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Luca Gironi

Luca Gironi

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BERLATO: LA PRETESTUOSA POLEMICA SULL’USO DELLE ARMI SPORTIVE È SOLO FRUTTO DEL LIVORE IDEOLOGICO

La polemica sollevata sull’opportunità di permettere agli istituti scolastici di promuovere corsi di avviamento sportivo con l’uso di attrezzature ad aria compressa è assolutamente pretestuosa e frutto del livore ideologico di chi ritiene che debba essere bandito l’uso di qualsiasi arma, anche se sportiva e ad aria compressa, come quelle utilizzate nei corsi promossi dall’istituto Da Schio.
A nulla serve spiegare che i corsi per l’utilizzo delle armi ad aria compressa sono effettuati alla presenza e sotto la stretta sorveglianza di un istruttore federale.
Quelli pervasi da furore ideologico prendono a pretesto la strage al liceo di Parkland in Florida per giustificare il loro attacco isterico contro l’uso di armi sportive in Italia, Paese che vanta il migliore è più ricco medagliere al mondo in ogni competizione sportiva, iniziando da ogni competizione olimpionica. L’Italia rappresenta anche l’eccellenza mondiale nella produzione di armi sportive, eppure il nostro Paese non risulta essere il paese più guerrafondaio o il paese che partorisce un elevato numero di criminali assassini.
Non si sono ancora placate le polemiche sollevate ad arte in occasione di HIT SHOW, la fiera delle armi sportive, diventata la principale manifestazione fieristica di settore in Italia ed una delle più importanti in Europa e nel mondo, polemiche legate alla possibilità di accedere ai padiglioni fieristici da parte dei minorenni, purché accompagnati da un adulto e con il divieto di maneggiare qualsiasi tipo di arma.

Forse sarebbe il caso di ricordare che il settore delle armi sportive e degli indotti collegati genera ogni anno in Italia un fatturato che equivale a quasi un punto percentuale del Prodotto interno lordo nazionale, con una ricaduta occupazionale di oltre centomila unità lavorative. Ciò significa che oltre centomila famiglie italiane possono vivere dignitosamente perché almeno uno dei componenti lavora stabilmente in questo settore.

A chi è mosso dal livore ideologico non serve sapere che il tiro a segno è una disciplina olimpionica che favorisce il potenziamento delle competenze di concentrazione, di precisione, di controllo del respiro e del panico. A nulla serve spiegare che i legali possessori di armi sono cittadini dalla condotta integerrima e dalla fedina penale perfettamente pulita che devono costantemente dimostrare di possedere i requisiti psicofisici per poter detenere legalmente un’arma, rappresentando quindi una garanzia per la collettività e non certo un pericolo.

C’è chi preferisce disarmare gli italiani che detengono legalmente un’arma piuttosto che fare disarmare i criminali che possiedono illegalmente le armi che usano per i loro crimini a danno delle persone per bene, armi che reperiscono facilmente al mercato nero e senza bisogno di certificati di idoneità psicofisica e senza avere un regolare porto d’armi rilasciato dalle autorità competenti.

Risulta poi alquanto singolare che, ad accodarsi alla polemica sull’opportunità di far avvicinare le giovani generazioni alla disciplina che prevede l’utilizzo delle armi sportive, siano alcuni genitori che non si curano minimamente del fatto che i loro figli possano giocare con i videogiochi che insegnano ad uccidere brutalmente esseri umani con ogni tipo di arma, convincendoli che alla fine del gioco, l’avversario ucciso possa rialzarsi per tornare a combattere.
Sono magari gli stessi che permettono ai propri figli di guardare alla Tv scene raccapriccianti in cui l’odio e la violenza sembrano essere accettati con disarmante assuefazione.

Quanta ipocrisia in queste polemiche pretestuose, quanta ignoranza e malafede in certi attacchi mossi dal livore ideologico.
Un’arma non è pericolosa in se, può essere pericoloso l’utilizzo distorto ed inappropriato che qualcuno ne può fare, ma questo vale per qualsiasi strumento come un coltello da cucina, un martello, una scure o un bastone.
Chi ha imparato la disciplina dell’uso delle armi sportive, ben difficilmente ne fa un uso inappropriato, cosi come uno sportivo che impara la disciplina delle arti marziali ben difficilmente le usa in modo scorretto ed inappropriato.
Basterebbe un po’ di buon senso per capire queste cose, ma chi è mosso da livore ideologico ben difficilmente usa il buon senso.

