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Luca Gironi

Luca Gironi

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FIDC BRESCIA: LEPRI, È TEMPO DI VIA ALLA CATTURA

Inizia il periodo delle catture di lepri nelle ZRC e ZRA dell’Atc Unico di Brescia. Come ci preme sottolineare ogni anno, si tratta di un appuntamento molto importante al quale sarebbe opportuno che partecipasse il maggior numero di cacciatori possibile. Completati i piani di abbattimento della lepre e chiusa la caccia a questo importantissimo selvatico è d’obbligo provvedere ai ripopolamenti al fine di ricostituire per la prossima stagione venatoria su tutto il territorio dell’Atc sufficienti popolazioni che consentano poi una nuova stagione venatoria. Come è noto l’Atc dispone di Zone di Ripopolamento e Cattura e Zone Rifugio e Ambientamento che costituiscono i serbatoi dai quali prelevare riproduttori da immettere sul territorio cacciabile. Si tratta in sostanza di effettuare una gestione sostenibile del prelievo venatorio che consenta di cacciare una parte delle popolazioni senza intaccarne il capitale. E’ ovvio che per ottenere dei buoni risultati serve, oltre al rispetto durante l’anno, anche che alle catture i battitori siano numerosi per muovere il maggior numero di animali. Ricordiamo inoltre che i cacciatori soci dell’Atc che pagano la quota di 130 euro per la forma vagante alla stanziale e migratoria, vengono decurtati 15 euro per giornata di cattura, con un massimo di due. Di seguito le catture programmate: Bettola Lonato sabato 16/12 al mattino; Bedizzole sabato 16/12 al pomeriggio; Gambara domenica 17/12; Lonato Cà Nova sabato 23/12, Lonato Castelvenzago domenica 24/12; Carpenedolo Fontanelle sabato 30/12; Bagnolo Mella domenica 06/01/2018; Quinzano sabato 6/1 e domenica 7/1; Roncadelle domenica 14/1; Remedello sabato 27/1; Erbusco sabato 27/1; San Felice domenica 28/1; Calvisano sabato 13/1 e domenica 14/1; Montichiari Fontanelle data da definire. Tutte le catture sono programmate per iniziare alle 7,30 del mattino e per i luoghi di ritrovo è sufficiente consultare il sito internet dell’ATC di Brescia www.atc-brescia.it. Tutto questo lavoro è organizzato su base volontaria e vanno quindi ringraziati i componenti dei gruppi di lavoro che durante l’anno seguono le Zrc e le Zra e le squadre che si occupano di stendere le reti e di presidiarle durante le catture. Giusto per non dimenticare questi volontari stendono anche più di 3.000 metri di reti ancora al buio la mattina della cattura dopo aver piantato i paletti in ferro nel terreno gelato e poi stanno fermi un’intera mattina a presidiare la loro porzione di rete con la speranza che qualche lepre si insacchi per poi estrarla ed incassettarla. A tutte queste persone vanno i nostri ringraziamenti per il duro lavoro effettuato ogni anno con grande impegno e perizia. (www.ladeadellacaccia.it)

Intervistata per il sito di Arci Caccia, Stefania Craxi dichiara: Viva la caccia, un modo produttivo di vivere e rispettare l’ambiente

Nella puntata dello scorso 12 Dicembre della trasmissione TV Uno Mattina, popolare contenitore mattutino della prima rete Rai, è andato in onda un altro tassello del grande castello mediatico che, l’avvicinarsi delle elezioni, sta regalando alla caccia. Una grande visibilità per il nostro mondo, a volte con risvolti positivi, a volte in termini negativi. Sicuramente corretta la puntata del programma condotto da Franco di Mare e Benedetta Rinaldi, che ha visto la partecipazione come ospiti del filosofo Leonardo Caffo e di Stefania Craxi, cacciatrice, il cui nome sicuramente non ha bisogno di ulteriori presentazioni. Decisamente lucido ed interessante, e ci saremmo stupiti del contrario, l’intervento della signora Craxi, per questo abbiamo pensato di rivolgerle alcune domande:

Buongiorno onorevole, partiamo dall’inizio, com’è cominciata in lei la passione della caccia?

