

Le ragioni dei cacciatori sono state illustrate e argomentate da noi negli incontri con i responsabili istituzionali, a partire dall’Assessore all’Agricoltura Caccia e Pesca, Giorgio Ferrero, proponendo soluzioni operative nella consapevolezza che occorre reagire a quanto è accaduto depurando le scelte dall’inquinamento di sterili e controproducenti posizioni animaliste.

Insieme, d’intesa con ANUU e Italcaccia abbiamo scritto alla Regione, ai Comprensori Alpini di Torino 1, 3 e 5 affinchè si raccolga la positiva esperienza cuneese dopo gli incendi. Armonizzare l’intervento tra Ambiti di diverse Province permette soluzioni efficaci ed omogenee.

In relazione alle mutate condizioni climatiche non è assolutamente comprensibile la chiusura indiscriminata della caccia, decisione che anzi, può produrre danni all’economia rurale anche oltre i confini delle zone colpite dagli incendi per l’impatto di alcune specie sull’agricoltura. Una beffa per gli agricoltori!

Abbiamo proposto che, a tutela delle popolazioni faunistiche presenti nei siti interessati dagli incendi, si debba sospendere ogni forma di prelievo venatorio (ovviamente solo ed esclusivamente sui territori interessati dagli incendi) e prevedere eventualmente la costituzione nei territori interessati dagli eventi nonché nelle aree immediatamente adiacenti da individuare, delle Oasi di protezione, delle zone di produzione al fine di ripristinare il patrimonio faunistico/ambientale andato perduto. L’augurio è che i Comprensori Alpini interessati raccolgano il suggerimento e lo sostengano con l’Assessore regionale competente.

Riteniamo unitariamente ARCI Caccia, Anuu e Italcaccia che a seguito della costituzione delle prospettate Oasi di protezione debba necessariamente seguire un adeguata gestione e un monitoraggio continuo del territorio da parte degli Enti preposti, supportati da istituti scientifici, per promuovere tutte quelle azioni e iniziative finalizzate al recupero reale del patrimonio faunistico/ambientale andato perduto.

Promuovere biodiversità è nell’interesse dei cittadini italiani

Umbria: Arci Caccia informa che ha inizio il monitoraggio della Beccaccia 2018

  • Pubblicato in Notizie

 

 

Con l’inizio dei movimenti dei primi flussi migratori, inizia il monitoraggio per la specie beccaccia, il monitoraggio viene organizzato e si svolge in collaborazione con l’Associazione Beccacciai d’Italia in attuazione del progetto ALI D’ITALIA.

Possono aderire al monitoraggio solo i cacciatori che abbiano frequentato e superato con successo corsi di almeno 6 ore frontali tenute da tecnici di comprovata esperienza e in possesso di professionalità specifiche per le materie trattate (con obbligo di presenza ed esame finale) e su programma approvato dall’ISPRA, anche se non avevano mai partecipato prima alle attività di monitoraggio. Il monitoraggio viene organizzato e si svolge in collaborazione con l’Associazione Beccacciai d’Italia che promuove le stesse attività anche in altre regioni italiane.

L’attività di monitoraggio viene svolta in maniera volontaria da cacciatori e cinofili che hanno partecipato a specifici corsi di formazione su programma approvato dall’ISPRA

Il monitoraggio si svolge in due fasi: raccolta delle ali, nello specifico dell’ala destra, i cacciatori raccolgono le ali e vengono inviate all’Osservatorio Faunistico Regionale per essere “lette” secondo il metodo di determinazione dell’età verificando la sospensione della muta dellepiume.