Ci piacerebbe sottoporre gli “ antiarmi” alle stesse verifiche periodiche di possesso dei requisiti psicofisici a cui si devono sottoporre annualmente i legali possessori di armi: potremmo avere delle prevedibili sorprese.

Sergio Berlato
Coordinatore regionale per il Veneto di Fratelli d’Italia

Possessore di regolare licenza di caccia rilasciato dalla Questura di Vicenza
Possessore di regolare porto d’arma per difesa personale rilasciato dalla Prefettura di Vicenza

Vicenza, li 17 febbraio 2018

Arci Caccia: A Samarate (Va) commesso un atto infame

Nei giorni scorsi, ignoti delinquenti, sicuramente appartenenti a qualche gruppuscolo animalista, hanno devastato il quagliodromo Africa di Samarate, nelle vicinanze di Busto Arsizio. I vandali sono penetrati nella struttura rubando le quaglie e, cosa assai peggiore, devastando un centro di aggregazione costato tanti sacrifici, che accoglieva manifestazioni cinofile e addestramento cani per i cacciatori, ma fungeva anche da punto di ritrovo per gli anziani del luogo, da area sgambatura per cani e accoglieva lo svolgimento di attività con ragazzi disabili. Per questo Arci Caccia Nazionale, per bocca del Vice Presidente Ezzelini Storti, esprime la propria solidarietà ai propri soci gestori del campo e al contempo condanna decisamente quanto accaduto: “Arci Caccia, non lascerà da soli i cacciatori, e si attiverà per un celere ripristino del campo, collaborando al contempo con le autorità preposte, per assicurarsi che questo vile atto non resti impunito”.

http://www.varesenews.it/2018/02/raid-al-quagliodromo-danni-slogan-animalisti/690998/

 

ASSALTO AI BOSCHI! La politica all’assalto dei boschi e della proprietà privata!

  • Pubblicato in Notizie

Prima hanno “svuotato” di potere la Forestale, fin quasi a smantellarne il Corpo; con la scusa di abbinarlo ai Carabinieri gli hanno dato solo più compiti di “ecologia” (prevalentemente controlli sugli inquinamenti, sulla difesa degli animali e sulla caccia). In pratica, allontanandoli da tutti quei compiti “forestali” e di controllo dei boschi e del territorio che ne aveva caratterizzato il Corpo fin dalla sua nascita. Oggi stanno partendo all’assalto dei boschi, quei boschi che il Corpo Forestale aveva per quasi cento anni curato e fatto gestire con oculatezza per cui stanno lentamente ritrasformandosi in foreste vere da fare concorrenza a quelle europee. Ora li vogliono azzerare a sterili boschi cedui, da sfruttare fino all’osso (dicono, per evitare di importare legno dal resto d’Europa). Ma quello che è grave è che lo stanno facendo, facendo credere all’opinione pubblica che i boschi li si vuole “salvare” e toglierli dall’abbandon; mentre nel resto d’Europa i boschi non sono “boschi”, ma vere foreste proprio perché li hanno sfruttati oculatamente secondo quelle regole forestali che in Italia non vigono più (vedasi sopra!). In realtà sono le grandi aziende della filiera del legno che, con l’aiuto dei politici, stanno cercando di essere autorizzate a mettere le mani anche sui boschi dei privati, con una politica che ricorda i piani quinquennali dell’URSS, dove chi comandava ero lo Stato ed il privato perdeva ogni diritto.

Anziché una saggia politica del lasciare fare alla natura ed ai proprietari terrieri affinché i boschi si trasformino in foreste d’alto fusto, vogliono ritrasformare i cedui ed i cedui invecchiati, che stanno divenendo alto fusto per processo naturale, in cedui semplici, che è come dire il deserto: “boschi di stuzzicadenti” dicevano le mie figlie, bambine! Per non dire del consentire la realizzazione di piste e strade ovunque per facilitarne l’esbosco: come se non si costruissero già troppe strade in montagna! Dicono anche che vogliono controllare il degrado del territorio, impedire frane e smottamenti, che invece saranno facilitati proprio dall’eccessiva apertura di strade senza controllo: un tempo, quando si voleva tagliare un bosco o aprire una strada, bisognava chiedere il permesso alla Forestale, la quale faceva, appunto, un’analisi del bosco e del territorio e della sua geologia prima di dare l’ok al taglio, consigliando anche dove e come tagliare e come e fin dove realizzare strade, proprio per impedire frame e smottamenti. Oggi si vuole liberalizzare la loro costruzione, mentre in qualche caso sarebbe il caso di smantellare quelle inutili costruite in passato, magari offrendo contributi per farlo!

