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Luca Gironi

Luca Gironi

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ARCI CACCIA: SORRENTINO SCRIVE AI PRESIDENTI NAZIONALI DELLE ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE PER CHIEDERE UNITA'

Gianluca Dall’Olio
Presidente Nazionale FIdC
Paolo Sparvoli
Presidente Nazionale ANLC
Lamberto Cardia
Presidente Nazionale Enalcaccia
Marco Castellani
Presidente Nazionale ANUUMigratoristi
Gianni Corsetti
Presidente Nazionale Italcaccia
Galdino Cartoni
Presidente Nazionale EPS
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Gentili Presidenti,

le difficoltà a promuovere le ragioni della caccia italiana sono presenti a noi tutti. Il lavoro svolto dalle nostre Associazioni, purtroppo, non sembra aver prodotto significativi miglioramenti.

L’isolamento nella società, la marginalizzazione della comunicazione venatoria, i difficili – se non inesistenti – rapporti con Parlamento, Governo e Istituti Scientifici (emblematico e recente il ruolo di ISPRA rispetto alle pre-aperture) sono sofferenza per i cacciatori, indipendentemente dalla Tessera che hanno.

Il percorso unitario della FENAVERI, per la parte di Associazioni che l’hanno, convintamente, costituita nella speranza dell’unità, non è decollato, lo diciamo con parole non equivocabili e un suo peso lo ha avuto, l’assenza di volontà della FIdC di costruire, una Federazione tra le Associazioni Venatorie Nazionali strutturata contestualmente e nelle Regioni e centralmente. Questo è il modello unitario possibile rispettoso dell’autonomia delle Associazioni Venatorie Nazionali che, liberamente, vi aderiscono.

Abbiamo promosso tentativi dal Veneto al Piemonte; dalla Campania all’Abruzzo, all’Umbria, nelle Marche… una storia infinita. L’unica esperienza attiva è quella dell’Emilia Romagna che, se c’era volontà, poteva affermarsi in altre Regioni, a partire dalla confinante Toscana.

L’esperienza della FIdC/CCT, come riconosciuto dalla Presidenza della FENAVERI, presenta criticità, è un impedimento all’unità. Non si evolve nella prospettiva strategica federativa della FENAVERI, esclude le Associazioni Venatorie Nazionali e, nei fatti, si propone come l’unità della FIdC. Parole equivoche come “casa comune”, la FIdC le insegue con l’idea, solo sua e forse dell’ANUU (e non ne fa mistero), di confluenze, come i fatti dimostrano. Dall’idea federativa iniziale, la FIdC è passata ad un modello toscano che contrasta con la FENAVERI.

A “fondersi”, almeno a quanto risulta, sono convintamente non disponibili Enalcaccia, ARCI Caccia, Italcaccia, EPS, Liberacaccia, si vorrà prenderne atto? L’Associazione unica Toscana è la FIdC che si guarda allo specchio in contrapposizione alle Federazioni unitarie strutturate nelle Regioni. Ogni discussione su altri possibili percorsi unitari a pari dignità dei cacciatori che vorranno liberamente aderirvi prevede, quale primo atto, la liquidazione della FIdC in Italia e, contestualmente, di quelle Associazioni che saranno interessate, quando sarà all’ordine del giorno in questi termini.

Già qualche anno fa la FIdC aveva deliberato il suo scioglimento per evitare di perdere le condizioni di miglior favore che le derivavano dal riconoscimento CONI ma non ha prodotto ancora alcun atto conseguente. Per la caccia italiana che la FIdC cambi nome, non ha alcun significato. Attendiamo la soluzione che darà l’Assemblea della FIdC alla contraddizione che è solo in lei, ma pagano tutti i cacciatori: UNITA’ sarà Federazione tra Associazioni? Altrimenti cosa?

La FENAVERI “romana”, attualmente è una sigla di copertura dell’assenza di indirizzi ai territori. Solo l’Emilia Romagna è interprete FENAVERI.

La soluzione realizzabile subito per migliorare lo “stallo” e dare risposte alle problematiche aperte, è la convocazione periodica di un Tavolo paritetico tra tutte le Associazioni Venatorie Nazionali Riconosciute, per avere, almeno, un’ampia e rappresentativa sede di confronto.

Il Tavolo paritario potrebbe essere convocato quando uno o più Presidenti ne ravvisano la necessità e avere il supporto logistico delle Associazioni partecipanti. Trimestralmente si potrebbe fare una verifica sulle decisioni che si sono assunte.

Sarà questa la sede ove aprire – e urgentemente - un confronto sulla FACE, questione che riguarda tutte le Associazioni Venatorie Nazionali Riconosciute. Per i cacciatori italiani si versano a FACE circa 70.000,00 euro l’anno. Qualcuno dice pochi, rispetto a quelli che versano gli ambientalisti per la loro organizzazione europea. Per FACE ci sono problemi anche in altri Paesi europei. Le questioni internazionali meritano una consultazione tra i cacciatori per capire se sono priorità i costi per la sede, gli apparati o avere, invece, prima, una strategia politica della FACE che coniughi e rispetti le diversità tra gli Stati nella gestione faunistica? Quali risultati hanno portato a casa i cacciatori italiani? Non è da oggi che lo chiedono.