La fase successive prevede il monitoraggio in aree prestabilite con cane da ferma al quale possono prendere parte solo ed esclusivamente i cacciatori che hanno conferito tutte le ali delle beccacce abbattute e la scheda relativa allo sforzo di caccia secondo le modalità indicate nelle sezioni precedenti. Non tutti i cacciatori che consegnano le ali e le schede ICA sono obbligati a partecipare a questa fase del monitoraggio, che è comunque su base volontaria. Pertanto saranno autorizzati ad espletare tale monitoraggio con cane da ferma solo i rilevatori che avranno effettuato entro il 31/12 di ciascun anno la prima consegna di ali e schede relative allo sforzo di caccia. Possono essere utilizzati allo scopo solo cani appartenenti a razze da ferma, di età non inferiore a tre anni, di buona esperienza e rendimento sulla specie (ogni cane dovrà superare un test di abilitazione su prova pratica da effettuarsi alla presenza dei coordinatori locali individuati dall’Associazione Beccacciai d’Italia e/o di altro esperto delegato dalla Regione Umbria). Il monitoraggio si svolge nelle unità di rilevamento identificate dalla Regione Umbria in collaborazione con l’associazione Beccaccia d’Italia e con i cacciatori rilevatori umbri, le cui cartografie sono disponibili sul sito della Regione Umbri.

Per ogni uscita di monitoraggio va compilata una scheda che è scaricabile dal sito della Regione Umbria allo stesso indirizzo già indicato: http://www.regione.umbria.it/turismo-attivita-sportive/progetti-dimonitoraggio-caccia.

Le ali raccolte vanno consegnate al referente di zona oppure direttamente al Servizio Foreste, Montagna, Sistemi naturalistici e faunistica alla Dott.ssa Giuseppina Lombardi, unitamente alla scheda di sforzo di caccia di cui al punto precedente in buste di carta di adeguate dimensione (inserendo anche una pallina di naftalina) compilando attentamente il frontespizio che si trova scaricabile in formato A4 dal sito della Regione Umbria allo stesso indirizzo già indicato: http://www.regione.umbria.it/turismo-attivita-sportive/progetti-di-monitoraggio-caccia, oppure sul sito www.arcicacciaumbria.it sezione progetti.

“Negli anni ci siamo impegnati come Arci Caccia nell’organizzare corsi di formazione per monitoratori della specie beccaccia, in quanto riteniamo sempre più necessario la conoscenza delle specie oggetto di caccia e

devo dire che negli anni, tantissimi cacciatori hanno partecipato ai corsi di formazione, segno di una mentalità e di una cultura che sta cambiando evolvendosi in maniera positiva rispetto alle dinamiche faunistiche.

Lo strumento del monitoraggio della specie è fondamentale per conoscerne lo stato di conservazione e raccogliere informazioni utili in linea con le Direttive Europee, l’apporto volontario dei cacciatori è fondamentale nella raccolta dei dati, che dovranno diventare sempre più preparati e disponibili alla collaborazione con gli enti preposti, vista anche la recente nota di ISPRA che rispondendo ad una diffida del CPA della Sardegna, ha chiaramente detto che la disponibilità di risorse, capacità strumentali, finanziarie e di personale di Ispra, non permettono lo svolgimento di indagini dirette sul campo e a scala nazionale”.

Pertanto ci auspichiamo che fin dai prossimi mesi i cacciatori possono essere coinvolti anche nel monitoraggio di altre specie selvatiche, un lavoro di responsabilità che i cacciatori dovranno essere in grado di svolgere sempre di più.”

Toscana: ANLC risponde ai portatori di illazioni

In questi giorni si sono fatte illazioni su presunte "unioni" tra Libera Caccia e Arci Caccia, credo che sia mio dovere, come dirigente Nazionale di Libera Caccia smentire certe voci e fare chiarezza.
Avere degli intenti comuni tra associazioni venatorie non mi sembra una cosa scandalosa, come non lo è cercare di avere un dialogo con il mondo agricolo per non arrivare ad uno scontro muro contro muro.
Avere un confronto sulle idee e promuoverle congiuntamente, mantenendo ognuno il proprio nome, la propria indipendenza e la propria autonomia, non cercando di prevalere l'una sull'altra con lo scopo di portarsi via tesserati, credo che sia un approccio corretto su come si debba confrontarsi.
Per questo motivo pubblico qui sotto il documento integrale, così potrete dirci cosa per voi è condivisibile e cosa non lo è. Siamo disponibili ad accogliere suggerimenti e adesioni per far sì che il mondo venatorio e quello agricolo- rurale trovino nuovamente un accordo concreto e funzionale.


Antonio Goretti

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