Ecco cosa ha detto il Presidente, non di un’associazione ambientalista o almeno forestale, ma della Federlegno Arredo (tutt’altro che super-partes!), cioè un’industria dello sfruttamento delle foreste e non certo della loro conservazione e/o sana gestione forestale come un tempo era il Corpo Forestale: «Se facesse manutenzione dei suoi (si intende l’Italia, ndr) boschi, l’industria del settore avrebbe materia prima da utilizzare e allo stesso tempo l’ambiente verrebbe protetto»! Un ossimoro! Sfruttare le foreste per proteggerle! Come se la foresta amazzonica la si preservasse sfruttandola: chiedere ai popoli che la abitano e che si battono contro le industrie del legname se ciò sia possibile!

Il Governo ed il Parlamento hanno chiuso i battenti in attesa delle imminenti elezioni, ma la Commissione Agricoltura sta alacremente lavorando ad un Testo unico per una nuova legge forestale che, guarda caso, «punta a valorizzare il nostro enorme patrimonio boschivo»; quando la migliore valorizzazione, sia in senso economico che in senso ecologico, è proprio quella di lasciarlo crescere indisturbato dopo lo spopolamento delle montagne che ne causava uno sfruttamento esagerato (ci sono le foto di un secolo fa a dimostrarlo!). Dicono che il Testo unico giungerà presto sul tavolo del Consiglio dei Ministri: ma di quale Governo, se oggi non esiste un Governo e siamo in attesa delle elezioni?

E il mondo del giornalismo li sta seguendo su questa strada. Ecco cosa è apparso su La Stampa dell’altro giorno «Basta col bosco-museo, intoccabile ma anche troppo spesso lasciato per anni a sé stesso in completo stato di abbandono, esposto ad ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idro-geologico». Ovvero, ignorando che un bosco “lasciato per anni a sé stesso” è proprio la migliore difesa contro “ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idro-geologico”. Mentre è proprio il loro sfruttamento (tagli e strade) che li rende insicuri e fragili! Sempre La Stampa ha scritto che «il bosco non è solo legno ma servizio ecologico». «Col nuovo Testo unico si punta ad una gestione sostenibile del bosco, dice il Viceministro dell’Agricoltura». Appunto, ma una legge che addirittura punta a fare obbligo di sfruttare i nostri boschi anche a chi non vorrebbe, anche e proprio per rispetto alla loro ecologia e biodiversità, che “servizio ecologico” fa? Che “gestione sostenibile” è? La loro trasformazione in legna da ardere o in mobili? E i diritti dei proprietari di fare dei boschi ciò che vogliono? O forse si punta al solito spreco di danaro pubblico per contributi e finanziamenti di sostegno allo sfruttamento? Contributi (europei, come al solito!) già utilizzati in passato che hanno solo fatto fare affari a qualche furbone amico dei politici, lasciando i boschi più poveri di prima!

Ed ecco quale visione dei boschi ha il Presidente dell’Unione dei Comuni: «Ora il bosco torna ad avere un pieno valore: non è più un patrimonio solo da contemplare, bensì da gestire efficacemente per evitare desertificazione, crisi idriche e dissesto idrogeologico». Ma ha mai visto, questo Presidente, un bosco invecchiato messo in mano ad una ditta boschiva, dopo il suo “passaggio”? Se non è un deserto poco ci manca: florido lo era prima, quando, appunto, lo si poteva anche “contemplare”! E in quanto alla “crisi idrica”, ha idea di quanta acqua preserva una foresta primaria o anche solo d’alto fusto a confronto con un misero bosco ceduo? Diciamo le cose come sono: in realtà ai politici interessa solo dare una mano alle industrie del legname a discapito della preservazione dei boschi!

Non resta che augurarci (almeno noi ambientalisti) che i nuovi politici che saranno eletti dopo il 4 di marzo non la pensino allo stesso modo! A Papa Francesco si sono appellati le genti della foresta amazzonica, affinché le industrie del legname non trasformino in deserti le loro terre. Noi ci appelliamo al buon senso dei nuovi politici affinché la risorsa bosco sia preservata, migliorata, anche valorizzata per “contemplazione” e per rifugio di fauna e flora e non solo per trasformala in pellet, travi ed assi da lavoro, mobili … ed anche bare. E’ contradditorio che La Stampa, nota per i suoi servizi in difesa di alberi e foreste, ora ne esalti il loro sfruttamento per meri fini economici!

Murialdo, 18 Febbraio 2018 Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness

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