Occorre che l’interesse dei cacciatori prevalga su quelli di Associazione. La caccia vive nelle campagne territori – e qui deve arrivare l’unità interassociativa (è così è in molte parti) – non fermarsi a Roma. Dall’esperienza dei territori, l’Associazione di maggioranza prenda atto che la “caccia” non sarà mai delegata solo a lei e che i tempi dell’Associazione obbligatoria sono quelli del passato.

Ai cacciatori occorre fornire un modello di gestione faunistica unitaria, servizi qualificati avere una polizza buona e uguale così da garantire tutti (sopra gli interessi delle Associazioni), promuovere attività sportive in comune (si avvertono le difficoltà della FIDASC a rappresentare “le armi sportive da caccia”). E’ una necessità liberare il confronto democratico pubblico partecipato, affinchè la sincerità sia sinonimo di unità dei cacciatori.

Lavoreremo, ci auguriamo insieme anche grazie al “Tavolo”, per rafforzare il confronto, avviato nelle Regioni e ai livelli locali con la partecipazione delle Associazioni nazionali per avere più solidi rapporti con le Istituzioni e per valorizzare il ruolo degli ATC e dei CA, insostituibili strumenti di gestione della fauna selvatica (ipotetici nuovi soggetti, per scimmiottare altri Paesi, sono chiacchiere).

Il passato insegna che, quanti si dilettano nell’usare gli ATC e i CA come luoghi di esercizio di potere “ammazzano” la caccia. Non può essere questo l’interesse che unisce, e non basta negarlo.

Cordiali saluti

Sergio Sorrentino

ANLC TOSCANA: SULLA PREAPERTURA NON SI E’ ACCONTENTATO NESSUNO

Le febbrili vicende di questi giorni precedenti la preapertura della caccia che ricalcano le polemiche di tutti gli anni sul fine agosto sono state ancor più virulente di sempre per via della siccità che ha colpito la Toscana e tutta la nazione.
Le Associazioni di protezione ambientale e tutte le varie sigle animal-ambientaliste, che hanno come scopo la chiusura totale della caccia, alcune addirittura “a statuto”, hanno cavalcato come non mai l’emergenza, inneggiando al pietismo che suscita nell’opinione pubblica il povero uccellino ucciso ed in Regione si è deciso per dare il classico “contentino” ai nemici della caccia, togliendo ancora alcune specie e chiudendo alle ore 14 sottraendo così due mezze giornate di caccia ad un calendario venatorio che complessivamente è già ridotto al lumicino.
Se per gli acquatici ci è potuto venire qualche dubbio (ma altre Regioni anche confinanti cacceranno i palmipedi normalmente) siamo sicuri che il resto delle specie oggetto di preapertura non sia assolutamente in stato di sofferenza, così come sbandierato dagli ambientalisti su tutti i media. La tortora cosiddetta “africana” avrà pure una caratteristica per portare questo simpatico aggettivo e cioè è una specie abituata agli aridi ed assolati climi desertici, ai quasi 50 gradi all’ombra, al dover trovare quotidianamente una pozzetta per bere distante anche 100 km l’una dall’altra e conseguentemente non può soffrire alcun problema. Lo stesso si può dire del colombaccio, sempre più presente in Toscana ed ormai stanzializzato ed in aumento numerico come specie. Lo storno, specie dannosa presente in miliardi di esemplari, cornacchie e gazze in pericolo? Non diciamo eresie. La Regione è in possesso di tutti i dati scientifici che dimostrano quanto da noi affermato, eppure ha voluto ridurre la preapertura del 50%, regalando così un’altra vittoria insperata, su un piatto d’argento, a chi vuole rendere i cacciatori italiani, loro si, una specie in estinzione.
Ci voleva coraggio, occorreva “tenere botta” a certe richieste, che provengono, lo si sa benissimo da chi non si accontenta, da chi non si fermerà mai finche’ la caccia non sara’ chiusa. Con loro non è possibile fare patti e noi della Libera Caccia ne siamo perfettamente consapevoli, a differenza di qualche “Consorella” che sigla accordi nazionali con chi ci vuole morti e sepolti.
In questa maniera, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, la Regione non ha accontentato nessuno e non possiamo trovarci d’accordo con i comunicati entusiastici diramati da altre sigle del mondo venatorio. La preapertura non è “Salva” ma, a nostro avviso, ha subito l’ennesima, grave mutilazione.

