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Luca Gironi

Luca Gironi

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BASILICATA: ABILITATI I PRIMI 17 CANI LIMIERE DALLA REGIONE

  • Pubblicato in Notizie

“I primi 17 cani limiere, a seguito di superamento della prova alla presenza di giudice esperto Enci, sono stati abilitati dalla Regione Basilicata e quindi riconosciuti ufficialmente per essere utilizzati nell’ambito delle attività di controllo e gestione della specie cinghiale. Rendiamo così possibile l’utilizzo della tecnica della girata attuare una ulteriore azione prevista nella gestione dell’ungulato.”

Lo comunica l’Assessore alle Politiche Agricole e Forestali, Luca Braia.

“Si è conclusa la prima sessione Enci – prosegue l’Assessore – di brevetti per cani selettivi su cinghiale, per il rilascio dell’abilitazione di cane limiere. Al vaglio dell’esperto giudice designato dall’Enci 22 soggetti, che sono stati valutati in due giornate ed in un’area che consentisse di verificarne anche l’indifferenza su altre specie di selvatico.

Un’altra importante azione messa in campo grazie al lavoro dell’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio, al protocollo di intesa firmato con ENCI che vede la Basilicata e la Toscana tra le prime regioni ad attivare la formazione ed alla deroga per la certificazione.

Lo stesso giudice Enci ha espresso soddisfazione per la qualità dei cani valutati, dal momento che la maggior parte di essi ha dimostrato di poter conseguire il brevetto cane limiere. I 17 cani abilitati sono risultati possedere le caratteristiche ideali, funzionali agli interventi operativi, di lavorare in maniera selettiva sul cinghiale collegati al proprio conduttore, indifferenza verso specie di selvaggina diverse dal cinghiale e la capacità di rientrare velocemente dopo la seguita, al richiamo dei conduttori.

Dopo questa prima tornata di abilitazioni, essendo pervenute oltre 50 ulteriori richieste, nel mese di febbraio saranno calendarizzate altre giornate di prova con presenza di giudice Enci, al fine di aumentare la dotazione di cani da poter utilizzare in attività di controllo e gestione della specie cinghiale.” (www.ladeadellacaccia.it)

MAULLU (FI): “ANCHE DA M5S ARRIVA UNA FOLLE CROCIATA ANTI-ARMI”

“Annunciando la propria intenzione di “togliere le armi dalle case degli italiani”, Luigi Di Maio ha confermato di essersi unito all’insensata crociata anti-armi portata avanti dai benpensanti, da tutti coloro che si oppongono alla legittima difesa, da quella schiera di pseudo-intellettuali che vorrebbe impedire ai cittadini onesti di difendersi in maniera legale, con un’arma regolarmente detenuta. È l’ennesima dimostrazione dell’assoluta inconsistenza dei grillini, della loro lontananza siderale dalle esigenze reali del Paese, di tutti i cittadini in difficoltà. Privare le persone della possibilità di difendersi equivale a togliergli un diritto sacro e inviolabile, lasciandoli alla mercè dei delinquenti. La differenza con la proposta del centrodestra non potrebbe essere più evidente: la nostra coalizione spinge per riformare la legittima difesa, per renderla più adeguata alle esigenze di chi vuole difendersi. E tutti coloro che vogliono togliere le armi agli onesti, come Di Maio, dimostrano di non aver compreso fino in fondo i bisogni più reali e autentici della gente, dell’Italia vera”.

Bari: L'Atc acquista titoli e azioni con i soldi dei cacciatori

I soldi dei cacciatori? Perchè usarli per la gestione quando possono essere utilizzati per comprare obbligazioni? Questo devono aver pensato i responsabili dell'ATC di Bari, visto che hanno acquistato ben altri 1600000 € di obbligazioni di Veneto Banca. Per fortuna a correre ai ripari ha pensato il commissario che attualmente gestisce l'ATC, riportando questi soldi, investiti in titoli ad alto rischio, su un più sicuro libretto postale.

Alleghiamo l'articolo:

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/975673/bari-i-soldi-dei-cacciatori-per-acquistare-titoli-spazzatura.html

 

ARCI Caccia: in Basilicata Animalismo Elettorale

Nel merito di una lettera inviata da alcune associazioni animaliste al Presidente della Basilicata, il Presidente dell’ARCI Caccia Regionale Alfonso D’Amato ha dichiarato: “Siamo confortati che lo stato di cronica e permanente confusione che ha colpito le associazioni animaliste non è peggiorato. È anni che raccontano maniacalmente sempre le stesse cose. Per loro la fauna selvatica andrebbe gestita, conservata e prelevata in base ai voti: se i cacciatori calano si caccia di meno se aumentano si caccia di più. Le logiche di voto di scambio non sono interessate al valore della biodiversità, all’economia rurale, e al contributo all’occupazione che viene dall’attività venatoria che è parte utile all’economia dei piccoli centri delle aree marginali (numeri occultati dai talebani anticaccia e anti allevatori, anti agricoltori, anti italiani). Hanno montato una polemica sul nulla, solo perché l’attività della caccia in Basilicata è stata normativamente aggiornata nel quadro delle direttive Europee, laddove le loro rappresentanze ambientaliste collaborano con i cacciatori. Il problema vero è che l’animalismo salottiero è alla caccia di voti: tra agnelli sbiancati con potenti detergenti, topi da tutelare con la costituzione con annesse zecche, pulci, pidocchi, mosche e zanzare: questo animalismo è un pericolo per la qualità della vita degli italiani e in particolare quella delle categorie più deboli, di chi la carne la fornisce e di quelli che fanno fatica ad avere i soldi per alimentarsene e anche poco. Il loro circo si bea di donne e uomini che soffrono. Gli italiani non si fanno prendere in giro: quando provocati li hanno bocciati come nei referendum. Questi signori e la vecchia politica che li ricicla sperando di “imbellettarsi d’ambiente” non sanno neppure quale è il valore delle donne e degli uomini che vivono nelle nostre campagne.

ANLC: Menzogne e terrorismo mediatico

 

Ancora una volta l’ideologia animalista è riuscita, con la complicità di alcuni organi di stampa, nell’intento di seminare allarmismo attraverso un comunicato stampa imbottito di falsità, banalità e luoghi comuni.
Purtroppo, il ricorrente terrorismo mediatico delle innumerevoli sigle animaliste ha trovato una inaspettata e compiacente sponda proprio su un quotidiano online di “provincia” e non un grande organo di informazione metropolitano.
Viterbo News 24 che ha pubblicato in maniera del tutto acritica il lungo comunicato di Animalisti Italiani dovrebbe invece conoscere molto bene la realtà ambientale e sociale di un territorio nel quale la caccia riveste un ruolo sempre più fondamentale per la gestione globale dell’ambiente agro-silvo- pastorale che è pesantemente penalizzato da una fauna selvatica (soprattutto ungulati) che risulta in costante, massiccio incremento, e che costituisce un pericolo concreto per l’economia agricola e per la sicurezza pubblica.
Ognuno, ci mancherebbe altro, è liberissimo di manifestare i propri convincimenti ideologici e anche la propria avversione alla caccia ma ci sono dei limiti, anche legali, che non possono e non debbono essere oltrepassati.
Innanzitutto, non si può disturbare la pratica venatoria che NON è uno sport ma un’attività umana millenaria severamente regolamentata da una lunga serie di norme nazionali e internazionali che sono basate sulla scienza e non sul fanatismo ideologico di una quindicina di persone.
In secondo luogo, non si può dire che, negli ultimi 5 anni, la caccia abbia causato 115 morti se invece i dati reali, eliminati gli infarti, le banalissime cadute o, peggio ancora, gli omicidi e i suicidi che qualche benemerita associazione conteggia disgustosamente fra gli incidenti venatori, parlano di 80 morti fra i quali 7 estranei alla caccia.
Certo, 80 morti in 5 anni non sono poca cosa ma non si può e non si deve dimenticare che altre attività umane hanno provocato un numero di vittime incredibilmente maggiore.
Una ricerca del CNCN ci consente di riportare dati reali, e non taroccati con l’aggiunta di infarti e omicidi come invece sono solite fare alcune associazioni anticaccia.
Questo è il confronto dei morti negli ultimi 5 anni fra le principali attività svolte all’aria aperta: caccia 80 (fra cui 7 non cacciatori); pesca 56; balneazione e attività similari 537; raccolta funghi e altri frutti di bosco 145; escursionismo e passeggiate 479; alpinismo e attività similari 158; attività subacquea 132; sci e attività similari 124; nautica e torrentismo 65; volo sportivo e similari 88.
Come si vede, a dispetto dei toni apocalittici usati dai soliti comunicati animalisti la caccia non è certo l’attività più pericolosa ma occupa il terzultimo posto dopo la pesca e la nautica. Un’altra argomentazione scorretta e mistificatoria è voler collegare il fenomeno del saturnismo all’attività venatoria, facendo finta di ignorare che il piombo è ormai vietato nelle zone umide e in quelle di protezione speciale. L’invocazione della chiusura definitiva della caccia al 31 gennaio si commenta da sola ed altrettanto ridicola è la storia della caccia a marzo. Infatti, i prelievi di alcuni ungulati sono previsti (e richiesti) dal mondo scientifico e avvengono in tutta Europa per cercare di mantenere un ottimale equilibrio nelle popolazioni di alcune specie per evitare epizoozie e danni al patrimonio agroforestale.
Infine, c’è la grottesca esibizione di una manciata di bossoli faticosamente raccolti chissà dove, ben sapendo che l’abbandono delle cartucce sul territorio è vietato dalla legge e sanzionato in misura maggiore dell’abbandono di rifiuti tossici o delle centinaia di migliaia di tonnellate di schifezze lungo i bordi delle strade.
Insomma, nonostante le consuete mistificazioni e le stupide sceneggiate con pentole e campanacci, la violenta e intollerante avversione alla caccia ha esclusivamente motivazioni ideologiche e di natura personale. Non esistono giustificazioni scientifiche (la biodiversità italiana è fra le maggiori del mondo e le popolazioni di fauna cacciabile sono ovunque stabili o in continuo aumento). E per ultimo, è del tutto infondata la tanto sbandierata pericolosità sociale della caccia.


Il Presidente


Paolo Sparvoli

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