Tutto è nato quando, molti anni fa, io e mio marito abbiamo acquistato un casale in Maremma, in Provincia di Grosseto. Subito mi sono sentita attratta da questa terra e volevo viverla fino in fondo, con tutte le sue sfaccettature e tradizioni. La caccia al cinghiale è fortemente radicata in questo territorio ed è stato quasi naturale avvicinarcisi. Quindi adesso sono una cacciatrice di cinghiali, regolarmente iscritta ad una squadra, la Giardino di Orbetello e devo dire che di questa caccia mi piace tutto. La caccia al cinghiale è una passionaccia, o cel’hai o non cel’hai, e ormai l’amo da tutti i punti di vista. Mi piace l’idea del confronto con l’animale, mi piacciono le canizze, mi piacciono i momenti conviviali, come il ritrovo la mattina o quello serale per “spezzare” gli animali. Mi piacciono addirittura i bisticci dei cacciatori per non parlare dei momenti dedicati alla buona tavola.

 

Parliamo della sua partecipazione ad UNO Mattina. Quanto è difficile confrontarsi con il mondo animalista? Quando, durante il dibattito, è stata usata l’espressione “persone non umane”, io sarei entrato in seria difficoltà.

Nel mondo animal-ambientalista regna un’aggressività che sarebbe degna di miglior cause. Io sono un’amante egli animali, in casa ho tre gatti ed quattro cani, tutti trovatelli, ma le persone sono persone e gli animali sono animali, questo concetto deve essere chiaro. Io sono estremamente rispettosa delle convinzioni altrui ma ritengo che bisogna rimanere all’interno di argini di concretezza. Il mio “avversario” durante la trasmissione (Per chi volesse vedere l’intervista integrale può trovarla sul sito di rayplay al link: http://www.raiplay.it/video/2017/12/Unomattina-f043036c-265c-47a7-8693-c8ca1fa982d7.html), uomo di grande cultura, ha espresso con chiarezza il suo punto di vista, basato su ragionamenti sicuramente profondi. Io, invece, sono abituata a formare il mio pensiero osservando il mondo che mi circonda e le persone che lo abitano. Quello della caccia è un istinto primordiale che è ancora vivo in molti di noi, o almeno in me lo è di sicuro. Avrò un lato ferino…

 

Parliamo della caccia in Italia. Lei ha fatto e fa ancora parte da moltissimi anni della vita politica del nostro paese. Cosa si sentirebbe di dire, sulla nostra passione, ai suoi colleghi politici che siedono oggi in parlamento o che verranno con la prossima legislatura?

Di sicuro, che la caccia in Italia è un’attività importante per 6-700000 persone. Che è strettamente normata e regolamentata, ci sono circa 300 specie protette e buona parte del territorio è, in un modo o nell’altro, già precluso alla caccia. La caccia è importante anche sotto il piano economico, ad essa sono legate attività e posti di lavoro. Penso agli introiti per il turismo, per chi produce e commercializza prodotti destinati ai cacciatori, ai nostri fucili e munizioni che sono un’eccellenza italiana che raggiunge ogni angolo del mondo. L’attività venatoria, nel nostro paese, ha un’estrazione popolare, viene praticata da operai e pensionati, certo non da principi e conti. Perché si vuole impedire ad un pensionato di praticare la propria attività preferita? Nuoce a qualcuno? Certamente no. Si tratta solo di livore ideologico, che come ho già detto, meriterebbe cause più degne. Io posso sentirmi urtata da un bambino che vive in condizioni di povertà, ma certamente non da un animale abbattuto in modo corretto e legittimo.

 

Nel mondo ambientalista, come è emerso anche nel corso della trasmissione, si fa molta confusione tra le armi sportive e da caccia e quelle da guerra. Lei che ne pensa?

La trovo una generalizzazione inaccettabile. I nostri artigiani producono vere e proprie opere d’arte, che fanno vanto all’Italia nel mondo, assicurando posti di lavoro e ricchezza per il nostro paese. Io sono contro la guerra, favorevole alla promozione del disarmo nucleare e convenzionale eppure non trovo niente di strano nell’essere una cacciatrice. Continuo a dire che tra abbattere un animale a caccia e nuocere ad una persona, c’è differenza. O almeno per me è così.

Alessandria: Cacciatore muore durante la battuta al cinghiale

L'uomo, Piercarlo Minetti, 53 anni, abitava a San Salvatore in provincia di Alessandria. Secondo gli inquirenti, l'uomo stava partecipando ad una battuta di caccia quando è stato raggiunto da un colpo esploso da un'altro dei partecipanti.

http://www.lastampa.it/2017/12/13/edizioni/alessandria/cacciatore-ucciso-da-una-fucilata-durante-la-battuta-al-cinghiale-nella-campagna-di-sezzadio-Z3R6slbicgoOmJTg8Y6n5N/pagina.html

 

LUPO: NO ALLA TOSCANA RECINTATA

  • Pubblicato in Notizie

 

Coldiretti Toscana con gli allevatori incontra l’Assessore all’Agricoltura Remaschi. Impegni precisi dalla Regione.

 

Continua il forte pressing e lo stato di mobilitazione di Coldiretti Toscana sulla vicenda dei danni arrecati alle aziende agricole dai predatori - lupo, cani vaganti ed ibridi di lupo - con attacchi registrati in ogni angolo della regione, con razzie quotidiane, greggi dimezzate e danni alle stelle. E’ trascorso oltre un anno da quando Coldiretti, per denunciare il disagio degli allevatori, è scesa in Piazza Duomo a Firenze anche con i cinghiali, al grido di #riprendiamocilterritorio.
Oggi presso la sede regionale di Coldiretti a Firenze confronto a tutto campo tra pastori, giunti da ogni angolo della Toscana, e Marco Remaschi Assessore all’Agricoltura al quale è stato consegnato un articolato documento in cui viene realizzata un’analisi della situazione e vengono illustrate le proposte dell’Organizzazione per affrontare questo insostenibile squilibrio dell’ecosistema.
“Abbiamo denunciato da mesi – ha detto durante l’incontro Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti regionale - in molte aree della Toscana una situazione di emergenza legata alle predazioni. Basti pensare che per il triennio 2014 - 2016 sono state presentate domande di indennizzo, riferite a 1.348 attacchi di predatori agli animali allevati, per un danno che supera i 3 milioni di euro. Numeri che parlano da soli e che non dicono tutto della situazione reale perché molti allevatori rinunciano addirittura a richiedere i rimborsi. Attacchi non solo di lupi ma anche di individui ibridi e di cani domestici inselvatichiti. Per salvare i nostri allevamenti non possiamo pensare di recintare tutta la regione – conclude Marcelli –“.
La Toscana, si legge nel documento presentato dai leader di Coldiretti all’Assessore, ospita un patrimonio di lupi significativo (nel 2015 è stata rilevata nel territorio toscano la presenza di 109 branchi per complessivi 600 lupi – ultimo dato ufficiale disponibile) e che la presenza della specie può rappresentare un elemento fondamentale di valorizzazione della biodiversità a condizione che sia circoscritta in habitat idonei ed in un numero di soggetti limitato, ed in molte aree si ravvisa una situazione di emergenza legata anche alla presenza di individui ibridi e di cani domestici inselvatichiti che rischiano, altresì, di compromettere la caratterizzazione genetica del lupo stesso.
I pastori presenti all’incontro, accompagnati dai dirigenti Coldiretti provenienti dalle province maggiormente interessate, hanno espresso a Remaschi tutte le loro difficoltà per una situazione che mette a repentaglio la sopravvivenza della pastorizia e dell’allevamento.
Precise le sollecitazioni e le richieste d’impegno che Coldiretti Toscana ha raccolto nel citato documento:
- garantire la puntuale e corretta quantificazione e liquidazione dei danni a seguito degli attacchi avvenuti nell’anno 2016 e precedenti, già oggetto di domande presentate dagli allevatori;
- applicare il regime di indennizzo tenuto conto della recente decisione della Commissione europea e della necessità di risarcire le aziende dell’intero danno subito: per la perdita degli animali predati, per la riduzione delle produzioni causate dagli attacchi agli allevamenti e per le spese sostenute per lo smaltimento delle carcasse degli animali uccisi dai predatori;
- procedere all’immediata realizzazione di piani di contenimento e controllo di cani vaganti e ibridi lupo/cane attraverso la collaborazione con i diversi Corpi di polizia e con il coinvolgimento delle Prefetture, in considerazione dei rischi per la stessa sicurezza dei cittadini;
- mettere a punto e realizzare un programma finalizzato al sostegno del settore della pastorizia che, anche per i problemi legati alla predazione, è interessato da una preoccupante crisi, con numerose aziende costrette a cessare le attività di allevamento, soprattutto nelle aree marginali;
- finanziare programmi di ricerca finalizzati a mettere a punto nuovi strumenti di prevenzione degli attacchi e di controllo dei predatori;
- ad attivarsi per ottenere dal Ministero dell’Ambiente risorse finanziarie, con cui integrare quelle regionali, al fine di coprire l’intero onere derivante dagli interventi richiesti;
- a continuare a rendersi parte attiva nei confronti del Governo e delle altre Regioni perché venga adottato il Piano di conservazione e gestione del lupo, con l’immediata applicazione di tutte le misure in esso originariamente previste e finalizzate a preservare la specie evitando che questa confligga con attività di allevamento ed in generale con insediamenti umani, attraverso un riequilibrio della presenza del predatore sui diversi territori.
“Con questo incontro, che rappresenta un ulteriore passo della nostra mobilitazione – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – vogliamo invitare la Regione Toscana ed in particolare il Presidente Enrico Rossi, l’Assessore all’Agricoltura Marco Remaschi e l’Assessore all’Ambiente Federica Fratoni ad intervenire anche sul Governo Nazionale – Presidente del Consiglio, Ministro dell’Agricoltura e Ministro dell’Ambiente – e sulla Presidenza della Conferenza Stato Regioni affinché, ognuno per le proprie competenze, concorra a dare risposte serie, strutturali e non emergenziali alle problematiche del settore, sostenendo quindi l’azione già svolta da Coldiretti a livello nazionale”.
L’Assessore Remaschi nel rispondere hai convenuti ha preso alcuni impegni precisi come la liquidazione dei danni per gli anni 2015 e 2016 entro la fine di quest’anno e l’emanazione di un nuovo bando con le risorse necessarie per i danni del 2017, non più soggetti al regime “de minimis” – quindi con il limite dei soli 15.000 euro di danno ad azienda in tre anni-, la conferma dell’impegno della Toscana a sostenere l’approvazione del Piano di conservazione del Lupo nella versione originaria con l’attivazione di tutte le misure previste, oltre alla disponibilità a realizzare con le Prefetture i comuni ed i corpi di polizia un coordinamento teso a contenere da subito il problema delle predazioni da parte di ibridi e/o cani vaganti in modo risoluto.

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO:IN ALTO ADIGE I CACCIATORI SONO 6MILA, FESTEGGIATI I 137 NEODIPLOMATI

Per esercitare la caccia in Alto Adige, bisogna conseguire il certificato di abilitazione superando l’esame venatorio. Nel 2017 sono state 137 le persone che hanno assolto con successo tale obbligo, delle quali 17 sono donne. I neo-cacciatori e le neo-cacciatrici sono stati festeggiati presso la Casa Kolping di Bolzano. L’assessore provinciale Arnold Schuler, congratulandosi con i nuovi diplomati, ha fatto presente che “nei confronti di un tema legato ad un aspetto emozionale come la caccia, sono di fondamentale importanza la formazione, ma anche un atteggiamento di profondo rispetto nei confronti della selvaggina”. Benedikt Terzer dell’associazione provinciale cacciatori ha fatto presente che l’Alto Adige, mantenendo costante il numero dei cacciatori a quota 6mila, costituisce un’eccezione a livello nazionale dove, invece, si registra un calo sia per il numero delle persone abilitate, sia per l’accettanza nei confronti della caccia. Tra le materie d’esame vi è anche l’etica venatoria, e proprio sul tema si è soffermato nella sua relazione introduttiva Martin Lintner, teologo della morale che ha sottolineato l’importanza del rispetto verso la vita, e della caccia assolta in modo competente per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema.

Gli esiti dell’esame di caccia

433 le candidate e i candidati iscritti. Delle 237 persone che hanno sostenuto la prova di teoria, in 191 (81%) hanno superato la prova scritta sottoforma di quiz e 168 candidati (88%) quella orale. Di questi, 9 persone avevano già superato la prova di tiro la settimana scorsa. Complessivamente la prova di teoria è stata superata in totale dal 71% dei candidati. L’esame di teoria concerne temi quali la fauna selvatica locale, l’ecologia, la legislazione venatoria, le armi da caccia nonché la tutela della natura e l’etica venatoria. Delle 7 persone che si sono presentate all’esame aggiuntivo, solo orale, 2 lo hanno superato. Alla prova di tiro si sono presentati in 196 candidate e candidati, dei quali 138 (70%) l’hanno superata. Inoltre, 61 dei candidati hanno partecipato al corso pratico per giovani cacciatori e 76 il tirocinio di pratica venatoria. Pertanto, in totale sono 137 le persone che hanno assolto con successo l’esame venatorio nel 2017. Questi sono i dati che hanno presentato il direttore e il vicedirettore dell’Ufficio caccia e pesca della Provincia, Luigi Spagnolli e Andreas Agreiter, nell’ambito della cerimonia di consegna dei certificati di abilitazione all’esercizio venatorio. Come ha fatto presente Spagnolli, “l’accettazione della caccia fra la popolazione è un punto di fondamentale importanza. Il prelievo venatorio e la regolamentazione della selvaggina devono essere spiegati al fine di riequilibrare il rapporto fra i cittadini e i cacciatori”. (www.ladeadellacaccia.it)

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