Per ANLC Toscana
Presidente Regionale Alessandro Fulcheris

CCT: Pubblicati i regolamenti attuativi della legge regionale toscana

  • Pubblicato in Notizie

Nel testo dei regolamenti attuativi della legge regionale della caccia approvati dalla Giunta Regionale lo scorso 29 agosto ed in attesa di essere ufficialmente promulgato risultano accolte alcune importanti proposte e modifiche formulate dalla Confederazione Cacciatori Toscani.
Un passaggio importante che consente di precisare il dettato della legge.
Tra gli altri la CCT segnala la soppressione della proposta iniziale che prevedeva la differenziazione della quota di iscrizione all’Ambito Territoriale di Caccia secondo le diverse forme di attività. Sventato così il rischio di un possibile aumento del costo di iscrizione all’Ambito e di una introduzione di fatto della caccia per forme specifiche.
Sembra accolto anche il suggerimento di lasciare invariata al 50% della quota di iscrizione all’ATC di residenza quella per l’ iscrizione ad altri Ambiti e la possibilità di accordi tra ATC limitrofi per l’interscambio di cacciatori e azioni gestionali.
Per le Aziende faunistico – venatorie si introducono meccanismi di verifica sul rispetto degli obbiettivi assegnati (densità minime di selvaggina in indirizzo a fine caccia, controlli).
Trovato anche il meccanismo per consentire le attività di addestramento cani sul cinghiale nelle zone deputate (aree recintate).
Altro importante contributo della CCT riguarda gli appostamenti;

- vengono mantenute le precedenti caratteristiche per gli appostamenti fissi alla minuta selvaggina anche per quelli sopraelevati da terra, scongiurando il rischio di venir meno delle autorizzazioni per molti impianti in particolare in aree a macchia mediterranea
- sono state ripristinate le distanze tra appostamenti temporanei a 80 metri anziché 100 come previsto nella prima stesura
- soppressa la decadenza automatica dell’autorizzazione dell’appostamento fisso in caso di ritardato pagamento della concessione
E’ stato confermato il limite di 30 iscritti per la costituzione delle squadre per la caccia la cinghiale in battuta e ridefiniti positivamente i criteri di assegnazione del territorio da parte dell’ATC.
Buone notizie anche per gli aspiranti cacciatori: la regione dovrà garantire almeno una sessione di esame entro il 30 aprile di ogni anno e il riconoscimento delle specie selvatiche avverrà su quelle previste nelle schede iconografiche approvate dalla Giunta Regionale.
“Un esito positivo – commenta la CCT – che vede riconosciuto il nostro contributo propositivo. Un lavoro reso possibile dall’approccio e dalla forza della Confederazione, fondato sulla ricerca e sulle competenze che una organizzatone unitaria e forte è in grado di offrire”

30/08/2017 La Segreteria CCT

BERLATO: IN VENETO LA PREAPERTURA ALLA CACCIA RIMARRÀ INVARIATA

 

In Regione del Veneto il calendario venatorio regionale non subirà alcuna variazione rispetto a quanto stabilito dalla Giunta regionale, compresa la preapertura che si svolgerà regolarmente secondo quanto stabilito dal calendario stesso.
La Regione del Veneto ritiene che non si siano verificate condizioni ambientali tali da compromettere lo stato di conservazione della fauna selvatica, ragion per cui si è ritenuto che non siano necessarie ulteriori restrizioni all’attivita’ venatoria rispetto a quanto già stabilito dalle normative vigenti.

Sergio Berlato
Presidente della terza Commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto

Venezia, li 30 agosto 2017

INFLUENZA AVIARIA: REGIONE VENETO CONVOCA TAVOLO DI CRISI

 


Gli assessori all’Agricoltura e alla Sanità della Regione Veneto hanno convocato martedì 5 settembre la filiera avicola per fare il punto sulla epidemia di influenza aviaria in corso. Saranno esaminate le conseguenze della malattia, con particolare riferimento alle misure di contrasto poste in essere e agli impatti sulle attività e sul reddito delle imprese agricole interessate.

Come noto, infatti, la rilevazione di un focolaio della malattia impone, ai sensi della normativa comunitaria, l’abbattimento di tutti gli animali dell’allevamento e la creazione di una zona di protezione, di 3 km di diametro dal focolaio, ed una zona di sorveglianza di diametro di 10 km dal focolaio. In queste zone oltre ad essere vietato il cosiddetto “accasamento”, cioè la reintroduzione di animali in allevamento, sono inoltre previsti limiti diversificati alla movimentazione degli animali anche a fini della macellazione. Il divieto di accasamento dura fino a 30 giorni dall’ estinzione del focolaio e, pertanto, oltre al danno diretto e immediato dovuto all’abbattimento e distruzione degli animali, gli agricoltori interessati si trovano a subire i danni “indiretti”, da mancati redditi, dovuti alla mancata possibilità di allevare gli animali.

“Al tavolo di crisi di martedì faremo il punto della situazione per gli allevatori veneti – informa l’assessore Pan – Nei giorni successivi – informa l’assessore Pan – incontrerò anche i colleghi assessori delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna e della Provincia autonoma di Trento per valutare le azioni comuni ed i provvedimenti da richiedere assieme al Ministero in favore delle aziende colpite”.

Nel corso del 2017 la Regione Veneto è stata interessata da 16 focolai e 18 abbattimenti preventivi. Per i danni diretti (indennizzo degli animali e spese operative/connesse) sono già stati corrisposti 2.638.145,11 euro, cifra ancora provvisoria in quanto non comprende gli ultimi focolai/abbattimenti preventivi il cui dati sono ancora in corso di valutazione.

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Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura